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Pescara, 25/07/2024
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Data: 05/12/2016
Testata giornalistica: Prima da Noi
Referendum costituzionale. Vittoria schiacciante del No: che l’Apocalisse abbia inizio di Alessandro Biancardi

ABRUZZO. Un referendum di liberazione, un voto di protesta, la voglia dei cittadini di lanciare un messaggio.
Forse la vittoria schiacciante del No al referendum per modificare la Costituzione può essere interpretato anche così, soprattutto in Abruzzo, che da due anni sta vivendo una stagione che verrà ricordata per molto tempo, comunque la si pensi.
Se in Italia il popolo (oggi un pò più sovrano) ha voluto dare un segnale chiaro a Renzi ed i suoi, in Abruzzo, si è aggiunto il segnale inviato al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso che al pari del premier si è caricato sulle proprie spalle il peso della campagna elettorale, personalizzandola fino all’estremo, lottando in tutti i modi (anche dubbi e contestati) e sovrapponendosi pedissequamente a lui.
L’Abruzzo ha detto no a Renzi e ha detto no a D’Alfonso, a quello che esprimono e ai metodi utilizzati.
E’ probabile che in Abruzzo il popolo abbia detto no ad un film che a Pescara si era già visto, così come ha detto no a molte delle persone di cui si è voluto circondare il presidente della Regione, forzando troppo la mano e fidandosi troppo del suo appeal e nei suoi “sottobraccio”.
I cittadini hanno detto no a questo e a molto altro e forse vorrebbero non essere più considerati sudditi.
Renzi da grande uomo politico, intelligente e di esperienza, ha fatto e detto l’unica cosa possibile: assumersi integralmente e senza scuse la debacle.
E qui in Abruzzo chi avrà la stessa levatura? Come si comporterà D'Alfonso che ha sempre ricordato di non aver mai perso una sola campagna elettorale? Non sembra che dalla parte del Sì ci sia stata molta voglia di commentare la cocente sconfitta.
Eppure le dimissioni non sono così improbabili (magari non subitissimo) visto che con buona probabilità si tornerà a votare per un nuovo governo molto presto e D'Alfonso scalpita per un posto da parlamentare (e da ministro)...
Per questo il voto sul referendum è da considerarsi un voto politico di liberazione perchè il vento di cambiamento, ancora una volta, soffia forte e spazza via il vecchio. I delusi si sono vendicati (come del resto è accaduto sempre).
Il voto è di protesta perchè al tempo dei social e di internet la propaganda, l’oppressione, le bufale ed il dominio delle masse non può più essere nè tollerato e nemmeno svolgersi con le tradizionali modalità che oggi sono fuori luogo.
Il messaggio, dunque, è chiaro ed i cittadini hanno chiesto (tramite un voto che in realtà chiedeva loro di sposare o meno la riforma Costituzionale) di cambiare facce, metodi e politica.
Esultano oggi il centrodestra di Forza Italia, Lega ed i grillini che scalpitano per andare al governo.
Dopo aver consumato tutto l’ossigeno, l’Italia vuole spalancare la finestra e qualcuno vorrà provare l’unica forza politica che non è stata ancora al governo.
Se così sarà, a fronte di nuovi ed inediti problemi legati all’inesperienza (un anticipo lo si è visto a Roma), è francamente difficile credere che possa andare peggio di come sia andata fino ad ora.
La paura è che i poteri più forti e atavici che hanno dominato questo Paese (palesi ed occulti) si ribellino scompostamente tentandole, ancora una volta, tutte.
Infine, non si può non ribadire come alcuni dei mezzi utilizzati in campagna elettorale siano stati da dimenticare (utilizzando in maniera impropria giornali anche esteri). Agitare lo spettro dell’Apocalisse nel caso di vittoria del no ha dato da subito la misura della paura dei detentori del potere di perderlo, almeno per un pò di tempo.
Ora c’è da capire quello che succederà in Italia e in Abruzzo.
A quanto pare ha vinto il No: che l’Apocalisse abbia inizio.


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