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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Abruzzo in coda ai seggi. Il no vola al 64%. Affluenza regionale al 69%, record a Lama dei Peligni con l’88%. A Pescara un elettore è stato sorpreso mentre scattava una foto alla scheda ed è stato denunciato. Fi attacca il governatore. D’Alessandro (Pd): sono disperati. Mauro Febbo (Fi): ora da D’Alfonso mi aspetto meno chiacchiere e più fatti

PESCARA Anche l’Abruzzo ha detto No alla riforma della Costituzione. E ha detto no al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il dato regionale è superiore a quello nazionale. Per il No ha votato (dato parziale) il 64,37% degli elettori, per il Sì il 35,63%. Alta l’affluenza rispetto alle precedenti tornate referendarie (quella sulle trivelle dello scorso anno, argomento molto sentito in regione non ha toccato il 40%), ma in linea rispetto alle ultime politiche e amministrative. Ieri si è recato alle urne il 68,74% degli abruzzesi, con la punta massima del 69,04% in provincia di Pescara, la minima in provincia dell’Aquila con il 68,30%, Teramo al 68,76 e Chieti al 68,80%. Record di affluenza a Lama dei Peligni (1.298 abitanti) che ha fatto segnare l’87,82%. LA CRONACA. Tra i dati di cronaca vanno segnalati a Tagliacozzo due elettori che hanno votato dopo esserci sposati (vedi fotonotizia in basso). A Chieti ha votato al seggio numero 3, alla bella età di 101 anni, Maria Candelora Di Cino. La signora Maria, nata nel capoluogo teatino nel 1916, ha fatto tutto da sola senza assistenza. Indossava scarpette rosse e uno sfavillante paio di occhiali a specchio. Anche in Abruzzo qualche elettore si è lamentato per le matite dei seggi apparentemente non regolamentari. Il sottosegretario alla Giustizia Federica Chiavaroli da Pescara ha smentito qualsiasi irregolarità: «Il Viminale ha immediatamente chiarito che si tratta di matite indelebili, da sempre usate, così come il costruttore in un'intervista al Corriere della Sera ha precisato. Nessun trucchetto come improvvidamente ha dichiarato l'onorevole Santanchè che, forse, avrebbe fatto bene ad evitare una polemica davvero di bassissimo profilo». Immancabile il caso della scheda fotografata nel seggio. E’ successo a Pescara dove i carabinieri hanno denunciato un pescarese di 53 anni perché alle 20,30 è stato sorpreso nella sezione elettorale della scuola elementare di via Salara Vecchia mentre scattava una fotografia alla scheda elettorale che aveva appena compilato. Ad accorgersene, è stato il presidente del seggio, che ha avvisato i carabinieri. Il telefonino dell'uomo è stato sequestrato e depositato in Procura. I RISULTATI. Per quanto riguarda i risultati delle urne (vedi le tabelle comune per comune nelle due pagine successive), quasi tutti registrano la vittoria del No. Tra i Comuni in netta controtendenza c’è San Giovanni Lipioni in provincia di Chieti, una sezione di 117 elettori, dove il Sì ha vinto con il 66,67%, e il No si è fermato al 33,33%. A San Pio delle Camere, comune dell’ex presidente del senato Franco Marini, ha vinto il No con il 56% contro il 43 del Sì. Stesso risultato a Lettomanoppello, comune del governatore Luciano D’Alfonso, dove il No vinto con il 57% e il Sì è andato sopra la soglia del 40%. LE PROSPETTIVE. Ora bisognerà capire quale ricaduta avrà il voto sulla politica regionale. Certamente il primo problema riguarderà le Province. A Costituzione vigente, sopravviveranno, nonostante la legge Delrio le abbia cancellate, perché restano in Costituzione. E si comincerà subito a pensare alle inevitabili elezioni politiche del 2017. I parlamentari abruzzesi resteranno 21, contro i 14 deputati e i 2 senatori previsti dalla riforma Boschi. Degli attuali inquilini abruzzesi in Parlamento, solo la forzista di Sulmona Paola Pelino e il deputato di Celano Filippo Piccone dell’Ncd sono alla terza legislatura e quindi non dovrebbero essere ricandidati. Gli altri si sentiranno tutti in corsa, a partire dalla senatrice dell’Aquila Stefania Pezzopane che ha già annunciato l’intenzione di traslocare alla Camera. E dovrà rivedere i suoi piani il presidente della Regione Luciano D’Alfonso, che accarezzava l’idea di sedere nel nuovo Senato delle autonomie, e magari aspirare a un incarico di governo mantenendo la poltrona di governatore. Sul modello Bassolino, che da sindaco di Napoli, nel 1998 venne nominato ministro del Lavoro.

