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Data: 28/11/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Berlusconi-Salvini, scontro sulle primarie

ROMA «Ora ci sono le primarie tra chi vuole Renzi e chi no», dice Toti che ieri ha partecipato con Salvini alla manifestazione FdI contro il ddl Boschi. Ma dal 5 dicembre il tema della competizione interna al centrodestra, dopo l'annuncio di Silvio Berlusconi spiegato ieri in un'intervista al Messaggero di volersi ricandidare, si proporrà in maniera prorompente, perché il leader del Carroccio è chiaro: il giorno dopo la consultazione sul pacchetto costituzionale «io comincerò a girare l'Italia. Non è più tempo dei leader decisi a tavolino, in cantina, al caminetto. Io sono pronto».
C'è soltanto un modo per ricompattare il Cavaliere e il giovane Matteo: l'unità passa attraverso la legge elettorale. I pontieri sono al lavoro: «Se l'ex premier spiega un big del Carroccio si sfila dal proporzionale puro e stringe un accordo con noi il tema delle primarie potrebbe anche slittare, si dovrà capire se il premio viene dato alla coalizione o no, senza intesa ognuno per la sua strada». Al momento Berlusconi rilancia la necessità di un tavolo con «tutte le forze del Paese» ma l'ala trumpista del centrodestra non vuole inciuci, nessun tavolo con Renzi, si punta qualora dovesse vincere il No al referendum alle urne nel piu' breve tempo possibile.
In realtà il Cavaliere che pure afferma di «essere tornato in campo per senso di responsabilità» con i suoi frena: «Sapete bene che non sono candidabile, ma non possiamo mica lasciare la golden share alla Lega», il senso del suo ragionamento. In pubblico i toni sono quelli da campagna elettorale («in 22 anni ho subito 73 processi, è stato questo a provocarmi i problemi al cuore»), ma non per nulla l'ex presidente del Consiglio dopo aver fatto dei controlli al San Raffaele a Milano («tutto bene, ma consiglio prudenza e qualche test in più», il giudizio del suo medico personale, Zangrillo) ha detto che sulla sua leadership deciderà dopo il 4 dicembre. «Sa bene spiega un fedelissimo che senza di lui in campo Forza Italia si spacca». Il partito azzurro infatti non sarebbe capace di esprimere una sua candidatura unitaria. E da Gelmini a Carfagna, da Marin a Bernini si compatta sul suo presidente. Chi si è già spinto oltre è il governatore della Liguria: «Ho già detto che bisogna passare ad una nuova fase del centrodestra», osserva facendo capire che saranno i cittadini a scegliere la prossima guida del centrodestra.

LA COSTITUENTE DEL 100 L'ala barricadera azzurra proporrà il compromesso della federazione, ma Salvini punta (per ora) sul partito unico, vuole l'en plein, accaparrandosi anche gli elettori di FI. Per questo si sta lavorando già a come regolare le primarie. Attraverso una Costituente di cento membri, con nomi agganciati ad ogni partecipante alla gara, da collegare a liste bloccate per le urne. Sul programma tra FI e Lega ci sono molti punti in comune, a partire dalla flat tax e dalla necessità di cambiare questa Europa; sugli altri punti, invece le distanze si sono allargate ancor di più. «Vedremo se saremo capaci di compattarci osserva Matteoli -, altrimenti si perde comunque vada l'esito del referendum».

RISSA LUMBARD A contrastare Salvini è anche Bossi che gioca la carta degli equilibri interni al Carroccio e chiede il congresso, visto che il mandato del giovane Matteo scade il 16 dicembre. «La base sentenzia il Senatur - non vuole più Salvini, non vuole più uno che ogni giorno parla di un partito nazionale». «Non mi occupo di beghe di partito», la risposta del segretario di via Bellerio.
Lo scontro nel centrodestra è destinato ad esplodere la settimana prossima (anche Maroni ieri ha rilanciato le primarie), visto che Salvini non ha preso affatto bene la scommessa del Cavaliere sul proporzionale. «Non uso il termine centrodestra perché mi provoca uno strano prurito», ha ironizzato. Al momento tutti uniti per la vittoria sulle riforme. Sul dopo si aprirà una nuova partita.

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