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Pescara, 25/07/2024
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Data: 29/11/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Costi della politica - Parlamentari, consiglieri, sindaci. I guadagni degli eletti d’Abruzzo. Dai quasi 20 mila euro al mese dei 21 onorevoli e senatori ai 1.000 netti del primo cittadino di Chieti. L’esercito dei 31 deputati regionali incassa tra i 12mila e i 14mila euro. Tante sorprese nei Comuni

PESCARA Un plotone di 21 parlamentari, composto da 14 deputati e 7 senatori. Per non parlare del reggimento che, alla Regione, raggruppa un governatore, un vice, 5 assessori e 31 consiglieri. E non è tutto. All’appello manca ancora l’esercito delle amministrazioni comunali. Una pletora sterminata di sindaci, assessori e consiglieri. Ma quanto costano agli abruzzesi i politici che li rappresentano ai vari piani delle istituzioni italiane? Camere di lusso. A Montecitorio e Palazzo Madama, deputati e senatori percepiscono rispettivamente un’indennità di 10.435 e 10.385,31 euro lordi al mese. Più o meno 5.000 euronetti, per ciascuno degli eletti di Camera e Senato. Ma sono le voci di rimborso e ammennicoli vari che fanno schizzare le buste paga ben oltre i 10 mila euro al mese. Anche per i parlamentari abruzzesi. A Montecitorio comprendono una diaria di 3.503,11 euro, per le spese di soggiorno nella capitale, che si somma ad una cifra compresa tra i 3.323,70 e i 3.995,10 euro erogata trimestralmente (tra 1.107,9 e 1.331,7 mensili) per gli spostamenti da e per l’aeroporto più vicino alla località di residenza e tra lo scalo di Fiumicino e la sede della Camera. Rimborso che si somma al diritto alla libera (e gratuita) circolazione sull’intera rete autostradale, ferroviaria, marittima e aerea. Ma non è tutto. A ciascun deputato spettano anche 3.690 euro al mese per le spese di esercizio del mandato (ad esempio quelle per pagare un assistente). Cifra quest’ultima erogata, per il 50%, forfetariamente e, per il restante 50%, dietro presentazione di un’attestazione. E alla quale si aggiungono anche le spese della bolletta telefonica. Rimborsi analoghi a quelli spettanti ai senatori: 3.500 euro per la diaria; 1.650 per le spese generali (di trasporto da e per gli aeroporti e telefoniche); 4.180 per le spese di esercizio del mandato (50% forfetario). Come i colleghi di Montecitorio, anche gli eletti di Palazzo Madama, non pagano autostrade, treni aerei e navi. Ricapitolando, quanto guadagnano i rappresentanti del popolo? La busta paga mensile può arrivare fino a circa 19 mila euro lordi alla Camera e a 19.700 al Senato, l’equivalente netto di circa 13.800 euro per ogni deputato e 14 mila per singolo senatore. I parlamentari del M5S, però, versano il 50% delle loro indennità e i rimborsi forfetari non utilizzati al fondo per la piccola e media impresa gestito dal ministero dello Sviluppo economico. Quelli di alcune forze politiche, come Pd e Sinistra Italiana, devolvono parte dello stipendio ai rispettivi partiti. Esercito regionale. L’indennità base mensile dei 31 consiglieri regionali, invece, è di 6.600 euro lordi. A questa cifra vanno aggiunte le indennità di funzione e i rimborsi spesa chilometrici che fanno schizzare le buste paga dagli 11.100 (per i consiglieri semplici) ai 13.800 euro. Cifra quest’ultima che corrisponde allo stipendio mensile del presidente dela giunta Luciano D’Alfonso e del presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio. Cariche per le quali è prevista una integrazione di 2.700 euro lordi al mese. Poco meno guadagnano i sei assessori della Giunta regionale, compreso Giovanni Lolli che, come assessore esterno, incassa comunque l’indennità di consigliere e quella di funzione: 2.300 euro. La stessa indennita dei 5 assessori Donato Di Matteo, Andrea Gerosolimo, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Marinella Sclocco, che aggiunta alle altre voci fanno in tutto 13.400 euro. Stessa cifra corrisposta ai due vicepresidenti del Consiglio regionale Lucrezio Paolini e Paolo Gatti. Ci sono poi le indennità di funzione dei presidenti (1800 euro), vice presidenti e segretari (800 euro) di commissioni permanenti, speciali, d’inchiesta, della giunta per il regolamento. E quelle dei capigruppo consiliari e dei segretari dell’ufficio di presidenza (altri 1.800 euro lordi mensili). Vista la composizione del consiglio - 31 consiglieri divisi in 11 gruppi dei quali 5 composti da un solo consigliere che è capogruppo di se stesso - quasi tutti i consiglieri regionali godono di indennità di funzione. Chi svolge più di una funzione incassa l’indennità più favorevole. C’è infine il discorso del rimborso spese di 4.500 euro mensili per i consiglieri regionali con residenza oltre i 100 chilometri dal capoluogo di Regione, L’Aquila, e di 4.100 euro per coloro che sono residenti nel capoluogo. Per tutti gli altri l’importo è proporzionato alla effettiva distanza della propria residenza rispetto al Consiglio regionale. Tutto in Comune. Poi ci sono i comuni. Quello di Pescara spende ogni anno per pagare gli stipendi agli amministratori circa 800mila euro. Al sindaco Marco Alessandrini spetta un assegno