L'AQUILA La chiamata alle armi delle ultime ore nei confronti dei sindaci la dice lunga su come, probabilmente, la mobilitazione referendaria non abbia raggiunto i livelli sperati. E così anche in Abruzzo, come nel resto d'Italia, la mappa degli schieramenti è piuttosto variegata. In particolare, ovviamente, è frammentato il quadro all'interno del centrosinistra, Pd in testa. L'attesa è spasmodica in particolare per i possibili scenari all'esito del voto: un cambiamento di alleanze a livello nazionale influirebbe, per esempio, anche sulla composizione del Consiglio regionale, con Giorgio D'Ignazio (Area popolare) pronto al grande salto in maggioranza. Ma la consultazione è destinata a influire profondamente anche sulle strategie per le prossime elezioni amministrative, soprattutto per quanto riguarda L'Aquila e Avezzano.
Per quanto concerne il Consiglio regionale, è molto ben definita la posizione per il Sì del presidente Luciano D'Alfonso, in linea con le esigenze del governo centrale: lo si è visto in occasione della visita pescarese del sottosegretario Luca Lotti. Più defilato, in questa campagna elettorale, è rimasto il suo vice, Giovanni Lolli, che ha da gestire le voci insistenti su una possibile candidatura a sindaco e, dunque, tende a tenere il fronte compatto. Sulla stessa lunghezza d'onda c'è Pierpaolo Pietrucci, che scioglierà il nodo solo all'ultimo (pur con orientamento al sì): «Non voglio strumentalizzare nulla, i cittadini hanno modo di scegliere. La mia posizione è di profondo rispetto».
LE SCELTE Per il resto il Pd (e appunto Area popolare) sono assiduamente impegnati per il Sì, mentre Cinque Stelle e Forza Italia hanno organizzato diverse iniziative, anche con la presenza di alcuni big, per sostenere le ragioni del No. Stessa cosa ha fatto l'assessore di Sel Mario Mazzocca. Impegnatissimo sul Sì è il presidente dell'assise legislativa, Giuseppe Di Pangrazio, che ha girato in lungo e in largo per l'Abruzzo per partecipare alle varie iniziative. Senza indugio in questo senso anche Giorgio D'Ignazio: «Voto sì perché la scelta del mio partito mi ha convinto». Potrebbe essere il preludio al passaggio di maggioranza all'Emiciclo. Agita invece Ncd il caso di Umberto Di Primio, sindaco Di Chieti, schierato per il No all'opposto della linea del partito.
Il coordinatore regionale di Rifare l'Italia, Michele Fina (a capo della corrente che fa riferimento al ministro Orlando) è stato attivissimo a favore del sì, con una serie di Comizi per la costituzione. Altri Sì convinti sono quelli della senatrice Stefania Pezzopane, del consigliere Lorenzo Berardinetti, degli assessori Silvio Paolucci e (più timidamente) Donato Di Matteo, dei sindaci di Pescara e L'Aquila Marco Alessandrini e Massimo Cialente. Alla fine voterà Sì anche il dissidente consigliere regionale Andrea Gerosolimo. A Teramo viene dato schierato per il sì il deputato Tommaso Ginoble; molto attivi il sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro e il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino.
L'ALTRO FRONTE Come detto Forza Italia e Cinque Stelle capeggiano il fronte del No. Gli azzurri si sono mobilitati in grande stile (in qualche caso con assemblee che hanno riscosso grande successo). Attivissimi Lorenzo Sospiri e anche il presidente emerito della Regione Gianni Chiodi. Scatenati anche i grillini, che hanno portato avanti una campagna sul territorio molto aggressiva e pressante. A Teramo voterà No il sindaco Brucchi. All'Aquila è nato un vasto fronte di centrosinistra per il no composto da una quarantina di membri, tra cui i consiglieri comunali Antonello Bernardi e Giorgio Spacca. Il comitato No, non così, che fa riferimento a D'Alema, è coordinato in Abruzzo dall'ex deputata Pina Fasciani.