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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Meno diritti, cresce il disagio. Cgil: sempre più domande di disoccupazione, invalidità civile e accompagnamento

PESCARA Non si allenta. La crisi economica e industriale continua a farsi sentire pesantemente, in provincia di Pescara. Nei giorni scorsi lo ha certificato l'indagine sulla “Qualità della vita” realizzata da Italia Oggi e università La Sapienza, che ha collocato il capoluogo adriatico in fondo alla graduatoria nazionale del disagio sociale (la posizione occupata è la numero 105 su 110). E lo confermano i numeri dell’Inca, il patronato della Cgil, che nel 2015 ha accolto e prestato assistenza a più di ventimila persone negli uffici di Pescara e in quelli dell’entroterra (erano 19mila nel 2014), registrando una situazione di difficoltà che non si arresta rispetto al passato, anzi. Anche quest’anno «si conferma questa tendenza». La qual cosa spiega perché il patronato è sempre più «terminale di uno sfogatoio sociale» e si avverte il bisogno crescente di un filtro tra cittadini e enti, come Inps e Inail, visto che «la loro attività di front office è praticamente azzerata» fa notare il direttore dell’Inca, Nicola Primavera. Le istanze dei pescaresi che passano per l'Inca, dice il bilancio sociale del 2015 del patronato presentato nei giorni scorsi, dimostrano che «c'è una forte richiesta di diritti previdenziali, assistenziali e di cittadinanza, non solo da parte degli italiani ma anche degli immigrati». Sono significativi i dati sulle domande per la disoccupazione (Naspi), che sono state ben 2mila 866. A queste si aggiungono 277 pratiche aperte per ottenere l'indennità di mobilità e 392 per il fondo di garanzia Inps per il Tfr. Numeri che fotografano «la nuova povertà degli ultimi anni. Condizione che non accenna a migliorare. Le cifre sono in aumento rispetto al 2014, fatta eccezione per la mobilità, il che vuol dire che ci sono lavoratori rimasti disoccupati tout court». Fanno riflettere i dati Inca che segnalano l'esistenza di «una domanda di salute estremamente significativa». Lo dicono le 985 richieste di invalidità civile, le 1.224 domande per ottenere l'indennità di accompagnamento (per i non autosufficienti), e le 1.066 domande per riconoscere handicap gravi. «Pescara è la provincia con il numero più elevato di invalidi civili» per cui i dati potrebbero non sorprendere gli addetti ai lavori, ma ciò che lascia di stucco è vedere «delle persone piangere, dopo aver saputo di aver ottenuto l'invalidità civile», pari a 280 euro al mese, dice Primavera. E tra i malati che chiedono questo sostegno, «il 40 per cento sono pazienti oncologici, altro dato consistente». Nonostante la base occupazionale diminuisca, è «tutt’altro che marginale» il dato sulla tutela antinfortunistica e sulla emersione delle malattie professionali, con 517 richieste di riconoscimento del danno biologico, 232 di rendita, 158 domande di temporanea e 86 richieste per le revisioni delle rendite. C'è poi il capitolo delle pensioni. A livello nazionale, le domande sono in calo, causa l'innalzamento dei requisiti anagrafici e contributivi introdotti con la riforma Monti-Fornero. Nonostante ciò, non è diminuito il bisogno tra i lavoratori di orientamento e di conoscenza della normativa per cui ci si rivolge all'Inca per ottenere consulenza e informazioni precise sulla pensione che, un giorno, riceveranno. «Solo sulla previdenza privata, l'Inca ha verificato 728 posizioni assicurative, ha avviato 109 richieste di autorizzazioni per i versamenti volontari, 347 per gli accrediti delle posizioni assicurative e 77 per i riscatti contributivi». Dai dati emerge «un livello di povertà diffusa», commenta Emilia Di Nicola, segretario della Cgil. «L’Inca è diventato uno sportello sociale che supplisce a quegli enti dove persiste un livello di burocrazia eccessiva. I cittadini si rivolgono a noi pensando di andare in un ufficio pubblico. Di fatto lo siamo e si lavora molto ». C'è poi un aspetto che riguarda il funzionamento dell'Inca. Il patronato si è specializzato e continuerà a farlo. Ha investito a livello informatico ma i finanziamenti sono diminuiti, cosicché solo una parte dei costi è stata rimborsata, coprendo circa il 40% delle pratiche. E il taglio di 50 milioni a livello nazionale fa ritenere che qualcosa cambierà perché, per alcune attività, potrebbe essere chiesto un contributo ai beneficiari. Ma il percorso è ancora da pensare e tutto da scrivere.

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