mensile di 6.189,20 euro lordi. Ma, dopo essersi autoridotto l’indennità del 20 per cento per finanziare borse di studio destinate ai giovani, percepisce 3.200 euro netti al mese. Agli assessori del capoluogo adriatico, invece, vanno 3.700 euro lordi (circa 2.500 netti). Con alcune eccezioni: l’assessore all’urbanistica Stefano Civitarese ha la busta paga dimezzata per effetto del cumulo con lo stipendio di docente universitario; quella all’ambiente Loredana Scotolati, percepisce la retribuzione piena, sebbene titolare di pensione, ma ne versa il 50 per cento in beneficenza. Se al presidente del Consiglio comunale, Antonio Blasioli, vanno ogni mese 3.800 euro lordi (circa 2.500 netti), anche i 32 consiglieri non si possono lamentare. Basta partecipare ad un certo numero mensile di sedute di commissioni e consigli per arrivare, grazie ai gettoni di presenza accumulati (64,56 euro a seduta per le commissioni e 92,96 per quelle del consiglio), all’indennità massima percepibile di 1.547,30 euro lordi (circa 1.050 netti). E negli altri comuni della provincia? A Montesilvano, il primo cittadino Francesco Maragno percepisce un compenso lordo di 1.714,64 euro (1.066,51 netti). Vado al Massimo. I compensi degli amministratori comunali dell’Aquila sono stati aggiornati nel 2014. Oltre alle riduzioni stabilite dalla legge, si applica un’ulteriore decurtazione del 5% rispetto a quelle dei colleghi di città simili al capoluogo regionale. Il sindaco-medico Massimo Cialente - che prende 2.400 euro netti al mese (4.368,90 lordi) con una ritenuta pari al 46%, e non percepisce un ulteriore stipendio dall’Asl - ha voluto mantenere la riduzione decisa dalla giunta nel 2003. Anche se incassa ogni mese altri 2.504 euro netti di vitalizio come ex deputato. L’indennità del vicesindaco Nicola Trifuoggi, che la devolve in beneficenza, è di 3.276,67 euro lordi, pari al 75% di quella del sindaco. Mentre lo stipendio degli assessori (2.621,34) è quantificato nel 65% di quella del primo cittadino. Al presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti spettano invece 2.275,71. Gli emolumenti di sindaco e assessori sono ridotti alla metà del lordo spettante qualora gli siano lavoratori dipendenti e non si siano messi in aspettativa. Alla data del 18 agosto 2015 non risultavano in aspettativa dal loro lavoro dipendente e dunque percepivano un’indennità ridotta gli assessori Pietro Di Stefano e Fabio Pelini. E i consiglieri? Per ogni seduta di consiglio o commissione è previsto un compenso lordo di 80,10 euro. Ad Avezzano il sindaco Gianni Di Pangrazio percepisce 1.557 euro lordi (966,12 netti). Il primo cittadino, che è dirigente della Provincia, ha fatto causa all’ente per cui lavora dopo essersi visto cancellare di colpo il 60% del suo stipendio per «inconferibilità dell’incarico» in quanto sindaco. Di Pangrazio prendeva circa 4.600 euro mensili da dirigente, ora ridotti in 1.600. A Sulmona, infine, la sindaca Annamaria Casini ha un’indennità lorda di 2.635,47 euro. Orgoglio teramano. Non sono cifre da capogiro quelle percepite dagli amministratori comunali teramani. Il sindaco Maurizio Brucchi che le esibisce con orgoglio: da quando è primo cittadino, sono stati tagliati per tre volte del 20 per centro. Il suo compenso lordo ammonta a 1.803 euro. «Netto in busta paga - puntualizza - sono 1260». Per lui il lordo sarebbe il doppio. Ma essendo dipendente pubblico (medico della Asl) che non ha chiesto l’aspettativa, è stato dimezzato. Lo supera, infatti, la sua vice Mirella Marchese: 2. 705 euro lordi in busta paga. Poco meno spetta agli assessori: 2.164 euro lordi. Stessa indennità del presidente del Consiglio comunale Milton Di Sabatino. Ai consiglieri comunali spetta, invece un gettone di presenza di 108 euro lordi per ciascuna seduta del consiglio e a 45 euro lordi per quelle delle Commissioni. Cifre bassine anche per il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro che percepisce 1500 euro netti al mese. In realtà la cifra netta sarebbe di 3.000 ma ha rinunciato nel 2014, subito dopo la sua rielezione, al 50% devolvendolo al fondo di solidarietà sociale. Più alta l’indennità del sindaco di Roseto Sabatino Di Girolamo: 4.275 euro lordi, circa 2. 957 netti. Povera Chieti. Lo stipendio lordo del sindaco Di Chieti, Umberto Di Primio, è di 3.313 euro. Ma lo è solo sulla carta. In realtà, a fine mese, trova in busta paga 1.070 euro nette (vedi intervista). E’ il sindaco di capoluogo che guadagna di meno in Abruzzo. Effetto della decisione, nel 2015, di sforate il patto di stabilità per pagare le aziende fornitrici. Il primo cittadino ha dovuto decurtarsi del 30 per cento lo stipendio. Applicandosi un'ulteriore sforbiciata di un altro 30 per cento, per il recupero delle somme percepite da gennaio fino a giugno. A cascata, quindi, anche gli stipendi degli assessori diventano nettamente più magri: nessuno supera i 900 euro, in un caso estremo è di 90 euro. A Lanciano, il sindaco Mario Pupillo percepisce 2.382 euro lordi (1.773 netti). E il collega Franco Menna 3.806 euro lordi al mese (2.666 netti). Al primo cittadino di Francavilla, Antonio Luciani, vanno invece 3.098,74 euro lordi (circa 1.700 netti).


