ROMA La riforma della Pubblica amministrazione dopo il parziale congelamento della Consulta e la crisi di governo può ripartire. La riconferma di Marianna Madia alla guida del ministero porta con sé una serie di scadenze che dovranno essere ultimate da qui ad aprile. Innanzitutto, ci sono da scrivere le correzioni ai decreti già in vigore sui licenziamenti degli statali assenteisti, società partecipate e dirigenti sanitari. Per salvarli in tempi rapidi, nei prossimi giorni Funzione pubblica e Regioni avvieranno una serie di tavoli tecnici per sbrogliare la matassa e mettere a punto i testi, che prenderanno forma definitiva con il nuovo anno.
La sentenza dei giudici costituzionali ha dichiarato illegittimi quattro articoli della legge madre e il loro percorso attuativo, imponendo al Governo di ricercare l'intesa con le Regioni sui temi di loro competenza e non il semplice parere, come avvenuto. Al momento, i tre decreti già in vigore rimangono in piedi, ma rischiano seriamente di cadere con nuovi ricorsi. Per salvarli il Governo dovrà raggiungere in fretta un nuovo accordo. Questa volta, però, serve l'unanimità delle Regioni e questo complica molto le cose, soprattutto se si tiene conto che ad interrompere il processo attuativo della riforma Madia è stato il ricorso della Regione Veneto. La Funzione pubblica farà un primo passo incontrando informalmente gli enti territoriali, con apposite riunioni tecniche che si svolgeranno a partire da questa settimana. Dal confronto usciranno i decreti correttivi. Il passaggio successivo è il ritorno in Conferenza, che potrebbe avvenire già a gennaio. A quel punto toccherà alla ministra Madia cercare l'accordo politico, necessario a raggiungere l'intesa.
I NODI APERTI
Per quanto riguarda i contenuti da cambiare, la riforma delle società partecipate secondo quanto si apprende a Palazzo Vidoni non dovrebbe essere stravolta. Anche le regole anti-assenteismo non dovrebbero subire grandi cambiamenti. Non si può dire lo stesso, invece, per il nuovo meccanismo di ingaggio dei dirigenti di Asl e ospedali, profondamente mutato con il decreto scritto insieme alla ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Diverse Regioni chiedono di rivedere la procedura di scelta dei vertici sanitari, allargando il ventaglio delle possibilità. Il testo attuale affida a una commissione, appositamente istituita, il compito di preparare una rosa di candidati (minimo 3, massimo 5) tra cui i governatori dovranno scegliere. Una procedura severa che diversi enti territoriali non hanno condiviso.
Al salvataggio dei tre decreti seguirà a fine febbraio la presentazione in Parlamento dell'attesa riforma del pubblico impiego, indispensabile per dare contenuto all'intesa raggiunta a fine novembre, tra sindacati e Governo, sul rinnovo dei contratti degli statali. C'è poi da risolvere la questione dei precari. Secondo stime sindacali sono 40 mila i co.co.co. che spariranno se il Governo non interviene prima della fine dell'anno. L'ipotesi è quella di modificare un passaggio del Jobs act e prorogare i contratti per tutto il 2017. L'intervento potrebbe trovare posto nel decreto Milleproroghe di fine mese, insieme alla proroga dei contratti a termine (che riguarda in particolare le Province) e delle graduatorie dei concorsi.