PESCARA Il ministero della Giustizia non ha «archiviato definitivamente» la vicenda dei tribunali di Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano e dunque non ne ha deciso irrevocabilmente la chiusura. Il dicastero di via Arenula risponde così agli articoli del Centro in cui si documenta la volontà del governo di andare avanti in Abruzzo al piano di chiusure previste dal decreto Monti del 2012 (che complessivamente prevede in Italia la soppressione di 31 tribunali, 31 procure, 220 sezioni distaccate di tribunale, 667 uffici dei giudici di pace). «Il ministro Andrea Orlando, in occasione della campagna referendaria, a Teramo e all'Aquila», ricorda la nota del ministero «ha ribadito che si deve tener conto di quello che è successo in questi anni e valutare gli aggiustamenti da fare». Ma con giudizio, aggiunge il ministero, perché «sarebbe sbagliato fare dell'Abruzzo un'eccezione a livello nazionale con infinite proroghe di una condizione indefinita». Poiché ne conseguirebbero «disfunzioni» per esempio delle piante organiche. «Non si può procedere alla normale assegnazione di personale e magistrati», spiega il ministero, «a sedi che sulla carta sono chiuse anche se in regime di proroga. Il ministro Orlando convocherà a breve i vertici giudiziari dei distretti interessati per avviare la necessaria riflessione per contemperare al meglio tutte le necessità». Ma è proprio una proroga quella su cui il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, e il presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Di Pangrazio hanno chiesto la mobilitazione dei parlamentari abruzzesi, dei sindaci delle città capoluogo e delle città sedi delle circoscrizioni giudiziarie interessate, incontrati ieri a Pescara (c’erano tra gli altri i parlamentari Antonio Castricone, Maria Amato, Paola Pelino, Andrea Colletti, Gianni Melilla, Gianluca Fusilli, Stefania Pezzopane, Federica Chiavaroli). Un incontro nel quale, «tutti i presenti hanno convenuto sull'esigenza di trovare un modello per tutelare i presidi della legalità sul territorio regionale», hanno spiegato D'Alfonso e Di Pangrazio. I quattro tribunali abruzzesi dovrebbero essere soppressi nel settembre del 2018 dopo aver ottenuto una prima proroga nel 2014. «Ma vi è la necessità di analizzare il fabbisogno del settore», si è detto nella riunione, «ridisegnare la rete giudiziaria e far sì che l'Abruzzo si possa dotare di altre strutture. A tale scopo ciascuno al proprio livello lavorerà per ottenere una proroga del termine stabilito; successivamente sarà costruito un gruppo di lavoro per valorizzare i presidi di legalità nella regione». Per Gianni Melilla l’unico strumento è quello parlamentare. «Bisogna trovare motivazioni valide sul piano tecnico per un’ulteriore proroga di alcuni anni e preparare al meglio la ristrutturazione degli uffici giudiziari. Sappiamo che il governo non è d'accordo e come l'altra volta è il Parlamento che può decidere». Maria Amato teme la perdita del tribunale di Vasto, «tribunale di frontiera», tra Puglia e Campania. Concorda con la proroga anche il senatore del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi: «Diamoci questo tempo e ragioniamo tutti insieme sulla base di una ipotesi plausibile di accorpamenti. Noi le cose buone le condividiamo e le votiamo». Ipotesi che non sarà possibile schivare. Lo ha ribadito ieri la senatrice Federica Chiavaroli, sottosegretaria alla Giustizia del governo Renzi: «Ritengo molto difficile che si possano salvare tutti i quattro tribunali soppressi perché come ha detto il Ministro della Giustizia Orlando nella sua visita nella nostra regione, abbiamo chiuso uffici in tutta Italia e la riforma ha funzionato».