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Data: 02/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Disoccupazione in calo, cresce il Pil

ROMA Scende la disoccupazione e aumenta il Pil. Sono buoni gli ultimi dati Istat. Evidenziano un sistema Paese che sta cercando di rimettersi in pista. E, anche se ancora con qualche affanno, ci sta riuscendo. A ottobre il tasso di disoccupazione è sceso all'11,6%, in calo di 0,1 punti rispetto al mese precedente. L'esercito dei disoccupati è diminuito rispetto a settembre di 37 mila unità, tornando sotto quota tre milioni, anche se di poco (2 milioni 989mila). Situazione in miglioramento anche per i giovani: il tasso di disoccupazione degli under 25 è al 36,4%, in calo di 0,4 punti rispetto a settembre. È il livello più basso dallo stesso mese del 2012, esattamente quattro anni fa. «In un anno - fa notare il ministro del Welfare, Giuliano Poletti - la disoccupazione giovanile è scesa di 2,9 punti percentuali e di 6,6 punti percentuali rispetto al febbraio 2014».
Sull'altro lato della medaglia però si registra anche un calo degli occupati, il cui tasso si è posizionato al 57,2%. In numero assoluto ci sono 30.000 persone in meno che lavorano. Una contraddizione rispetto alla discesa del tasso di disoccupazione che l'Istat spiega con l'aumento degli inattivi (al 35,2%, in crescita di 0,2 punti a livello congiunturale) ovvero le persone che non hanno un impiego ma non fanno parte dell'esercito dei disoccupati perché - per rassegnazione o scelta individuale - il lavoro hanno deciso di non cercalo proprio più. In ogni caso su base annua il numero degli occupati resta in crescita di 174.000 unità.
OBIETTIVO CENTRATO
Ma se la situazione sul mercato del lavoro è ancora in chiaro-scuro (i posti stabili, ad esempio, ad ottobre sono diminuiti di 39.000 unità, ed è il secondo mese consecutivo che scendono), non ci sono dubbi che l'economia nel suo complesso è in ripartenza: in questo terzo trimestre il Pil infatti, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti, e dell'1% su base annua (migliorando la precedente stima Istat che indicava +0,9%). Erano cinque anni, dal secondo trimestre 2011, che il Pil a livello tendenziale non cresceva così e non raggiungeva la cifra tonda dell'1%. Anche in termini di valore assoluto siamo ai massimi da quattro anni: con 392.303 milioni di euro supera, infatti, quello del terzo trimestre del 2012. Sono andati bene tutti i principali indicatori: i consumi finali sono aumentati dello 0,2%, gli investimenti fissi lordi dello 0,8%, le importazioni dello 0,7% e le esportazioni dello 0,1%.
A questo punto anche se nell'ultimo trimestre dell'anno si verificasse una variazione congiunturale nulla, il 2016 chiuderebbe con un Pil a +0,9%. Meglio della tanto contestata previsione del governo (+0,8).
LA SODDISFAZIONE
Naturale la soddisfazione del premier, che incassa questi dati positivi alla vigilia del temuto referendum costituzionale. «La crescita italiana raggiunge il +1%. Se il Paese si sblocca, faremo di più» commenta subito (e promette) via Twitter. Poi su Facebook e durante l'intervista a Sky ritorna sull'argomento, ricordando come «il governo tecnico-tecnocratico nel 2012 ci aveva lasciato a un Pil del -2,3%» e sottolineando la soddisfazione per aver «finalmente abbandonato lo zero virgola».
Positive anche le notizie in arrivo sui conti pubblici: il fabbisogno nei primi 11 mesi è diminuito di 5,9 miliardi fermandosi a 56,593 miliardi di euro. E questo nonostante novembre abbia fatto segnare una risalita di 7 miliardi. Rispetto allo stesso mese del 2015 - fa sapere il Mef - c'è stata una spesa maggiore di 500 milioni di euro, dovuta a un maggior esborso di 1,2 miliardi come contributi Ue, a +640 milioni di rimborsi fiscali e a una diversa calendarizzazione di alcuni pagamenti. Gli incassi fiscali sono aumentati di 1,3 miliardi (canone Rai e voluntary disclosure). In diminuzione gli interessi sul debito (-800 milioni) e le spese delle amministrazioni centrali (-500 milioni).

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