PESCARA Tra le diavolerie in circolazione ci sono anche dei congegni che alterano il funzionamento dei tachigrafi installati sui mezzi pesanti. Questi aggeggi sballano i dati sui tempi di guida e di riposo degli autisti e le informazioni sulle modalità di guida e, quindi, forniscono un quadro falso del lavoro svolto dai conducenti dei mezzi pesanti. Così facendo le ore al volante possono essere superate, in violazione delle disposizioni che impongono i riposi, ma si generano rischi sia per gli autisti stessi che per la circolazione. Lo sa bene la polizia stradale che effettua controlli mirati, lungo l'autostrada A14, per rintracciare sui mezzi i dispositivi in grado di bloccare i tachigrafi. E la settimana scorsa gli uomini del distaccamento di Pescara Nord, coordinati dall’ispettore capo Sabatino Pulcini, hanno fermato un camion a Città Sant’Angelo, riuscendo ad appurare che c'era qualcosa che non andava. I controlli sono tutt’altro che semplici perché per rintracciare i marchingegni fuorilegge è necessario, in alcuni casi, smontare il camion ed è indispensabile l’intervento di personale specializzato, e quindi i tir vengono fermati e finiscono in autofficina. Il primo controllo della Polstrada, quando il camion viene fermato, è sui dati registrati dal tachigrafo, che possono contenere delle avvisaglie. Esaminandoli è possibile intuire che potrebbe esserci stata una manomissione ma a quel punto va trovato un riscontro, va provata l’esistenza di un aggeggio, che può essere rudimentale oppure elettronico. Nel primo caso si può trattare di una semplice calamita: l’esperienza dimostra che viene applicata sul sensore che comunica al tachigrafo i tempi di guida e di riposo, per cui il contatore non scorre, si blocca e i dati vengono alterati. L’effetto è lo stesso quando i dispositivi sono un po’ più sofisticati e vengono nascosti in maniera oculata all’interno del mezzo e attivati con un pulsante (posizionato nella cabina) oppure con un telecomando che bloccano il tachigrafo. Dall’inizio dell’anno la Polstrada di Città Sant’Angelo ha già intercettato una ventina di questi dispositivi. E le conseguenze sono pesanti, sia per le ditte proprietarie dei mezzi che per gli autisti. I titolari delle ditte vengono denunciati all’autorità giudiziaria per rimozione o omissione dolosa di cautela contro gli infortuni sul lavoro mentre gli autisti, che in genere dicono di essere all’oscuro di tutto, si vedono sospendere la patente per tre mesi e pagano sanzioni salate che sono di circa 800 euro nel caso di un dispositivo manuale e di circa 1600 euro quando il congegno è più complesso e va attivato a distanza. In questo caso l’autista rischia anche la segnalazione all’autorità giudiziaria e la ditta si vede applicare una sanzione da 800 euro. Per il congegno, poi, c’è il sequestro amministrativo. Il tachigrafo, svelando le ore di lavoro e di riposo, rappresenta una garanzia per la sicurezza stradale e per la salute e la sicurezza degli autotrasportatori, fa notare la Stradale, che di volta in volta informa l’Ispettorato del lavoro delle irregolarità riscontrate per promuovere controlli sul Libro unico del lavoro tenuto dalle aziende.