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Pescara, 25/07/2024
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Data: 15/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Gentiloni, dall'Abruzzo dodici No e nove Sì. Il caso Piccone agita Ncd

PESCARA Alla fine anche i 21 parlamentari abruzzesi si dividono sul voto di fiducia al governo Gentiloni. Nove schierati per il sì, dodici per il no. La fiducia al nuovo esecutivo è arrivata dai deputati del Pd Antonio Castricone, Tommaso Ginoble, Maria Amato, Yoram Gutgeld (uno dei paracadutati in Abruzzo), Vittoria D'Incecco, Gianluca Fusilli, e dalla senatrice Stefania Pezzopane. Ai quali si aggiungono la senatrice del Ncd, Federica Chiavaroli e il deputato Paolo Tancredi. Non Filippo Piccone, che dopo aver lasciato Forza Italia per il partito di Alfano non ha gradito l'alleanza politica a sinistra. Assieme a Piccone hanno voltato le spalle al nuovo governo anche i cinque parlamentari abruzzesi del M5S: i deputati Gianluca Vacca, Andrea Colletti e Daniele Del Grosso, e i due senatori Enza Blundo a Gianluca Cataldi. Sul fronte del no anche il deputato Giulio Sottanelli, che dopo avere abbandonato la lista Monti è entrato a far parte del gruppo Ala di Denis Verdini. No anche dal deputato di Sinistra italiana, Gianni Melilla e dal deputato di Forza Italia, Fabrizio Di Stefano, al quale si sono aggiunti i due senatori di Fi Paola Pelino e Antonio Razzi.
ILLUSTRIAltro nome illustre schierato sul fronte del no è quello dell'ex ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, anche lui eletto in Abruzzo nel 2013 con le liste di Forza Italia prima di passare nel Ncd e fondare poi il suo movimento, Idea, dopo lo strappo con il partito di Alfano. Come si vede, un mondo che in meno di tre anni ha subito profondi cambiamenti, di pari passo con le dinamiche della politica nazionale, di cui l'Abruzzo è stato spesso laboratorio. Ad annunciare lotta dura contro il nuovo governo è soprattutto la pattuglia abruzzese del M5S, come spiega il deputato di Montesilvano, Andrea Colletti: «Alla Camera non abbiamo partecipato al voto perché questo è un governo che è già stato sfiduciato dai cittadini il 4 dicembre. Siamo rimasti in aula solo fino alla nostra dichiarazione. Ma questo - non significherà astenersi dal lavoro in Parlamento e nelle commissioni. In questo momento (ieri, ndr) alla Camera stiamo partecipando al dibattito sul terremoto ma non siamo certo qui per reggere la candela a una maggioranza che non ha la fiducia degli italiani». Quanto alle date che continuano a rimbalzare per il ritorno alle urne: «Noi siamo qui proprio perché si torni al più presto a votare, con la nuova legge elettorale che sarà indicata dalla Consulta il 24 gennaio».

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