Mario Adinolfi, presidente del Popolo della famiglia, attacca: «Non solo ha falsificato la laurea, ma non ha mai fatto l’esame di maturità». E lei: «Mai dimenticarsi di chi non ha avuto le condizioni per poter studiare fino al percorso universitario»
Ancora strali contro la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Ad attaccarla di nuovo è Mario Adinolfi, l’ex deputato Pd tra gli organizzatori dell’ultimo Family day e presidente del «Popolo della famiglia». Secondo Adinolfi, Fedeli non avrebbe neanche sostenuto l’esame di maturità«ma solo i tre anni di magistrali necessari a prendere la qualifica di maestra d’asilo e poi il diplomino privato all’Unsas da assistente sociale, quello spacciato per diploma di laurea in Scienze sociali». Per Adinolfi, che aveva già sollevato nei giorni scorsi il caso della laurea in Scienze sociali paventata sul sito- versione poi corretta con la definizione «diploma per assistenti sociali presso Unsas»- «abbiamo il record mondiale di un ministro della Pubblica istruzione che non solo mente sui propri titoli di studio, non solo non è laureato, ma non ha mai neanche sostenuto quell’esame di maturità che ogni anno agita così tanto centinaia di migliaia di studenti». Un’accusa, quella di Adinolfi, che viene subito recepita e condivisa dai Cinque Stelle: «Fedeli era già scivolata sul caso del diploma di laurea e ora sappiamo che non si trattava di un inciampo o una distrazione. Oltre a non essere in possesso della laurea, Fedeli non ha neppure svolto l’esame di maturità», attaccano i deputati grillini. «Certamente i titoli di studio non sono tutto nella vita ma qui siamo di fronte a un ministro, il titolare dell’Istruzione, che ha mentito sul titolo di studio. Il Miur e il comparto istruzione non meritano anche questa umiliazione».
La risposta del ministro
«Va bene sostenere i migliori ma mai dimenticarsi di chi non ha avuto le condizioni per poter partecipare e studiare fino al percorso universitario». Alla sua prima uscita pubblica da ministro per l’inaugurazione della nuova residenza per studenti fuori sede dell’università Lumsa di Roma, Valeria Fedeli ha risposto implicitamente così agli attacchi che le erano stati rivolti. «Credo che il diritto allo studio sia la chiave indispensabile per moltiplicare il benessere creativo e intellettuale, per rendere la società inclusiva», ha proseguito il neo ministro . «Affronterò con umiltà e dedizione il mio nuovo incarico, mettendo testa e cuore e pensando sempre agli studenti e alle attese delle loro famiglie - ha aggiunto -. Obiettivo importante del mio mandato sarà innovare senza escludere, ascoltare e dialogare senza urlare, procedere senza dividere».
Gli attacchi
In realtà la ministra è stata presa di mira in particolare per il suo curriculum dagli organizzatori del Family Day per la sua militanza femminista e la sua lotta alle discriminazioni di genere. Anche in Aula, il senatore di Idea Carlo Giovanardi si è rivolto a lei ricordandole di essere la prima firmataria del ddl 1680 sull’introduzione dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle scuole di ogni ordine e grado e chiedendole di «abbandonare questo tentativo di colonizzazione ideologica della scuola pubblica».Cavalca la polemica anche Gian Marco Centinaio, della Lega, che sottolinea che chiede «per rispetto degli insegnanti precari, dell’esercito di laureati che si accontenta di un lavoro qualsiasi, di quelli che per garantirsi un futuro dignitoso sono costretti a espatriare la Fedeli si dimetta». Fedeli si è difesa dagli attacchi nei giorni scorsi precisando di essere «sempre stata sindacalista» e di non aver « mai avuto alcun beneficio da quel pezzo di carta». Secondo la ministra, non è un caso se «sono stati quelli del Family day a tirare fuori questa storia. Loro mi detestano per essermi schierata contro, per aver difeso la teoria del gender ed evidentemente non possono accettare che mi occupi di scuola. Eppure per me parla la mia storia politica, io sono sempre stata seria e coerente nell’affrontare i problemi. E lo farò anche adesso, senza farmi intimidire», ha sottolineato la ministra che ha ereditato la (scomoda) poltrona di Stefania Giannini. Ma alla Fedeli è arrivata anche la solidarietà di buona parte del mondo politico, a partire dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, fino a Forza Italia: «Valeria Fedeli sia valutata dai cittadini per quello che sarà il suo operato da ministro e non per altro» ha detto il senatore Vincenzo Gibiino».