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Data: 08/12/2016
Testata giornalistica: AbruzzoWeb
Regione: Scatta il piano-D'Alfonso, 180 lavoratori in pensione entro fine anno. Dopo i pensionamenti si assume, In consiglio legge per finanziare il piano

L’AQUILA - Oltre 180 dipendenti della Giunta regionale d’Abruzzo andranno in pensione entro la fine dell’anno.

Tutto questo avverrà in attuazione di una norma pre-riforma Fornero, in scadenza a fine anno, di cui i vertici regionali hanno deciso di avvalersi in ogni caso per tagliare una bella fetta di costi del personale su pedine che vengono considerate esuberi. Tanto che i dipendenti non saranno rimpiazzati.

Per ‘liberarsi’ di queste professionalità, però, la Regione pagherà somme ingenti per il mancato preavviso di 6 mesi come previsto dalla legge.

Il clamoroso mega piano è stato varato ieri sera dalla Giunta regionale.

È destinato a causare roventi polemiche, a cominciare dal fatto che numerosi dipendenti non vorrebbero andare in pensione e, per questo, si sarebbero già rivolti ai legali di fiducia.

Secondo quanto trapelato, l’operazione è stata fortemente voluta dal presidente, Luciano D’Alfonso, mai tenero nel giudizio sul personale regionale, e dal dirigente del gabinetto Fabrizio Bernardini, professionista a chiamata diretta e quindi componente dello staff politico, che ha l’interim della responsabilità del personale.

Quello di ieri sera in Giunta è stato definito un vero e proprio blitz, con l’impattante decisione fatta digerire senza appello e possibilità di discussione, tra gli altri, all’assessore al Bilancio Silvio Paolucci, chiamato, però, a trovare i danari per questa operazione.

Un ulteriore passo indietro, per lui, sul tema specifico delle politiche per il personale, dopo aver perso la delega ad hoc nel rimpasto di settembre 2015, secondo alcune fonti anche su sua richiesta.

Sulla cura dimagrante non ci sono notizie e posizioni ufficiali, negli uffici regionali si sta lavorando da tempo a fari spenti, nel silenzio anche da parte dei sindacati.

Proprio in dirittura di arrivo emerge una strategia che ha del clamoroso e che presenta anche punti singolari sottolineati dall’interno dell’ente.

Si tratta di persone che hanno i requisiti per entrare in questa finestra a cui la Regione dovrà corrispondere i quattrini per il mancato preavviso di 6 mesi, somme ingenti che non sarebbero state erogate se i 180 fossero andati in pensione a scadenza naturale, e cioè nei prossimi mesi.

Soldi che, aggiunti alla corresponsione del trattamento di fine rapporto (tfr), porteranno la Regione a dover trovare somme milionarie in un bilancio molto precario.

Altro elemento che fa discutere in seno al personale è che i tagli non potranno essere ponderati: saranno a macchia di leopardo e quindi avranno ripercussioni sui servizi.

La vicenda va inserita in un contesto che vede una macchina che, comunque, conta circa 1.500 dipendenti e ha alle porte la questione del personale delle Province che riceverà in eredità dopo la riforma Delrio che ha in parte abolito quegli enti.

Altro elemento che emerge è che i tagli colpiranno soprattutto palazzo Silone, sede della Giunta regionale all’Aquila.

L’AQUILA - Avanti c’è posto in Regione: c’è infatti una futura “immissione nei ruoli delle professionalità necessarie” prevista nella fase 2 del “piano D’Alfonso”, anticipato ieri da AbruzzoWeb, che spedirà in pensione senza preavviso 172 lavoratori della Giunta regionale.

Un’immissione di lavoratori per supplire ai pensionamenti che, secondo quanto appreso da rumors politici, dopo aver pescato nel personale in arrivo dalle Province, soppresse dalla riforma Delrio, per riempire le caselle di determinati profili necessari al governo regionale andrà a selezionare anche personale ex novo, leggi nuove assunzioni.

