L'AQUILA Otto milioni di euro per il trasporto pubblico e 500mila euro per il piano neve delle Provincie. Sono i provvedimenti, approvati a suon di maggioranza e inseriti in variazione di bilancio, che hanno fatto da banco di prova ad un’aula scomposta e fumosa (in senso metaforico ma anche realistico dato l'alto livello di fumatori) su quasi tutti i lavori partiti al mattino con una lunga riunione della Prima commissione, ai piani "alti" dell'Emiciclo, mentre giù per ore hanno atteso i disabili dell'associazione "Vita indipendente" in cerca di risposte dalla politica. Quello di ieri in consiglio regionale è stato un antipasto del dibattito sul bilancio di previsione 2017 che entrerà nel vivo dalla prossima assemblea e che si preannuncia incandescente. Il documento è stato approvato sabato dalla giunta ed è atteso in Prima commissione per il 21 dicembre, giusto in tempo per tenere “sotto scacco” il Consiglio per il solito tour de force di fine anno (di quelli da spazzolino e pigiama nello zaino, per intenderci) ma sul quale la maggioranza fa quadrato.
Proprio i trasporti sono una delle quattro voci sulle quali l'assessore Silvio Paolucci (Pd) non intende fare un passo indietro e che difende anche di fronte alla Corte dei conti che qualche giorno fa è tornata a denunciare le "spese fuori controllo della Regione" e la necessità di procedere con gli ammortamenti del disavanzo ereditato. Trasporti, Sanità, Sociale e studenti (Adsu) sono quei servizi che non si toccano, perché se è vero che il piano di rientro si deve fare - manda a dire Paolucci ai giudici contabili - altrettanto vero è che «non possiamo affamare i cittadini». Vale a dire che il bilancio sarà austero, se non di lacrime e sangue, ma dal momento che la coperta è corta la prima cosa che la Regione dovrà andare a coprire sono i servizi ai cittadini. La Corte dei conti con tutti i disavanzi possono anche aspettare.
Giù le mani dai trasporti. «Al trasporto pubblico sono stati sottratti 8 milioni per penalità contabilizzate nel 2016», spiega dai banchi il consigliere del Pd con delega ai Trasporti Camillo D'Alessandro, che ha anche ricordato i tagli statali al settore: 2 milioni di trasferimenti in meno. «Tale stanziamento consente di chiudere i pagamenti a pubblico e privato», aggiunge, «in modo che al 31 dicembre non ci siano penalità e vengano garantiti i pagamenti regolari degli stipendi per Tua e le esigenze dei privati a seguito dei loro contratti con la Regione». Dal prossimo anno, inoltre, «non arriveranno più penalità perché abbiamo tagliato le linee inutili e provveduto alla pianificazione tariffaria».
Indennità, il M5s ci riprova. Un emendamento dei grillini a una legge fuori sacco (n.40) presentata dal capogruppo del Pd Sandro Mariani e riguardante la normativa sugli stipendi dei consiglieri ha riacceso lo scontro sulle indennità e i costi della politica. Quasi identico a quello inserito (e bocciato dagli italiani il 4 dicembre) nella riforma costituzionale del governo e inerente la riduzione degli importi destinati ai consiglieri. «Vogliamo dimostrare che i costi della politica si possono tagliare senza stravolgere la Costituzione», afferma la capogruppo Sara Marcozzi, chiedendo il voto nominale. Il presidente del consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio snocciola i nomi lentamente, tante sono le assenze dopo le 20 tra le fila della maggioranza stanca; l'emendamento grillino incassa il "sì", fra gli altri, dei forzisti Mauro Febbo e Lorenzo Sospiri. Un "no" sonoro da tutta la maggioranza. Ormai la bagarre è esplosa: più di un'ora di dibattito ancora una volta sui costi della politica ha tolto l'ultimo anelito di lucidità all'aula. «Ci date in pasto come mostri all'opinione pubblica», tuona il consigliere di Centro democratico Maurizio Di Nicola ricordando insieme a Febbo che «le indennità sono cosa diversa dagli stipendi»: «Qui ci sono professionisti che hanno abbandonato il loro mestiere per dedicarsi alla cosa pubblica». Risposta della Marcozzi: «Noi le indennità ce le siamo tolte per finanziare un conto corrente per le Pmi». Maggioranza sotto. E nel brusio generale che ha fatto dire alla Marcozzi «non riesco a sentire nemmeno me stessa» , è stato votato l'ordine del giorno numero 65 sul bilancio di previsione del consiglio regionale: a salvare la maggioranza, scesa (alle 21,30 passate) a quota 14 consiglieri, ci ha pensato il centrodestra (contrari i grillini). «Questa maggioranza non ha più ragione di esistere», commenta il consigliere pentastellato Domenico Pettinari. Lapidari i forzisti Sospiri e Febbo sulla mancata approvazione del Documento economico finanziario: «Sul Def ancora una volta è mancato il numero legale. Se queste sono le premesse, in sede di approvazione di bilancio la maggioranza di centrosinistra sarà chiamata all’ennesima prova del nove».