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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/12/2016
Testata giornalistica: Prima da Noi
Ultima chiamata: la Corte dei Conti fa a pezzi la Regione: «ritardi, omissioni e violazioni reiterate». Rendiconti mai presentati. Undici punti che disintegrano la gestione finanziaria dell’ente

ABRUZZO. Gli anni passano e le bacchettate continuano ma fino a quando?
Anche a questo giro la Corte dei Conti ha rilevato «ritardi, omissioni e violazioni reiterate» della Regione Abruzzo nell'approvazione dei progetti di legge concernenti i rendiconti.
Una situazione, a leggere il documento firmato lo scorso 24 novembre, veramente disastrosa.
Tanto che i giudici sostengono che occorra «un deciso rientro nei corretti canoni comportamentali in materia di contabilità pubblica, attesa la rilevanza dei profili giuridici, economici e sociali delle omissioni evidenziate».
Undici punti con i quali si annienta la gestione finanziaria dell’ente, carente, quando va bene.
Ma questo è l’aspetto marginale perché l’analisi della Sezione di controllo si focalizza anche su comportamenti contro legge e senza il rispetto delle norme.
Tant’è che il documento è stato girato non solo al Consiglio dei Ministri per il controllo amministrativo ma anche organi giudiziari (corte dei Conti e procura della Repubblica) che dovranno valutare, ciascuno per la propria competenza, quanto è stato fatto.
Inevitabile dunque l’apertura di fascicoli anche penali per evidenziare eventuali responsabilità e la veridicità di quanto affermato dalla Corte dei Conti che pare già fonte più che autorevole in materia.
Ed è probabile che un fascicolo sia già stato aperto presso la procura di L’Aquila dove i magistrati investiti dovranno avere il coraggio di non naufragare nel mare di carte e conti che da anni ubriacano dirigenti e amministratori, tutti seduti su una vera e propria bomba atomica mai disinnescata.
E c’è anche la recidiva visto che la tirata d’orecchie non è una novità.
Già a dicembre 2013 la Sezione controllo aveva richiamato la Regione per la mancata redazione, a quella data, del rendiconto 2012.
Solo a maggio 2014 «con notevole ritardo rispetto al fisiologico ciclo di bilancio» la giunta ha trasmesso il disegno di legge atteso poi approvato a dicembre del 2015.
Ma la sezione di controllo aveva notare come non fossero state recepite le osservazioni espresse in sede di parifica dunque: «la medesima risultava conforme al disegno di legge parificato solo in parte ed in particolar modo non parificato nei risultati finali della gestione».
Un'altra batosta era arrivata il 15 gennaio del 2015 quando, sempre la Corte dei Conti, aveva stigmatizzato «la mancata redazione del rendiconto 2013 alla data del 31 dicembre 2014».
A luglio del 2015 altro richiamo «a seguito del perpetuarsi di comportamenti omissivi» della Regione.
I ‘controllori’ avevano preso atto della «gravità dei ritardi accumulati in violazione delle più recenti normative» e accertato nuovamente gli inadempimenti contabili dell'amministrazione regionale, la mancata adozione di misure consequenziali alla parifica del rendiconto.


ROSSO SANITA’ : NEL 2015 DISAVANZO DI 66 MLN DI EURO
Mentre si dice che la gestione finanziaria è carente e inadeguata nel merito dei conti si scopre che sul fronte sanità le cose non vanno meglio.
Il 30 settembre 2016, infatti, l’Abruzzo è uscito dal commissariamento il che farebbe pensare ad un riassetto generale dei conti dopo i bagordi degli scorsi anni e le manovre disperate della giunta Chiodi che era riuscita quasi totalmente nel raggiungere il pareggio di bilancio.
Invece, il dato ufficiale del disavanzo della Sanità nel 2015 è di oltre 66 milioni di euro il che crea non poca confusione nel cittadino comune al quale da due anni l’attuale giunta sta raccontando una realtà parallela anche se non del tutto falsa.
A complicare le cose sono da una parte i provvedimenti governativi dell’uscita dal commissariamento e, dall’altra, i conti in profondo rosso accumulati proprio con la gestione del centrosinistra.
Come dire che D’Alfonso e Paolucci sono stati premiati dal Governo Renzi con l’uscita dal commissariamento (vero) ma nello stesso tempo sono stati anche quelli che hanno creato 66 mln di euro di disavanzo (vero). Come possano convivere questi due fatti veri non è affare che possiamo spiegare noi.
Così la Regione è stata costretta a trasferire una cifra pari al disavanzo per ripianare i bilanci del 2015 delle quattro Asl.
A creare il buco maggiore sono come sempre le Asl più grandi: Chieti (-33.850.011) e Pescara (-30.778.127) di gran lunga quelle evidentemente con maggiori spese o gestite peggio rispetto a L’Aquila (-1.835.655) e addirittura l’utile di Teramo (1.845.573) dove probabilmente si rileva la mancanza di cliniche private che assorbono buona parte del budget pubblico delle Asl.
Numeri da capogiro che non hanno impensierito i tecnici (anzi i ministri) del tavolo di monitoraggio ai quali del resto mancava anche la parte di realtà raccontata solo pochi giorni fa dalla Corte dei Conti...


