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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/12/2016
Testata giornalistica: Prima da Noi
Metro C Roma e paradisi fiscali: arrestato imprenditore della Marsica.

AVEZZANO. False fatture e corsi fantasma per oltre 5milioni di euro a favore di grandi imprese della Capitale.
Così è finito nei guai un imprenditore di Avezzano arrestato oggi dai Finanzieri a conclusione di una complessa indagine di Polizia Giudiziaria nei confronti di un noto imprenditore marsicano (di cui però non forniscono le generalità) e di alcune società della Capitale operanti nel settore sanitario ed in quello edile specializzato in opere pubbliche (in particolare nella realizzazione della Metro “C” di Roma).
Le Fiamme gialle avezzanesi hanno accertato che, nel quinquennio corrente dal 2010 al 2015, l’amministratore di una società marsicana ha emesso, nei confronti di affermate imprese capitoline, false fatture attestanti l’esecuzione di lavori e l’organizzazione di corsi professionali, per l’importo complessivo di € 5.461.753,00, consentendo l’evasione delle imposte e la creazione di fondi neri trasferiti in conti esteri aperti in paradisi fiscali (Marshall Islands) ed in paesi oltreconfine quali la Svizzera ed il Regno Unito.

Nel corso delle indagini i militari hanno infatti dimostrato, nell’ambito di un importante appalto pubblico, la falsa esecuzione di: lavori edili nei confronti di n.3 società operanti nel comparto sanitario; lavori specialistici riconducibili alla linea C (in fase di costruzione) della metropolitana di Roma; corsi di formazione del personale in grado di movimentare i convogli, i quali non potevano essere stati svolti dall’impresa marsicana poiché effettivamente priva di maestranze e tecnici in organico.
A seguito di perquisizioni locali e dei sequestri delle fatture ritenute false, eseguiti presso le sedi delle società romane, i responsabili di queste ultime, aderendo alla procedura c.d. “di collaborazione volontaria” con l’Agenzia delle Entrate (strumento messo a disposizione dal fisco per regolarizzare la propria posizione fiscale e favorire il rientro dei capitali illecitamente trasferiti all’estero), hanno fornito peraltro un’ulteriore conferma della natura fittizia dei lavori e dei corsi oggetto delle indagini.


I militari hanno appurato altresì che il destinatario della misura restrittiva (tradotto in giornata presso la Casa Circondariale di Avezzano) - al fine di agevolare il trasferimento illecito di capitali all’estero - riceveva bonifici bancari sui propri conti correnti tenuti oltreconfine, rimettendoli successivamente a disposizione degli evasori.
La verifica fiscale eseguita ha consentito il recupero a tassazione di 1 milione di euro di I.V.A..
Le attività di indagine sono state coordinate dai Sostituti Procuratori Maurizio Cerrato e Roberto Savelli della Procura di Avezzano e sono culminate nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Francesca Proietti.


CHI E’ L’IMPRENDITORE ARRESTATO ED IL PRECEDENTE
Si chiama Augusto Marini ha 49 anni e risiede ad Avezzano anche se ultimamente non lo si vedeva molto in giro.
Il pm della procura di Avezzano, lo stesso che ha chiesto e ottenuto gli arresti di oggi, però, lo conosce bene perchè ha indagato su di lui anche altre volte come per esempio nell’inchiesta che sulla presunta maxitruffa da 7 mln di euro ai danni di una società di leasing per aver alzato fino ad otto volte il prezzo di merca.
Davanti al gup per quella inchiesta sfilarono anche Enrico Cinosi, 52 anni, Paolo Mannella (42), Luciano Iacovitti (70), Giovanni Venditti (53), Oscar Di Gianfilippo (65), Ettore Ciaffone (55), Giuseppe Cordovani (57) tutti di Luco e Serena Meogrossi (43) di Cerchio.
Le indagini, avviate nel 2010, si avvalsero di accertamenti bancari, intercettazioni telefoniche, consulenze tecniche e perquisizioni. In particolare, secondo l’accusa, attraverso il coinvolgimento di ditte compiacenti tra loro, sarebbe stata ingannata una società milanese di leasing pronta ad acquistare una struttura nel Fucino. Il rappresentante legale della società venne indotto in errore tanto che concluse, con una srl romana, un contratto di compravendita del complesso immobiliare realizzato a San Benedetto dei Marsi e adibito a opificio industriale. In sostanza, sempre secondo la Procura di Avezzano, alcuni imputati, dopo aver assunto il ruolo di amministratori di un’azienda che era in affitto nel capannone, avrebbero previsto il pagamento di 216 mensilità da 25mila euro più Iva. Il prezzo di vendita dell’immobile fu quindi fatto lievitare fino a 7 milioni e 200mila euro, e cioè oltre il valore effettivo dell’immobile, acquistato a 800mila euro. Ciò in modo da poter lucrare la differenza tra quanto speso e quanto ricevuto. Davanti a un notaio fu fatto un contratto in cui un’ulteriore ditta si impegnava a pagare un affitto ancora più sostanzioso rispetto al canone dovuto, in modo da far apparire che la capacità di onorare i pagamenti era garantita. I canoni in realtà non venivano versati.

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