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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
La Muraro indagata dimissioni notturne. Raggi ai consiglieri: aspettiamo e vediamo. Grillo teme il caso Roma «Ci giochiamo il governo»

ROMA Il caso Muraro prende in contropiede anche il Milan. Lunedì sera, ore 20 passate, telefonata dalla segreteria della sindaca ai consiglieri comunali. «Ragazzi, dovete risalire su». «Ma come? C'è la partita della Roma, abbiamo anche fame». «Mi dispiace comunicazioni urgenti di Virginia». E' da poco terminata una riunione di maggioranza sul bilancio, c'è chi alla fine preferirà la partita e non ritornerà in Campidoglio. Ai presenti - a cui viene offerta una pizza - la sindaca Raggi illustra la situazione: l'assessore Paola Muraro ha ricevuto un avviso di garanzia per reati ambientali, deve lasciare. Il codice del M5S parla chiaro, o meglio parlerebbe. Qui il problema ormai è tra il Campidoglio e il resto dei vertici pentastellati. «Cosa facciamo?», chiede la sindaca ai consiglieri. C'è chi sta con l'assessore, che rimane dietro la Sala delle bandiere, triste e sconsolata. Raggi prospetta una soluzione: «La congeliamo, si fa interrogare, poi ritorna». Non c'è Marcello De Vito, presidente del consiglio comunale, tra i più critici. La notizia dell'avviso di garanzia è nell'aria. «I giornali lo sanno», dice qualcuno con fare minaccioso e apocalittico. «Virginia» entra e esce dalla stanza dove è in corso la riunione. Scatta la chiamata a Beppe Grillo. Ma il capo del M5S sta lavorando: è un comico, ha uno spettacolo a Genova. E quindi non risponde. Si cerca Rocco Casalino, sacerdote della comunicazione. «Rocco, come ci muoviamo?». La telefonata naturale è a Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, strenuo difensore del Campidoglio nei primi mesi, salvo ritirata dopo il caso della mail non riferita appunto sul caso Muraro. Il candidato premier in pectore parla con Raggi ma rilancia: «Virginia, devi sentire Beppe».
I COLLOQUI
Dopo le 23, nuova telefonata. questa volta Grillo risponde. Si trova nel camerino, lo spettacolo è terminato. «Muraro deve lasciare, su queste cose, Virginia non possiamo fare sconti: non siamo il Pd». Davide Casaleggio viene consultato, il figlio del fondatore è uno dei Garanti, parla poco ma il suo parere pesa. Anche da lui arriva il pollice verso nei confronti dell'assessore. I consiglieri frenano: «Con i tempi della giustizia italiana, Paola non tornerà, che dolore, che storia triste, è innocente». La grillina sa che questa volta non può sbagliare colpo e ne ha uno solo.
All'una passata ecco il video-selfie. Faccia contrita della prima cittadina, sullo sfondo intorno a lei, con una inquadratura alla Wes Anderson, una decina di consiglieri, inceneriti dalla delusione. «Attendiamo con fiducia che l'assessora chiarisca nel dettaglio la sua posizione. Nel frattempo, sarò io ad assumere le sue deleghe». Poco prima Raggi aveva annunciato l'avviso di garanzia della sua responsabile all'Ambiente. Che poi dirà: «Verrò ascoltata dalla Procura il prossimo 21 dicembre. Sono tranquilla e convinta di riuscire a dimostrare la mia totale estraneità ai fatti - le parole dell'ormai ex assessore -. Tuttavia, per senso di responsabilità ho deciso di dimettermi». Il risveglio è traumatico per tutta la compagnia. Il «Raggio magico» vorrebbe aspettare la magistratura, Grillo e il resto dei parlamentari sono per il cambio subito per sviare l'attenzione dall'ennesimo caso Roma proprio adesso che i fari sono puntati su Palazzo Chigi.

