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Data: 17/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Marra in manette, Grillo scarica Raggi. L’aut aut: «Te l’avevo detto, ora rimedia». Il braccio destro del sindaco di Roma arrestato assieme al costruttore Scarpellini. Nel Movimento esplode la rabbia. Clima da resa dei conti, Di Maio sotto accusa. Sibilia: «Così andiamo a sbattere»

ROMA Una nuova bufera politica si abbatte su Virginia Raggi. Il suo braccio destro Raffaele Marra, capo del personale, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri del comando provinciale di Roma su ordine della procura guidata da Giuseppe Pignatone. Secondo le indagini, Marra è accusato di aver intascato una tangente quando lavorava all’Enasarco. In manette anche il noto costruttore Sergio Scarpellini. Per entrambi l’accusa è quella di corruzione. Marra, ex fedelissimo anche dell’ex primo cittadino Gianni Alemanno, avrebbe pagato una casa con i soldi di Scarpellini al quale avrebbe chiesto molti favori. Una “bomba” che esplode di primissima mattina e obbliga il sindaco a una conferenza stampa fuori programma. Poi, in serata, arrivano gli strali di Beppe Grillo. «Su Marra te l’avevo detto, ora rimedia. Vanno verificati tutti gli atti fatti da Marra», dice il leader del Movimento durante una telefonata alla Raggi. Una telefonata furente, tanto che a sera il leader viene dato per prossimo a scaricare Raggi: «Una decisione arriverà prestissimo» dicono i parlamentari Nicola Morra e Roberto Fico che a notte escono dal vertice con Grillo all’Hotel Forum. E quando si presenta davanti alle telecamere, nella sala della Protomoteca in Campidoglio, il sindaco di Roma ha gli occhi di chi non ha dormito molto. L’arresto di Raffaele Marra è solo l’ultimo incubo di sei mesi difficili. Il sindaco legge tutto d’un fiato quanto scritto su un foglio. Dice di aver appreso «con sorpresa» dell’accaduto: i fatti, sottolinea, «per quanto risulta fino a ora», non riguarderebbero «in alcun modo questa consiliatura». La fiducia nel lavoro della magistratura è «piena». Mal riposta, invece, quella nei confronti di chi fino a qualche tempo fa era il suo vicecapo di gabinetto. «Marra era già un dirigente di questa amministrazione e noi ci siamo fidati. Probabilmente abbiamo sbagliato», ammette per la prima volta dopo sei mesi trascorsi a difenderlo. «Di questo mi dispiace» aggiunge passando dal plurale al singolare. «Mi dispiace nei confronti dei cittadini romani e nei confronti del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo» che, ricorda, «aveva sollevato qualche perplessità». Dopo le scuse, la presa di distanza. «Il dottor Marra non è un esponente politico di questa giunta, ma un dirigente dell’amministrazione da oltre 10 anni. È uno dei 23mila dipendenti capitolini. Il mio unico “braccio destro” sono i cittadini romani. È per loro che ogni giorno lavoriamo senza sosta». Nessun passo indietro, quindi: «Procederemo immediatamente con la sostituzione del capo del dipartimento del personale, ma voglio esser chiara: l’amministrazione va avanti». Quel che è certo è che dentro il Movimento 5 Stelle c’è molta rabbia. Chi ha parlato con Beppe Grillo, che ieri ha riunito sall’hotel Forum tutti i big del Movimento, lo descrive “nero” ma non disposto, almeno per adesso, a mollare il sindaco; e spiega perché: «Non ci si può permettere di perdere la capitale. Sarebbe un danno troppo grande». Le acque sono molto agitate. «È una cosa grave, gravissima», dice Roberto Fico. Il flash mob che si sarebbe dovuto tenere ieri a Siena è stato rinviato mentre dalla rete monta l’onda di protesta per chiedere le dimissioni del sindaco di Roma. #Raggidimettiti è il primo trend topic su Twitter in Italia, l’hashtag più citato delle ultime ore. Ma Grillo per ora tace e, sul suo blog, si esibisce nella più classica difesa d’ufficio: «Raffaele Marra si sarà anche messo a disposizione di Sergio Scarpellini, ma il Movimento 5 Stelle no. E a dimostrarlo non sono le parole, ma i fatti. Grazie al Movimento 5 Stelle sono stati disdetti i contratti capestro che la Camera aveva sottoscritto con l’immobiliarista romano, generando un risparmio di 32 milioni l’anno per la Camera dei deputati. Soldi risparmiati dai cittadini italiani e, di contro, mancati introiti per Scarpellini». Roberta Lombardi, la grande accusatrice di Marra, interviene su Facebook citando Martin Luter King e dicendosi fiera di stare dalla «parte giusta» mentre per Paola Taverna le scuse della Raggi «non bastano». Matteo Orfini, presidente del Pd e commissario del partito a Roma, quando Raggi parla di Marra come «uno dei 23mila dipendenti» reagisce su Twitter: «Oltre ad aver perso il suo uomo di fiducia, ha perso anche il senso del ridicolo». Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia, parla di Roma «allo sbando». Anche Stefano Fassina (SI) sottolinea che il «ritornello “Siamo trasparenti” e “Abbiamo fiducia nella magistratura” non basta più». Tutta Forza Italia, da Bergamini a Gasparri, chiede le dimissioni di Raggi. «Serve subito un sindaco normale» dice Matteo Salvini. A chiedere un passo i

