Troppi parenti e amici erano finiti nel baraccone della municipalizzata dei trasporti. Già dai primi passi dell'indagine sulla Parentopoli Atac era emerso che nella grande infornata di assunzioni sospette, firmate tra il 2008 e il 2010, c'erano troppi nomi riconducibili ad Aldalberto Bertucci, l'allora amministratore delegato, uomo di destra cresciuto politicamente a Guidonia e sbarcato a Roma con l'ambito incarico. Un'accusa che ha retto fino a ieri, giorno della sentenza di primo grado, quando i giudici della ottava sezione penale del tribunale hanno sancito la condanna con l'accusa di abuso d'ufficio per quattro top manager di Atac tra cui la più pesante, proprio per Bertucci: tre anni e sette mesi di reclusione. La sentenza, comunque, non ha risparmiato neanche il successore, l'ex ad Antonio Marzia, che ha avuto una pena di due anni e tre mesi. Tre anni e un mese è stata invece la condanna per l'ex capo del personale Luca Masciola e un anno e otto mesi per l'allora dirigente Vincenzo Tosques. E' stato assolto con formula piena invece l'ex assessore all'Ambiente del Campidoglio Marco Visconti, per cui la procura aveva chiesto due anni di reclusione convinta, che facendo leva proprio su Bertucci, avesse favorito il passaggio (con vantaggio sullo stipendio) della moglie da Trambus a Metro. Dichiarate prescritte invece le accuse contro l'ex direttore generale di Trambus, Tullio Tulli.
LE VIOLAZIONI Le assunzioni sospette, finite nel mirino della procura, erano 41, tra cui quella della cubista Giulia Pellegrino e di Giorgio Marinelli, figlio del capo scorta di Alemanno. In sede di udienza preliminare erano stati prosciolti Riccardo Di Luzio e Mario Marinelli, già direttore delle risorse umane ed direttore dell'ufficio amministrazione personale di Atac. L'accusa, secondo il imputazione, fa riferimento all'assunzione di personale amministrativo specializzato, alle «dipendenze delle rispettive società, Trambus e Metro poi interamente confluito nella incorporante Atac spa, in violazione di specifiche norme di legge e di regolamenti vigenti», in particolare per quanto concerne le adeguate competenze e le attitudini per le mansioni loro destinate. Tra le assunzioni finite nel mirino degli inquirenti, quella di una specialista tecnico-amministrativo con stipendio annuo lordo di oltre 30mila euro, sebbene «la stessa fosse palesemente priva delle adeguate competenze contrattualmente previste come desumibile dal titolo di studi conseguito, maturità classica, e dalle pregresse esperienze lavorative: cameriera ed hostess in discoteca».
Per le parti civili, tra cui l'Atac in testa (che chiedeva danni per tre milioni e mezzo) seguita dal Campidoglio (che puntava ai due milioni), e l'Assoconsum, i giudici hanno disposto la quantificazione in sede civile. La contestazione riguardava circa 50 assunzioni firmate, secondo l'accusa, ignorando ogni procedura. In realtà come ha illustrato il pm durante la requisitoria l'azienda aveva una esigenza opposta: «Non assumere. Contenere i costi».
LE CARRIERE Il metodo di assunzione è stato definito dall'accusa «uno zibaldone». Allora il pm per illustrare la situazione aveva rispolverato alcuni casi. «Come quello di Viviano Gaetano, uno degli undici portieri di Atac, poi diventato responsabile di portineria, assunto con chiamata diretta», ha ricordato il pm. Nessun bando. Un assicuratore era finito a fare il dirigente. Un operaio con la terza media aveva scritto nel curriculum di aver preso la maturità mentre ancora mancava un anno all'esame. Era stato invece accostato più volte erroneamente nella lista dei raccomandati Mauro Lombardo, ex vicesindaco di Guidonia assunto come funzionario in Atac nel 2009. Per un caso di omonimia veniva associato a un operaio che avrebbe visto lievitare il suo stipendio, col passaggio di funzioni.