GLI AVANZI PRESUNTI
«Resta ferma, alla data odierna, una particolare criticità», si specifica nel documento del 24 novembre 2016, «evidenziata in tutte le deliberazioni citate, che vede la Regione poggiare la sua programmazione su un avanzo presunto, e non accertato in documenti formali consuntivi. Non vi è traccia, nei bilanci di previsione, del disavanzo di amministrazione, peraltro non ancora ricalcolato, ma presunto e cristallizzato al 31 dicembre 2012, non ritenuto attendibile da questa Sezione e non parificato. Il disavanzo al 31.12.2013, non parificato dalla Sezione regionale, non ha trovato, addirittura, accertamento definitivo in un rendiconto approvato nei modi di legge».
I giudici sottolineano inoltre come tale disavanzo non rappresenta un dato effettivo, dal momento che non tiene conto dei risultati di amministrazione medio tempore realizzati nel 2014 e nel 2015.
Ciò significa che tale dato potrebbe significativamente modificarsi all'esito del riaccertamento dei residui già al 31 dicembre 2014.

LA SITUAZIONE ATTUALE
Ad oggi, tra cose segnalate, migliorate o ignorate, la lista di omissioni e violazioni è ancora lunga. Ben 11 punti che non solo la Regione dovrà valutare e correggere ma che, come detto, saranno a questo punto anche al vaglio della magistratura.

Vediamo nel dettaglio.
- La prima contestazione è la mancata adozione delle misure consequenziali alla parifica del rendiconto dell'esercizio 2012, che risulta l'ultimo consuntivo definitivamente approvato. Quel punto, per intenderci, già segnalato a gennaio 2015.
- Ci sono poi il mancato perfezionamento della procedura di approvazione del rendiconto dell'esercizio 2013, mediante legge regionale;
- la mancata adozione del rendiconto dell'esercizio 2014;
- la mancata definizione dell'esatto ammontare dei residui al 31.12.2014 e del riaccertamento straordinario degli stessi al 1° gennaio 2015.
- Mancano inoltre l’ adozione del rendiconto dell'esercizio 2015;
il riallineamento del 'ciclo di bilancio ad una tempistica conforme a normativa;
- mancato utilizzo dell'istituto di assestamento dei bilanci di previsione per gli esercizi 2014, 2015 ed anche, alla data odierna, per il 2016.
- Si va avanti: mancata esatta definizione del saldo netto da finanziare e del disavanzo effettivo di gestione e, di conseguenza, mancata adozione del Piano di rientro nei termini previsti dalla normativa (decreto legislativo n. 118/2011);
- mancata conseguente iscrizione, nel bilancio di previsione 2016, del disavanzo effettivo di gestione, risultante da procedure certe e definitive.

Capitolo violazioni, sono ‘solo’ 2 ma reiterate:
- «violazione reiterata del disposto normativo di cui all'articolo 1, comma 5,' del- decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213;
- violazione reiterata dei principi a salvaguardia degli equilibri di bilancio e del principio di copertura delle spese».


«REGIONE SI SOTTRAE AL CONTROLLO»
La Sezione controllo ricorda che «la "reiterata e pervicace" violazione dei principi volti al coordinamento della finanza pubblica costituisce - secondo la Corte costituzionale - di per sé un'ipotesi di violazione di cui all'articolo 126 della Costituzione (che può portare fino allo scioglimento del Consiglio regionale, ndr), poiché la Regione, in tale ipotesi, si sottrae a misure destinate ad operare sull'intero territorio nazionale, e viene meno agli obblighi solidaristici che gravano su tutti i soggetti istituzionali componenti la Repubblica».
«Tali atteggiamenti reiterati, in palese contrasto con la normativa ricordata», si insiste, «continuano ad isolare la Regione Abruzzo nel contesto delle Regioni italiane, dovendosi ritenere la sua gestione condotta in regime di fatto, con totale astrazione dalla realtà effettiva del bilancio e delle risorse finanziarie di cui il medesimo può disporre».

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