La soluzione è rendicontare. «Rapportare gli stipendi alle presenze, stop assenteismo»

«Gli stipendi dei parlamentari vanno rapportati alle presenze, punendo l’assenteismo». Gianni Melilla, deputato di Si, non ha dubbi. Insomma, guadagnate troppo? «Credo che 5 mila euro netti al mese di indennità per un parlamentare non sia una cifra scandalosa. Invece, ritengo discutibili tutti i rimborsi erogati senza rendicontazione: le spese vanno rimborsate solo se effettivemente sostenute». Secondo il governo la riforma taglierà anche i costi del Parlamento... «E’ una stupidaggine. Basta una semplice delibera degli uffici di presidenza di Camera, Senato e dei Consigli regionali per abbassare stipendi e rimborsi. E il Pd che ha la maggioranza in Parlamento e in diverse Regioni avrebbe potuto farlo in una giornata. Faccio inoltre notare una cosa». Quale? «Nel 2016 la Camera ha restituito 97 milioni all’erario. Di questi, circa 40 derivano dai tagli alla retribuzione dei parlamentari». Come usa la sua retribuzione? «Destino 3.500 euro netti al mese al mio partito. Servono per pagare la sede di Pescara e a finanziare progetti di pubblica utilità. Come la scuola popolare per i bimbi disagiati. Per il terremoto ogni parlamentare di Sel ha devoluto altri mille euro».(