Nel Movimento esplode la rabbia
Clima da resa dei conti, Di Maio sotto accusa. Sibilia: «Così andiamo a sbattere»

ROMA L’arresto di Raffaele Marra è un colpo al “raggio magico”, cioè alla cerchia ristretta del sindaco di Roma Virginia Raggi. Ma soprattutto è un colpo molto doloroso al Movimento 5 Stelle, arrivato a una vera e propria resa dei conti. Beppe Grillo è chiuso nel suo bunker, l’Hotel Forum dove alloggia a Roma. Poco distante, a piazzale Flaminio, arrivano alla spicciolata i parlamentari pronti a partire per Siena. Contrordine. Un sms avvisa che il flash mob in programma per ieri sera non ci sarà più, così come quello di domani. Adesso c’è un problema enorme da risolvere e non è il caso di apparire in pubblico. Il motivo è ovvio. «È corruzione. Gravissimo. Ignazio Marino lo abbiamo crocifisso per molto meno. Ora dovrebbe dimettersi, altrimenti via il simbolo», dice una delle tante voci dei parlamentari, che poi farà arrivare il concetto a Grillo. E il senatore Nicola Morra aggiunge: «Noi siamo nati per ripristinare le regole, ora verificheremo, ma se emergeranno quadri politicamente o moralmente scorretti, non potremo certo difendere certe posizioni». I toni nel corso della giornata saranno sempre più accesi. Il leader pentastellato convoca i big del Movimento in lotta tra loro. Le chat sono infuocate, altri hanno il telefono spento. Nel pomeriggio a Palazzo Senatorio i consiglieri litigano e all’hotel Forum litigano i parlamentari. Roberta Lombardi entrando nel quartier generale di Grillo afferma: «Sono fiera di stare dalla parte giusta». Era stata lei infatti a parlare di Marra come un virus che ha infettato il Movimento. Su Facebook la grillina tutta d’un pezzo affida il suo sfogo a una frase di Martin Luther King, la cui morale è «no a vigliaccheria e vanagloria». Il concetto viene condiviso da Carla Ruocco, Paola Taverna e Nicola Morra. Condivisione che nel linguaggio pentastellato vuol dire molto. Roberto Fico e Carlo Sibilia, dell’ex direttorio, hanno già parlato. Il primo ha detto: «La vicenda è molto grave e serve una riflessione». Il secondo è ancora più netto: «Così andiamo a sbattere». Parole che saranno passate in esame nel lungo incontro con Grillo, al quale hanno partecipato Roberto Fico, Roberta Lombardi, Nicola Morra e Paola Taverna, l’ala più critica ma soprattutto ortodossa del Movimento. Sul banco degli imputati finisce Luigi Di Maio, aspirante candidato premier, anche lui presente al vertice e reo, secondo chi lo accusa, di aver difeso il sindaco e sottovalutato i problemi che Raggi ha creato in Campidoglio «fidandosi delle persone sbagliate». Tra queste anche dell’assessore all’ex Ambiente Paola Muraro, raggiunta da un avviso di garanzia. Tanto che Danila Nesci chiede che vengano presi provvedimenti, mentre Giuseppe Brescia lo definisce «un piccolo stratega». Anche Riccardo Nuti attacca «i volti che funzionano in tv». Grillo è nervoso come non mai: «Dobbiamo restare uniti». Taverna ci spera: «Ne verremo fuori». In tanti aggiungono un «forse».

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