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Pescara, 25/11/2024
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Data: 13/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Un Gentiloni lampo con 5 nuovi ministri. Ma Verdini: voto no

ROMA Alle 18,30 dopo un colloquio di un'ora con Mattarella al Quirinale, Paolo Gentiloni ha sciolto la riserva sul suo incarico e ha reso nota la lista dei ministri del 64esimo governo della Repubblica. 18 i componenti della squadra più il premier. 12 i ministri confermati negli stessi posti del precedente esecutivo e due novità di rilievo: Angelino Alfano sostituisce agli Esteri Gentiloni e viene rimpiazzato al Viminale da Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi nel governo Renzi. La vicepresidente del Senato Valeria Fedeli (Pd) prende il posto all'Istruzione di Stefania Giannini, unico ministro escluso. Le altre novità riguardano la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, che va ai Rapporti col Parlamento; l'ex sottosegretario alla Presidenza Claudio De Vincenti al Mezzogiorno, mentre l'altro sottosegretario a palazzo Chigi, Luca Lotti, va allo Sport con delega all'editoria e al Cipe. Ma tra i fedelissimi dell'ex premier Renzi si segnala lo spostamento di Maria Elena Boschi dal ministero delle Riforme - non più presente nella nuova compagine - a sottosegretario a palazzo Chigi con funzione di segretario del Consiglio dei ministri.
DEFEZIONE
Quanto alla maggioranza che sosterrà il nuovo governo, Gentiloni dovrà fare i conti con la defezione dei verdiniani del gruppo Ala che non hanno visto soddisfatte le proprie richieste per una «adeguata» rappresentanza nell'esecutivo. I parlamentari vicini al senatore toscano sono 16 alla Camera e 18 al Senato, dove, nonostante i numeri più avari per il governo rispetto a Montecitorio, la maggioranza non dovrebbe nutrire eccessive preoccupazioni, potendo sulla carta contare sul sostegno organico di 166. Cinque voti, quindi, oltre la soglia di 161 che è la maggioranza assoluta a palazzo Madama. E sono stati lo stesso Denis Verdini, assieme al viceministro dell'Economia Zanetti, che secondo indiscrezioni avrebbe l'intenzione di lasciare il suo posto nel governo, a diffondere una nota - prima che Gentiloni leggesse i nomi della sua squadra ma quando era già assodata l'esclusione di Ala - nella quale si diceva, tra l'altro: «Non voteremo la fiducia a un governo che ci pare al momento intenzionato a mantenere uno status quo, che più dignitosamente sarebbe stato comprensibile con un Renzi-bis». Soluzione, questa, che Verdini aveva detto più volte di preferire.
Con l'evidente intento di non inasprire i rapporti nel centrodestra, poco dopo le dichiarazioni di Verdini, il leader del Ncd, Angelino Alfano, oggettivo concorrente del gruppo Ala nella trattativa di governo, ha affermato: «Lo dico con chiarezza: noi eravamo pronti all'ingresso di Ala nella maggioranza», aggiungendo di «non credere che avremo difficoltà a ottenere la fiducia in Senato».
I primi passi il neonato esecutivo li ha mossi ieri nel salone delle Feste al Quirinale per il giuramento nelle mani del capo dello Stato Mattarella. Poi la prima riunione del Consiglio dei ministri a palazzo Chigi. Mentre oggi il governo è atteso alle 11 alla Camera per il voto di fiducia, cui seguirà in giornata quello del Senato.

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