«Verso 3500 al mese per attività del partito»

Stefania Pezzopane, senatrice Pd, il suo stipendio è eccessivo o no? «Al netto sono 5mila euro. Non vanno confusi con i 4.000 euro circa per i servizi parlamentari da rendicontare (assistenza tecnica, iniziative politiche, stampa, libri) e i 3500 circa per rimborsi (alloggio, permanenza a Roma, bus, taxi, auto). Indennità equilibrate agli altri Paesi Ue e comunque diminuite. Sì a un’ulteriore correzione: parametrarle alla presenza effettiva». Troppi soldi? «Io sono Stefania per tutti, e vivo tra la gente. Siamo stati eletti per cambiare e migliorare ciò e lo stiamo facendo. Voto sì alla riforma anche perché riduce i costi della politica. E possiamo fare ulteriori sforzi. Dico no all’eccesso di qualunquismo. Vengo dalla gavetta e non ho alle spalle né famiglia influente né lobby». Come impiega la sua indennità? «Faccio quel che è necessario alla mia vita, semplice e normale. Verso al Pd (nazionale, regionale e provinciale) 3500 euro al mese per attività e iniziative. Cerco di sostenere circoli, donne, giovani. I 5 Stelle prima d’entrare in parlamento non facevano altro che parlare di scontrini e stipendi. Ora pasteggiano al ristorante del Senato e prendono rimborsi come gli altri».


«Eccessivi 4500 euro di rimborso chilometrico»

Sara Marcozzi è capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale. Consigliera Marcozzi, 12mila euro circa di assegno mensile sono pochi o troppi? «E’ assolutamente troppo. Ma è troppo soprattutto il rimborso chilometrico di 4500 euro al mese: forfettario, esentasse e non rendicontato. E’ un secondo stipendio». Avete scelto di trattenere una parte dell’indennità. Ci si vive comunque bene? «Benissimo. Tratteniamo 5mila euro lordi e le spese che sosteniamo per le trasferte sul territorio le mettiamo a rimborso». Ma per molti cittadini le indennità sono ancora troppo alte. «Non è la soluzione per salvare l’Italia nè l’Abruzzo, ma per noi è una questione di stile, anzi di etica». Avete presentato due proposte per abbassare le indennità. A che punto sono? «Con una mozione bipartisan centrosinistra e centrodestra le hanno rispedite in commissione». La riforma costituzionale equipara le vostre indennità a quelle dei sindaci dei comuni capoluogo di regione. «E’ una ipocrisia. Non serve cambiare la Costituzione per ridurre i costi della politica».

«Non bastano per vivere, lo faccio per passione»

«Guadagno 1.070 euro al mese». Così parla Umberto Di Primio, costretto a decurtarsi lo stipendio del 60% insieme agli assessori. Altrimenti si metterebbe in tasca 3.313 lordi. Da sindaco di un capoluogo guadagna meno di un metalmeccanico appena assunto. Chi glielo fa fare? «Lo faccio per due motivi. Il primo è che sin da bambino avevo l’ambizione di fare il sindaco, e lo faccio. Il secondo è che spero di fare qualcosa di più». Con 1.070 euro riesce a vivere? «Un sindaco che fa anche la libera professione non può vivere neanche con lo stipendio pieno perché tenere lo studio aperto è molto difficile». A fine mese, quando apre la busta paga e la paragona agli stipendi dei consiglieri regionali e dei deputati, che cosa pensa? «Penso che in Italia occorra riequilibrare i costi della politica in base al lavoro svolto realmente e alle responsabilità. Vale per me, sindaco di Chieti, ma anche per i sindaci dei piccoli paesi che si caricano delle medesime responsabilità 365 giorni l’anno per 500 euro al mese. I sindaci avrebbero diritto ad essere maggiormente indennizzati. Magari abbassiamo gli stipendi di tutti i politici tenendo però conto di chi realmente è impegnato ogni giorno».

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