ROMA Sorpresa, ora spunta un fedelissimo della Raggi, Andrea Mazzillo, per la poltrona di vicesindaco liberata da un altro del raggio magico, Daniele Frongia, che comunque non lascia la giunta. Quando si parla di Roma Capitale a guida Cinque stelle le sorprese non mancano mai. Nella drammatica giornata di sabato Virginia Raggi, arrivata a un soffio dalla scomunica di Grillo che aveva già pronto il post per il ritiro del simbolo e stava per premere «invio», si era salvata aggrappandosi al piano di salvataggio di Casaleggio e Casalino, accettando la soluzione di Massimo Colomban vicesindaco. L'imprenditore trevigiano, indicato da Casaleggio, con il raggio magico non c'entra proprio nulla. Anzi: nelle intercettazioni dell'inchiesta emerge che Marra e Romeo lo temevano per la sua vicinanza ai vertici del Movimento. Dunque, Colomban potenzialmente è una sorta di commissario che garantisce sia Grillo, sia Casaleggio. Ma ieri la Raggi, come aveva già fatto in passato, dopo essere uscita dall'angolo quasi miracolosamente, ha fatto la ripartenza. Ha chiarito che a votare il vicesindaco saranno i consiglieri comunali e dovranno scegliere tra chi è già in giunta. Allontanato così lo spettro di un lombardiano (gli odiati De Vito e Ferrara) che fa il vicesindaco e la controlla, punta ora a un risultato ancora più raffinato: dal voto potrebbe essere scelto non Colomban, ma Andrea Mazzillo, uno che i consiglieri comunali conoscono bene: esperienze giovanili nel Pd a Ostia, è stato prima mandatario della campagna elettorale della Raggi, poi suo capo staff in Campidoglio, infine nominato assessore al Bilancio quando non si è trovato nessun altro disponibile a ricoprire quel posto dopo le dimissioni di Minenna. «Vedrete - dice qualcuno nel Movimento 5 Stelle che non ama la Raggi - alla fine non cambierà nulla: Frongia resta in giunta, Mazzillo fa il vicesindaco. E Romeo? Formalmente non sarà più il suo capo segreteria, ma lo sposterà in un altro ufficio dove continuerà a fare il capo di gabinetto ombra». Salvatore Romeo, un altro di cui Casaleggio e Grillo hanno chiesto la rimozione, è il signore che era con la Raggi nella famosa foto scattata sul tetto del Campidoglio. Per il vicesindaco c'è anche una ipotesi di mediazione: l'assessore alla Cultura, Luca Bergamo.
LA SCELTA
Quando voteranno i 29 consiglieri per il nuovo vicesindaco? Tra oggi e domani, dicono in Campidoglio. «Settimana difficile, ma il lavoro va avanti» scrive su Facebook il sindaco Virginia Raggi che dimostra di conoscere bene il significato della parola eufemismo. Massimo Colomban, che fino a ieri sera sembrava essere l'uomo su cui era stato trovato l'accordo per il posto di vicesindaco e garante, invece preferisce un altro sostantivo: prudenza. Dice: «Non c'è nulla di definito. Non voglio rilasciare assolutamente dichiarazioni, prenderò le decisioni con il Comune tra lunedì sera e martedì». In sintesi: non c'è nulla di scontato. E che la Raggi abbia ritrovato vigore lo dimostra anche il post di ieri in cui rivendica i risultati ottenuti sul fronte di: pulizia della città, trasporti, delle politiche abitative, l'assunzione di 191 nuovi dipendenti, un albero di Natale più bello in piazza, perfino il presepe. Quasi un paradiso, insomma, secondo la Raggi. Ma c'è un'altra decisione che dovrà prendere in fretta: sostituire l'assessore all'Ambiente, Paola Muraro, che si è dimessa perché indagata. Il suo disegno iniziale era di reintegrarla rapidamente, ma forse su questo dovrà cedere. E spunta il nome di Pinuccia Montanari, già assessore all'Ambiente a Reggio Emilia e Genova.
«Altro che dipendente comunale quello era l'alter ego della sindaca»
ROMA «Uno dei 23mila lavoratori comunali? Ma questa è una menzogna a cui non credono neanche i grillini più accaniti! Marra era l'alter ego di Virginia Raggi. E il suo rapporto stretto con la sindaca lo conoscono tutti in Campidoglio». Lo conosce bene, per essercisi scontrato direttamente, Rodolfo Murra, classe 1961, dirigente esperto del Comune di Roma, a capo dell'Avvocatura fino al 22 novembre scorso. Rimosso dalla giunta M5S, probabilmente, proprio per avere sfornato una serie di pareri che bocciavano le scelte (e le nomine) del Raggio magico. «Sul mio lavoro non posso rilasciare interviste, perché il codice dei dipendenti lo vieta», precisa al telefono Murra. Ma qualcosa qualcosa di molto pesante la dice, in confidenza, a un dirigente comunale che conosce da tempo. «A me quell'incarico non interessava più, l'ho avuto per anni. A me interessa avere la coscienza pulita».
«MILLANTAVA COME BUZZI»
Su Marra non cerca perifrasi: «Aveva un atteggiamento torbido. Era uno che faceva il dirigente comunale andando in giro con la Porsche. Di lui non mi sono mai fidato. Si capiva che il pallino di tante decisioni era nelle sue mani. A me diceva che la mia permanenza a capo dell'Avvocatura dipendeva da lui. Io gli ho risposto che non mi sarei strappato i capelli...».
Gli incontri tra i due diventano quasi quotidiani durante l'estate, appena i Cinquestelle conquistano Palazzo Senatorio. «Ogni volta che mi interfacciavo con la sindaca, Marra era presente. E ogni volta che dovevo parlarle di diritto, lei mi diceva: lo dica al dottor Marra».
La versione dell'ex capo dell'Avvocatura racconta bene l'ascendente che l'ex vice-capo di Gabinetto aveva sulla prima cittadina. «Era un millantatore, come Buzzi. Anche la sua profonda conoscenza della macchina amministrativa era millantata. In realtà stava in Comune solo dal 2008 e per tre anni è stato in aspettativa. Ma alla Raggi e ai suoi ha raccontato di conoscere molto bene il Campidoglio. Loro ci hanno creduto. E questo dimostra la credulità di certi amministratori».
Lo scontro tra il capo dei legali e Marra esplode quando la sindaca si ostina a blindare la nomina di Salvatore Romeo, il funzionario vicino al M5S messo in aspettativa e poi riassunto da dirigente con stipendio triplicato. «L'Avvocatura aveva espresso contrarietà all'operazione. Non so perché la Raggi si sia incaponita così. Forse perché Romeo passa per essere un grillino della prima ora. Lei non poteva perderlo. Eppure la sindaca aveva avuto dei consigli: poteva lasciargli il suo inquadramento da funzionario, magari compensandolo con gli straordinari. Così non ci sarebbero state forzature della legge».