Grillo teme il caso Roma «Ci giochiamo il governo»

ROMA «Ce lo aspettavamo», sospirano da Milano i confidenti di Beppe Grillo e Davide Casaleggio alle prese con un nuovo caso Roma che rischia di minare la corsa verso Palazzo Chigi. I due leader del M5S sono stati informati della volontà di Muraro di rassegnare le dimissioni già ieri pomeriggio, poco prima che Grillo salisse sul palco per la prima del suo spettacolo a Genova. Una notizia che è rimasta secretata per diverse ore e che Raggi ha deciso di comunicare alla maggioranza solo in nottata dopo la riunione sul bilancio. Non c'erano tutti i consiglieri, molti erano già rincasati.
«Situazione gestita malissimo», ribadiscono quelli che in tempi non sospetti avevano consigliato di liberarsi subito dell'assessore, ovvero quando la stessa aveva scoperto di essere sotto indagine. Ma Raggi e il suo garantismo avevano fatto breccia aprendo una ferita all'interno del M5S mai più sanata. La sindaca aveva difeso Muraro, era determinata a «leggere le carte». L'invito a comparire notificato all'ormai quasi ex delegata all'ambiente ha fatto dire a Raggi: «Non entro nel merito».
L'ALLARME
Ma c'è chi come il mini direttorio aveva a suo tempo informato via mail Luigi Di Maio e poi i vertici che il caso Muraro sarebbe potuto deflagrare presto. «Sono dimissioni dovute ha affermato sicura la senatrice Paola Taverna - L'avevamo sempre detto, in presenza di un avviso di garanzia chiederemo di fare un passo indietro». Per questo oggi piomberanno a Roma Grillo e Casaleggio per aggiornarsi con la sindaca e arginare lo stallo in Campidoglio, sempre più grave, dopo le dimissioni di Muraro, la crisi con il delegato all'urbanistica Paolo Berdini e anche la delusione del dg Ama Stefano Bina, pronto a lasciare anche lui e a tornare a Voghera dove è in aspettativa e dove è molto stimato. Ora la mission dei vertici è capire se è possibile trovare una sostituta di Muraro in tempi rapidi per far sì che l'intero settore ambiente non rimanga scoperto. Solo i leader del M5S hanno dato disponibilità ad aiutare Raggi che resta comunque isolata: in Parlamento, la prima cittadina, fatica a trovare coperture politiche.
LE CONSEGUENZE
«Cosa vi aspettate? Chi tocca Virginia si brucia», risponde un parlamentare ricordando gli oneri e gli onori di Raggi. «Paola Muraro si è dimessa? Non ci riguarda», risponde un altro parlamentare. Solo il blog è ancora disponibile a ospitare i comunicati politici della sindaca, e solo le fredde pagine web di Grillo trattengono a stento Raggi nel perimetro dei Cinque Stelle. Perché in pochi ieri hanno inviato pacche sulle spalle via sms al Campidoglio. Solo Stefano Vignaroli ammette: «Non immaginavo finisse così, ma ha fatto bene a dimettersi. Noi abbiamo questa regola quando si riceve un avviso di garanzia». Non è proprio così: il sindaco Filippo Nogarin dopo aver ricevuto l'avviso di indagine non si è dimesso, e neppure i tre parlamentari palermitani del M5S indagati per la vicenda delle presunte firme false lo hanno fatto. «Ma loro non erano eletti quando sono successi i fatti», taglia corto un sodale dei deputati sospesi. La sindaca mastica amaro, non esclude di richiamare Muraro una volta conclusa l'indagine e non ha risposto alle poche mani che le sono state tese in segno di aiuto. È la nemesi di Raggi, come fa notare qualcuno. Tutte le volte che il M5S raggiunge vette alte di consenso scoppia una grana, come ora dopo l'esito del referendum: la giunta perde pezzi e il M5S è costretto a rinunciare alla piazza, quella di Montecitorio, dove ieri era in programma una manifestazione di protesta. «Non possiamo permetterci errori adesso - dicono i vertici del M5S - ci giochiamo il Governo».

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