ROMA «Ho ascoltato tutte le voci in Parlamento e registrato con attenzione e rispetto. Nelle prossime ore valuterò e prenderò le iniziative necessarie per la soluzione della crisi di governo». Sono passate da poco le 18, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha terminato le consultazioni al Quirinale in leggero anticipo e annuncia che si prenderà una pausa di riflessione. Ma il tempo stringe. «Il nostro paese» ha detto il capo dello Stato «ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni. Vi sono di fronte a noi adempimenti, scadenze, impegni che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti, impegni, scadenze di carattere interno, europeo e internazionale». Il presidente della Repubblica ha quindi fatto capire che per andare al voto occorrerà risolvere il problema della legge elettorale: «È emersa in questi incontri, come prioritaria, un’esigenza generale di armonizzazione delle due leggi per l’elezione della Camera e del Senato, condizione questa indispensabile per procedere allo svolgimento di elezioni». E ancora: «Vorrei ribadire che dei tre punti, in primo piano vi è quello che riguarda il sostegno ai nostri cittadini colpiti dal terremoto e l’avvio della ricostruzione dei loro paesi». L’obiettivo del presidente della Repubblica è decidere entro oggi o domani a chi affidare l’incarico di guidare il nuovo governo. Resta dunque in pole position il nome di Paolo Gentiloni anche se la prima opzione su cui ragiona il Quirinale è ancora quella di un reincarico allo stesso ex rottamatore (ma il premier dimissionario si è già chiamato fuori). L’ipotesi, comunque, non è campata in aria anche perché ci sono forze politiche che propongono l’opzione come tra le favorite. In particolare gli alleati della maggioranza che ha retto l’esecutivo fin qui, cioè Angelino Alfano e Denis Verdini. Per il ministro dell’Interno la strada dev’essere un governo di responsabilità comune altrimenti, appunto, la prosecuzione dell’esperienza con Renzi. Per Verdini, Ala è pronta a dare il sostegno a qualsiasi tipo di governo, compreso il Renzi-bis. Quel che è certo è che quello di Paolo Gentiloni resta il nome più gettonato nella maggioranza dem. Restano da superare gli ostacoli dei centristi di Ncd che lo identitificano con il «governo a scadenza» che loro non vogliono e della minoranza dem che, con Roberto Speranza, ha chiesto al Pd una scelta di «discontinuità» e un programma di governo ben più corposo della sola riforma. Ieri, comunque, da Mattarella si sono presentate le delegazioni dei partiti maggiori. I 5 Stelle hanno ribadito l’indisponibilità ad appoggiare qualsiasi governo «calato dall’alto» e confermato la volontà di andare al voto con una nuova legge elettorale: «Oggi in Italia abbiamo due leggi elettorali diverse che generano una paralisi istituzionale dolosa generata dalla irresponsabilità della classe politica guidata da Renzi e dal Pd. Per questo abbiamo chiesto di garantire il percorso istituzionale più rapido per andare al voto con la legge elettorale che sarà certificata dalla Corte costituzionale» dice la delegazione dei 5 Stelle per la quale Renzi dovrebbe rimanere a Palazzo Chigi. Berlusconi ha invece ribadito il no a un governo di larghe intese, confermando però la disponibilità a un tavolo per la messa a punto della nuova legge elettorale. «Abbiamo illustrato a Mattarella quella che ci sembra l’unica strada possibile, l’approvazione in tempi rapidi di una nuova legge elettorale condivisa per poi consentire agli italiani di esprimersi con il voto» ha detto il Cavaliere. Secco no anche all’ipotesi di un governo di responsabiltà. «Forza Italia non è disponibile a sostenere un governo di larga coalizione. Tocca al Pd esprimere e sostenere un governo per la parte restante della legislatura, che deve essere la più breve possibile» dice il Cavaliere, auspicando che dopo le elezioni «riprenda il percorso di una costituente in termini finalmente condivisi». Ma i partiti di maggioranza e opposizione non sono d’accordo sui punti principali, dal successore di Matteo Renzi alla composizione del governo di transizione che dovrà traghettare la crisi alle nuove elezioni passando per l’approvazione di una nuova legge elettorale. La misura della distanza tra le posizioni delle forze politiche arriva dalle parole del capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. «Abbiamo registrato un larghissimo rifiuto da parte delle opposizioni a un governo di responsabilità nazionale. Abbiamo quindi assicurato a Mattarella tutto il sostegno del Pd alla soluzione della crisi che egli riterrà più opportuno». Questo vuol dire che i dem fanno un passo indietro, non hanno dato al capo dello Stato una “rosa” di nomi ed è certo che non sarà Renzi. La palla passa a Mattarella.