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Data: 17/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Expo, Sala indagato «Adesso bisogna chiarire le accuse»

MILANO Una telefonata formale del premier Paolo Gentiloni e una, di affettuosa partecipazione, dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il sindaco di Milano consegna la sua autosospensione nelle mani del prefetto, formula irrituale ma segnale forte in risposta alla sua iscrizione al registro degli indagati per l'appalto della Piastra quando era ad di Expo. Ora deve scegliere la sua strategia difensiva e ha dieci giorni di tempo prima della decisione del gip Lucio Marcantonio sulla richiesta di proroga indagini (per altri sei mesi) avanzata dalla Procura. Se verrà respinta il caso Sala potrebbe rientrare in tempi brevi, se gli approfondimenti dei magistrati proseguiranno fino a giugno la situazione si complicherebbe oltremodo.

«VOGLIO CERTEZZE FORMALI» Per il momento il primo cittadini ha deciso di congelare il proprio ruolo. Nel primo pomeriggio si è presentato alla riunione di Giunta e ha spiegato la situazione: «E' come se fossi a casa in malattia: non ho le deleghe e non faccio più il sindaco. Spero di riuscire a risolvere la questione il più in fretta possibile». La priorità, spiega, «è sapere cosa sta succedendo, capire quali sono capi d'accusa: un conto sono le notizie sui giornali, altro le certezze formali». Il periodo di «autosospensione», annuncia, «non sarà lungo» e servirà a capire se la sua presenza «potrà essere un bene o danno per la città». Una pausa di riflessione, insomma, tant'è che la sua vice Anna Scavuzzo avrà funzione di sindaco supplente, come accade per il ruolo del «sindaco d'agosto», e non di «reggente». Come scrive al presidente del Consiglio comunale Lamberto Bertolè e ai due vice: «La mia assenza è motivata dalla personale necessità di conoscere, innanzitutto, le vicende e i fatti contestati. Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, ritengo che la situazione determini per me un ostacolo temporaneo a svolgere le funzioni ed esercitare i compiti istituzionali».

LA RABBIA DEL SINDACO Ed è ciò che ha detto anche al prefetto Alessandro Marangoni, comunicando la sua autosospensione che, a quanto trapela, sarebbe stata considerata inaccettabile. In realtà la decisione iniziale di Sala sarebbe stata ben più drastica. Ha saputo di essere indagato alle otto di giovedì sera, con la telefonata di uno dei suoi uomini, proprio mentre usciva da un ricevimento in prefettura. Era con Ada Lucia De Cesaris, ex vice sindaco che si dimise con polemica dalla giunta Pisapia. Quanto gli viene comunicata la notizia, Sala si infuria: «Se è così mi dimetto». E' la De Cesaris a consigliargli prudenza e a indicargli la soluzione tra le pieghe dello Statuto del Comune. Sono l'articolo 53 e 42, che recita testualmente: «Il vicesindaco coadiuva il sindaco e lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento temporaneo, nonché nel caso di sospensione». Intanto i consiglieri del Pd fanno quadrato attorno al primo cittadino. «E' preoccupato, ma sereno e sicuro di poter dimostrare di essere estraneo alle accuse», assicurano. Anche se l'inchiesta che ai primi di novembre la Procura generale ha tolto di mano ai pm ripescandola dall'archiviazione è destinata ad allargarsi. Oltre a Sala gli indagati sono sei, tra cui l'ex general manager di Expo Angelo Paris, ai tempi braccio destro di Sala, e Antonio Acerbo, responsabile unico del Padiglione Italia.

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