TERAMO Sindaco Brucchi, spiega ai teramani come si fa a rinunciare a un’opera da 10 milioni di euro in questi tempi grami? «La funivia centro-università in questo momento non era la priorità per Teramo. Senza contare le grosse perplessità sulla fattibilità dell’opera e sulla sostenibilità dei costi di gestione, che si sarebbero retti solo sulla volontà del rettore attuale. E se poi arriva un altro rettore e dice che i soldi non ce li può mettere più?». Parliamoci chiaro, dall’esterno il voto del centrodestra cittadino appare un atto politico contro l’asse D’Alfonso-D’Amico. «Di sicuro quest’asse ha commesso un errore, la funivia è apparsa come una scelta calata dall’alto e non condivisa. Il fatto che il Comune di Teramo non sia ente attuatore di alcun progetto importante del Masterplan stride non poco. Ma direi che conta di più il fatto che in otto mesi non sono riusciti a fare un progetto, quella che ci è stata presentata in consiglio era giusto una relazione. La funivia sarebbe stata un’opera di grosso impatto urbanistico e paesaggistico e ne sapevamo troppo poco, non è stato fatto nulla per fugare tutte le perplessità». Ma piuttosto che bocciarla, dicendo: “no grazie, destiniamo quei soldi ad altro”, si poteva congelare in attesa del doveroso approfondimento tecnico. «Faccio notare che in consiglio non c’è stato alcun intervento a favore, anche il Pd teramano era contrario ma in aula si è dovuto rimangiare questa posizione perché sono arrivate le telefonate e quindi ha parlato di “congelamento”. E faccio notare che ho ricevuto molti messaggi di teramani che mi dicevano tutti: bravo, hai fatto bene». Il problema è che ora Teramo e i teramani rischiano di perdere quei soldi. «Ho chiamato già ieri sera (martedì, ndr) D’Alfonso e gli ho chiesto che i soldi restino in città. Gli ho detto anche che il consiglio comunale è pronto a un confronto con lui sul diverso utilizzo di queste risorse. Se non si possono usare per le scuole, come abbiamo chiesto, le useremo per altri filoni. Ovviamente bisogna fare presto e già da domani mattina lavoreremo per presentare una proposta alternativa. Nel filone della mobilità penso al tram-treno, che sarebbe strategico per legarci alla costa». Ma non pensa che la funivia potesse contribuire a risolvere quello che è un problema reale, e cioè lo scollamento tra università e città? «Penso che la funivia non può essere la soluzione a tutte le problematiche dei rapporti tra università e città, che si possono risolvere in altri mille modi. Intanto, manca uno studio serio sulla popolazione studentesca. Dove alloggiano questi ragazzi? Dove mangiano? E se l’obiettivo della funivia è portare gli studenti in centro, non è una contraddizione che il rettore rafforzi il servizio mensa nel campus di Colleparco? Se fai la funivia, la mensa deve stare in città. Allora facciamo un parco urbano che con un sistema di scale mobili colleghi il campus al lungofiume Vezzola, a un passo dal centro. Un’opera che, credo, costerebbe molto meno» È lecito temere che il no del consiglio alla funivia non potrà che peggiorare i rapporti Comune-ateneo, il rettore ha usato parole molto dure... «La ricucitura ci dev’essere, l’importante è che ci sia un dialogo aperto, l’università non è di Luciano D’Amico come il Comune non è di Maurizio Brucchi. Se chi è deputato dai cittadini a fare le scelte ha detto che non è il momento della funivia, bisogna avere rispetto dell’istituzione. L’intervista al Centro di D’Amico è un’entrata a gamba tesa. Nessuno si può permettere di denigrare o sottolineare il lavoro degli altri, non è la prima volta che il rettore fa rilievi sull’operato dell’amministrazione e anche nella relazione sulla funivia è stato veramente poco corretto mettere tra le criticità “ostilità delle istituzioni locali”. Ognuno rientri nei propri ruoli, il rapporto non dev’essere unilaterale com’è accaduto negli ultimi tempi. Quando ha deciso di trasferire mensa e tutte le sedi a Colleparco, il rettore si è forse confrontato con qualcuno? Il Dams nell’ex manicomio, chi lo ha deciso? Sempre lui da solo. Non si può predicare bene e razzolare male. Ho grande rispetto del lavoro di D’Amico, ho sostenuto la sua elezione, è un rettore capace e lungimirante e ha rialzato le sorti dell’università, ma pretendo altrettanto rispetto per il nostro lavoro». Ma insomma, l’idea di una funivia per l’università è morta e sepolta o no? «Non è detto che non si faccia più, un’opera simile è anche nel mio programma elettorale, ma adesso ci sono altre priorità. Non deve sfuggire che dopo il terremoto tutto ciò che era vero prima non è più vero. Scuole a parte, abbiamo la metà degli edifici pubblici lesionati e ci sono interi quartieri che rischiano di sparire. Oggi la città va ripensata, altro che funivia». Oggi la già precaria centralità di Teramo è ulteriormente messa in discussione. «Ecco, appunto. E poi, allora, vogliamoridare centralità alla città spostando l’ospedale a Mosciano, come qualcuno vuol fare? Ma per farlo dovranno passare sul mio cadavere».
Monticelli «La decisione del consiglio va rispettata ma stupisce»
TERAMO «La scelta della città di Teramo è chiara e va rispettata». Ad affermarlo è il consigliere regionale del Pd Luciano Monticelli dopo la bocciatura del progetto della funivia che avrebbe dovuto collegare il centro al campus universitario di Coste Sant’Agostino. «Certo, desta stupore che la maggioranza consiliare se la sia sentita di ingaggiare una vera e propria battaglia contro un'opera già interamente finanziata dal Masterplan per l'Abruzzo e inserita nel suo stesso programma elettorale», continua il rappresentante dem, «e bene ha fatto il capogruppo democratico Gianguido D'Alberto a sottolineare la contraddizione. D'altra parte è chiaro l'utilizzo strumentale della contrapposizione tra sicurezza delle scuole e funivia: chi per anni non ha fatto nulla su questo tema, adesso si erge a paladino della sicurezza per sabotare un progetto strategico. Ora però l'impegno concorde di tutte le istituzioni deve essere quello di non perdere i finanziamenti, che com'è noto non sono nella disponibilità né del consiglio comunale di Teramo né dell'amministrazione regionale, ma derivano da una contrattazione diretta con il governo nazionale». Il pallino ora torna nelle mani della Regione. «Sarà quest’ultima», conclude Monticelli, «a dover valutare come utilizzare i fondi liberati dalla scelta del consiglio comunale teramano, ovviamente dopo essersi assicurata il via libera del governo. È essenziale che i finanziamenti siano confermati e rimangano sul territorio, ad esempio per la riqualificazione urbanistica del quartiere Cona, che i cittadini chiedono da tempo, e per nuovi investimenti sulla mobilità sostenibile nella Provincia»