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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Referendum, vince il no - Vince il No, Renzi esce di scena. Riforma bocciata dai cittadini. Con un’affluenza e un risultato sorprendenti. Il presidente del Consiglio ammette la sconfitta e annuncia le dimissioni

ROMA Netto, nettissimo, anche più di quanto i sondaggi avevano previsto: il trionfo del No al Referendum con percentuali vicine al 60 per cento fa a pezzi la linea governativa e costringe Matteo Renzi a gettare la spugna. «Domani pomeriggio (oggi ndr) riunirò il consiglio dei ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al presidente della Repubblica le dimissioni» dice il premier, che si presenta poco dopo la mezzanotte nel salone di palazzo Chigi aperto alla stampa e, davanti ai taccuini dei cronisti ammette subito la sconfitta. Sono passate da poco le 11 e i primi exit poll assegnano al No una vittoria nettissima: 42-46% per il Sì, 55-59% per il No. Poi arriva il primo dato reale (4100 sezioni su 61 mila 551) e il No è al 60, 2% e il Sì al 39,8%. L’affluenza record con cui 46 milioni di italiani si sono pronunciati a favore o contro il ddl Boschi (vicino al 69%), testimonia l’alto “peso” politico che ha assunto il referendum, non più solo sulla riforma costituzionale ma anche e soprattutto sul governo. «Non ce l’abbiamo fatta, abbiamo ottenuto milioni di voti che sono impressionanti ma insufficienti. Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta, dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi. Voi volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, avete fatto una campagna elettorale casa per casa, voi non avete perso». Ma c’è anche un messaggio per chi il referendum l’ha vinto. Ed è quello che riguarda l’assunzione di responsabilità. Ai leader del No «oneri e onori a iniziare dalla responsabilità di proporre la legge elettorale, ci aspettiamo proposte serie e credibili». Il premier, nel tracciare un bilancio positivo del lavoro fatto dal suo governo, è tornato a difendere la riforma. E lo ha fatto nel giorno della sconfitta: «Questa riforma» dice «è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui». E adesso cosa accadrà? Quello che succederà dopo dipenderà dalle valutazioni del presidente della Repubblica «Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella», dice Renzi, che in nottata ha telefonato al capo dello Stato per informarlo della sua decisione. Renzi in conferenza stampa sottolinea come il governo dimissionario nei prossimi giorni sarà al lavoro per assicurare l’approvazione della legge di bilancio e il «massimo impegno sui territori colpiti dal sisma». Il premier si impegna anche a riservare tutti gli onori al suo successore. «Lo farò con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e abbraccio. Accoglierò qui il mio successore chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella e il lungo dossier delle cose fatte». Commosso, con gli occhi rossi, Matteo Renzi ha annunciato con un discorso di undici minuti il suo addio a Palazzo Chigi, assumendo su di se la sconfitta e riconoscendo la vittoria del fronte del No. Mano in tasca, tolta e poi rimessa, il premier ha cercato di sdrammatizzare con qualche battuta ma ha anche rivendicato i risultati del suo governo. Alla fine ha ringraziato la moglie Agnese, al suo fianco, e i figli prima di lasciare la Sala dei Galeoni senza rispondere alle domande. La giornata, del resto, si chiude nel peggiore dei modi. La partita referendaria la vince il fronte del No e Renzi. Di certo, la vittoria del No obbliga Renzi a salire al Colle per rimettere, presumibilmente una volta approvata la legge di Bilancio, il mandato nelle mani di Sergio Mattarella. Una “crisi al buio” l’ha definita lo stesso Renzi, evocando lo scenario più temuto della prima Repubblica, quando un governo cadeva senza che i partiti si fossero già accordati su come ripartire. E quello che succederà dopo dipenderà dalle valutazioni del presidente della Repubblica, ma anche dalle scelte di Renzi. Quel che è certo è che nel Pd si aprirà ora una resa dei conti. Il premier ringrazia tutti prima di lasciare: «Sentitevi soddisfatti del vostro impegno, passione, idee. C’è rabbia, delusione, amarezza, tristezza, ma vorrei che foste fieri di voi. Fare politica contro qualcuno è molto facile, per qualcosa è più bello. Si fa pensando ai propri figli, non alle alchimie dei gruppi dirigenti. Arriverà un giorno un cui tornerete a festeggiare una vittoria e vi ricorderete le lacrime di stanotte. Si può perdere un referendum, ma non il buonumore».

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