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Pescara, 25/07/2024
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Data: 01/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Statali, intesa sul contratto. Ok all’aumento di 85 euro. Dopo sette anni di blocco del salario, siglato l’accordo tra sindacati e governo. Operazione da 5 miliardi. E tutti continueranno ad avere il bonus da 80 euro

ROMA La lunga attesa dei 3,2 milioni di statali è finita. Dopo 7 anni di stop il salario, bloccato dal 2009 per ragioni di contenimento della spesa pubblica e scongelato da una sentenza della Consulta, può ripartire. La firma governo-sindacati, siglata ieri sera dopo mesi di trattative, rinnova il contratto e garantisce, si legge nel verbale di accordo, 85 euro medi lordi mensili di aumento. Palazzo Chigi, che ha messo sul piatto 5 miliardi per il periodo 2016-2018, si è anche impegnato a incrementare le risorse per il 2018, in modo da garantire che la cifra indicata nel documento possa trovare effettiva copertura finanziaria. Al momento, infatti, risultano stanziati solo 1,4 miliardi di euro per il 2017 e 1,9 miliardi per il 2018. Uno dei nodi sciolti nelle ultime ore e che ha avuto un effetto decisivo per la schiarita è stata la garanzia, assunta dal governo, che gli aumenti non avranno alcun effetto sul bonus da 80 euro. Il timore dei sindacati, infatti, era che l’incremento reddituale potesse comportare l’effetto paradossale di cancellare il credito d’imposta, percepito attualmente da circa 900 mila statali. Il bonus, infatti, si riduce a partire dai 25 mila euro di reddito e si azzera a 26 mila euro. L’esecutivo si è impegnato a fare in modo che anche i dipendenti pubblici che in virtù dell’aumento da 85 euro dovessero superare queste soglie, potranno conservare l’aumento. Un capitolo importante del nuovo contratto sarà dedicato al welfare, sul modello del rinnovo dei metalmeccanici. Nell’accordo c’è l’impegno a concedere benefici non monetari: coperture sanitarie integrative, sviluppo di fondi pensione e defiscalizzazione del salario accessorio. Anche un’altra richiesta dei sindacati è stata accolta: quella che la riforma del Testo unico sul pubblico impiego, nella parte in cui si darà più peso alla contrattazione, sia allargata anche al comparto scuola. Nell’accordo trova spazio anche la garanzia fornita dal governo di rinnovare i contratti dei lavoratori precari assunti dalle pubbliche amministrazioni in scadenza e l’impegno a superare il fenomeno del precariato con apposite norme all’interno della Legge quadro sulla Pa, che sarà approvata entro febbraio 2017. «Dopo sette anni la volta buona per i dipendenti pubblici. Riconoscere il merito, scommettere sulla qualità dei servizi» ha commentato Matteo Renzi su Twitter. Mentre Marianna Madia è entrata nei dettagli dell’accordo. «Abbiamo insistito sul fatto gli 85 euro di aumento siano medi, anche per dare maggiore attenzione a chi ha sofferto di più la crisi, ma non è detto dunque che gli aumenti saranno uguali per tutti» ha precisato il ministro della Funzione pubblica. «L’accordo - ha aggiunto la titolare di Palazzo Vidoni - rappresenta una bella giornata per tutto il Paese: abbiamo agito in coerenza e con lo spirito unitario che dall’inizio ha mosso il governo, mai per dividere il Paese ma per migliorare la qualità di vita dei cittadini». «Abbiamo fatto un buon lavoro e costruito l’atto con cui si avvia la stagione contrattuale» ha commentato la leader della Cgil, Susanna Camusso rivendicando il merito di «aver invertito l’orientamento della sottrazione alla contrattazione di tante materie con le modifiche alla legge Brunetta e alla Buona scuola». Soddisfatto il leader della Uil. «È un accordo storico - ha esultato Carmelo Barbagallo - Un anno fa questo risultato ce lo sognavamo: la legge Brunetta è stata modificata ed è stata ridata dignità ai lavoratori».

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