Fi attacca il governatore. D’Alessandro (Pd): sono disperati
Mauro Febbo (Fi): ora da D’Alfonso mi aspetto meno chiacchiere e più fatti

PESCARA «Considero inevitabili le dimissioni di Renzi, si deve fare la legge elettorale e andare al voto. E in Abruzzo la vittoria del No dice che questo governo ha la maggioranza in consiglio regionale, ma che è minoritario nell’opinione pubblica, e più andrà avanti nel tempo più peggiorerà, perché questa giunta fa vecchia politica e queste cose nel tempo stufano». Il presidente emerito Gianni Chiodi, ex governatore della scorsa legislatura di centrodestra e attuale consigliere regionale Fi, ritiene che quella del Sì sia una «debacle». «In particolare in Abruzzo», aggiunge, «dove il governatore Luciano D’Alfonso e poi la sottosegretaria Federica Chiavaroli (Ncd) si sono dati molto da fare per il Sì. Ripercussioni? Innanzitutto adesso è difficile che Ncd entri in giunta e credo che i vari Gerosolimo cominceranno a scommettere meno sul renzismo. In giunta immagino che potranno esserci tensioni più frequenti di prima» . Come Chiodi la pensa il consigliere regionale (Fi) Mauro Febbo, con un auspicio «Spero che D’Alfonso faccia una inversione di tendenza: meno chiacchiere, proclami e annunci e più risposte vere per superare questo momento. Anche se in giunta», riflette, «non credo che ci saranno contraccolpi. Tutto dipende dal Pd, se implode a livello nazionale può trascinare anche la Regione». E sul futuro del Pd, il segretario regionale Marco Rapino appare determinato: «Abbiamo perso e non siamo stati sufficientemente convincenti ma restiamo largamente avanti. Dopo la direzione del Pd nazionale convocheremo quella regionale per valutare insieme gli scenari che chiaramente si aprono. Ringraziamo il Presidente Renzi per i 1000 giorni di governo che hanno rimesso l'Italia sulla strada della crescita e del cambiamento e per come ha rappresentato il nostro Paese». «Trovo che sia un tentativo da disperati della politica quello di politicizzare a livello regionale questo voto», interviene Camillo D’Alessandro, consigliere regionale pd, «ho visto festeggiare Sospiri e Acerbo piuttosto che Melilla e i 5 stelle , ognuno cerca di diventare il rappresentante legale di una vittoria ma dopo la sbornia sarà chiaro che le uniche forze politiche in campo saranno il Pd ed i 5 stelle. Gli altri sono dei disperati». E i mal di pancia espressi da consigliere e assessori? «I malpancisti si sono schierati tutti per il Sì dimostrando lealtà politica oltre che di governo. A livello regionale accadrà ciò che avverrà prima a Roma, è una partita tutta politica che vede ancora Renzi segretario del Pd ». Anche il deputato abruzzese di Sel Gianni Melilla, malgrado esca vittorioso dal referendum, dice no ai colpi di testa: «Questo voto può aiutare a ricostruire un’alternativa effettiva», afferma nella diretta tv di Rete 8 dalla redazione del Centro, «mi auguro che si apra una stagione nuova, dobbiamo creare le condizioni per sconfiggere quell’insofferenza sociale che c’è e che è frutto della politica europea dell’austerità». In diretta tv anche Gianluca Vacca, altro deputato abruzzese, di M5s, che ritiene la partecipazione al voto un «bell’atto di democrazia». «Penso», continua, «che tutti gli italiani vogliono abbassare i costi della politica ma se hanno bocciato questa riforma vuol dire che l’hanno ritenuta sbagliata, non che non si può fare. Anche se», precisa, «M5s è stato chiaro nel dire che la priorità non è la riforma costituzionale». Va giù duro Maurizio Acerbo (ex deputato e consigliere regionale Rc) che chiede la dimissioni di D’Alfonso e del sindaco di Pescara Marco Alessandrini. «Prendano esempio da Renzi», urla dalla sede. Più pacato invece il commento di Enrico Di Giuseppantonio, cooordinatore regionale dell’Udc: «Gli abruzzesi hanno bocciato una riforma pasticciata e confusa, hanno difeso la costituzione dei nostri padri costituenti».

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