Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.563



Data: 07/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
E in tribunale va in scena la resa dei conti tra il governatore e il grillino Pettinari

PESCARA Da una parte il presidente Pd Luciano D’Alfonso che tenta a tutti i costi di parlare. Dall’altra, il suo grande oppositore, Domenico Pettinari del M5S, che prova a togliergli la parola. Per un giorno la politica regionale si è trasferita nell’aula 3 del tribunale di Pescara. È qui che, ieri, D’Alfonso ha trascinato il consigliere regionale grillino per la resa dei conti: il governatore ha fatto causa a Pettinari chiedendogli 200 mila euro di danni per una presunta diffamazione legata all’acquisto di un palazzo da parte della Asl di Pescara. Dopo aver atteso l’inizio dell’udienza mandando messaggini al ministro Graziano Del Rio e parlando al telefono con il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi, D’Alfonso fa la sua mossa a sorpresa: «È una cortesia istituzionale ai fini dell’accertamento della verità», premette mentre prova a rendere una dichiarazione spontanea e a raccontare al giudice i retroscena del «bombardamento» di telefonate ricevute a causa della presunta diffamazione di Pettinari. Una dichiarazione che però non è permessa nel civile ed è possibile solo nel penale. Allora, Pettinari fa subito la contromossa: «Ma quale cortesia, la sua è una mancanza di rispetto nei confronti del giudice, delle parti e di quest’aula», dice l’avvocato del grillino, la romana Donatella Rossi. E il giudice Marco Bortone non perde il buon senso: lascia parlare il presidente ma poi non verbalizza l’intervento. Ormai è una partita a scacchi la causa che oppone il presidente e il consigliere. Dopo quella di ieri, manca solo un’altra udienza e, poi, arriverà la sentenza chiamata a scrivere i contorni del diritto di critica nella politica abruzzese. Tutto ruota intorno all’operazione della Asl da quasi 3 milioni per comprare una palazzina destinata a uffici in via Rigopiano, vicino all’ospedale. Un “affare” contestato visto che la Asl ha pagato l’immobile il triplo di quanto l’aveva pagato il precedente titolare, l’imprenditore pescarese Ermanio Cetrullo. L’operazione è partita a ridosso delle elezioni regionali del 2014, con il primo bando – andato poi deserto – pubblicato 8 giorni prima del voto, il 16 maggio 2014 e quindi con Gianni Chiodi (Forza Italia) ancora presidente. Il secondo bando, vinto da Cetrullo, è del 21 luglio 2014. Pettinari ha protestato subito dopo e chiesto a D’Alfonso di intervenire. Ma l’acquisto è andato in porto lo stesso con atto notarile del 16 febbraio 2015. E Pettinari, il successivo 19 aprile, a fronte di un’interpellanza, ha contestato a D’Alfonso «grandi responsabilità» nella vicenda. Di fronte a queste parole, il governatore ha chiamato l’avvocato Carla Tiboni e ha avviato la causa. Il suo perché D’Alfonso l’ha riferito in aula nella dichiarazione contestata: «Sono stato bombardato di telefonate quando sono usciti sui giornali articoli che parlavano di mie gravi responsabilità, tra meraviglia e sconcerto». Dopo i testi di D’Alfonso sentiti ieri, l’ex senatore Tommaso Coletti del Pd e il presidente Saga Nicola Mattoscio, chiamati per descrivere il «prestigio» e la carriera politica del presidente, il 24 febbraio prossimo toccherà all’assessore regionale Pd alla Sanità Silvio Paolucci e al deputato Gianni Melilla (Si).

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it