Il documento conferma quanto già affermato a questo giornale da Camillo D’Alessandro, consigliere del Partito democratico che ha parlato di “dotarci, nei limiti delle risorse disponibili, di figure tecniche che la Regione non ha e di cui ha bisogno, come ingegneri e geometri”, ovviamente dopo le uscite.

Il maxi piano di pensionamenti costerà circa 2,5 milioni di euro una tantum, ma ne farà risparmiare 4,5 all’anno, come viene spiegato per filo e per segno nella delibera di Giunta numero 817 del 5 dicembre scorso sulla “razionalizzazione della dotazione organica e conseguente identificazione dei ruoli in eccedenza o in soprannumero”.

I fondi per finanziare l’operazione andranno autorizzati dal Consiglio regionale con l’approvazione di un progetto di legge già predisposto in un’altra delibera di Giunta, la numero 818. Il testo, di tre semplici articoli, fissa l’indennità pari alla “retribuzione spettante per il periodo di sei mesi”.

In premessa si ricorda che la Regione si è ritrovata sul groppone 234 lavoratori dell’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo (Arssa), 43 dell’Azienda di promozione turistica regionale (Aptr), 22 dell’ente Abruzzo lavoro, e ancora altri 238 lavoratori dalla soppressione delle province.

Un’overdose di personale che comporta, viene rilevato, la “esigenza di riorganizzazione e razionalizzazione da effettuarsi non in chiave settoriale, bensì di inclusione e armonizzazione rispetto all’intero funzionamento della macchina amministrativa”.

Questo anche a seguito della riforma Madia e dopo aver preso atto che l’attuale assetto “non consente all’amministrazione di fornire un’efficace risposta alle istanze che è chiamata a fronteggiare”.

Di qui l’operazione-pensionamenti che, nei piani di D’Alfonso, consentirà di centrare tre obiettivi: “riduzione complessiva degli organici e della spesa strutturale del personale; adeguamento dell’organico attraverso la soppressione dei profili ritenuti eccedentari; immissione nei ruoli delle professionalità necessarie”, appunto.

Il grimaldello per scardinare l’organico regionale è una normativa inserita nel decreto legge numero 95 del 2012 che “ha introdotto un sistema parzialmente derogatorio delle disposizioni di carattere generale in tema di gestione degli esuberi di personale, prevedendo, quale prima e pregiudiziale azione di gestione delle risorse eccedentarie, l’applicabilità, agli aventi titolo, della normativa pensionistica ante ‘riforma Fornero’”.

Una operazione già passata al vaglio dei sindacati, che se ne sono stati zittini sia lo scorso 15 novembre sia oggi stesso, al termine di un ulteriore confronto sulla vicenda dopo il quale non sono state diffuse comunicazioni agli organi di informazione.

Quasi tre settimane fa, comunque, le sigle, si dice nella stessa delibera “all’unanimità si sono espresse favorevolmente ponendo quale unica condizione ‘la verifica della certezza che non vi sia alcun esodato come risultato finale dell’operazione, tutti gli interessati dal provvedimento dovranno essere prepensionati’”.

Un ostacolo potrebbe essere la necessità di “una indennità sostitutiva del preavviso di 6 mesi previsto” in caso di “procedura di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro”.

E qui viene lo scacco matto di D’Alfonso: il “risparmio annuale di spesa strutturale stimato dagli uffici” è di 4.506.006,80 euro, mentre la spesa da sostenere per le indennità sarà “determinabile (presuntivamente) nel 50% dell’importo” già citato e per di più “da corrispondersi una sola volta”.

Il dado, a questo punto, è tratto, e la Giunta approva il provvedimento, ma solo dopo la “favorevole istruttoria resa dagli uffici competenti”, curiosa aggiunta a penna arricchita in un secondo momento anche dall’aggettivo “puntuale”.



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