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Data: 22/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Abusi sulle nomine la Raggi sapeva». L'accusa di Cantone

ROMA Palese conflitto di interessi e atti in contrasto tra loro. Il caso dei fratelli Marra si abbatte sulla sindaca Virginia Raggi trascinandola verso un avviso di garanzia per abuso d'ufficio e forse anche per falso ideologico, che potrebbe far vacillare ulteriormente il suo posto sullo scranno più alto del Campidoglio. L'ultima tegola arriva dall'Anac e porta la firma del presidente Raffaele Cantone. All'autorità anticorruzione è spettato il compito di analizzare se la promozione di Renato Marra a responsabile dell'Ufficio turismo del Campidoglio, decisa mentre suo fratello Raffaele rivestiva l'incarico di direttore del dipartimento Organizzazione e Risorse umane di Roma Capitale, fosse lecita. E il parere espresso non lascia spazio a dubbi: «È configurabile il conflitto di interessi e la Raggi lo sapeva».
LE RESPONSABILITÀ
«Tale situazione - spiega l'Authority - sussiste sia nel caso in cui il dirigente abbia svolto un mero ruolo formale nella procedura, che nell'eventualità di una sua partecipazione diretta all'attività istruttoria». Da qui la decisione di inviare la delibera adottata alla procura di Roma. Ed essendo configurabile anche il danno erariale, gli atti sono finiti anche alla procura regionale della Corte dei conti. E all'Ispettorato della funzione pubblica, per le questioni relative all'inquadramento di Marra nei ruoli della dirigenza di Roma Capitale. Gli atti dell'Anticorruzione finiranno nel fascicolo di inchiesta già aperto sulle nomine dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Francesco Dall'Olio.
E a quel punto è facile immaginare che l'iscrizione della sindaca sul registro degli indagati sia la logica conseguenza. Anche perché è stata lei stessa ad assumersi le responsabilità di questa procedura, che ha scatenato mille polemiche sulle presunte protezioni di cui avrebbero goduto i fratelli Raffaele, Renato e Catello Marra, quest'ultimo da tempo trasferito a Malta ma sempre in contatto con la famiglia. La Raggi a dichiarato, infatti, di aver compiuto tutto da sola e di aver deciso in assoluta autonomia l'istruttoria sul conferimento degli incarichi dirigenziali. Mentre nell'ordinanza con cui è stata conferita la nomina si fa esplicito riferimento a una istruttoria «svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente». Una «contraddizione» palese che l'Anac non ha potuto fare a meno di sottolineare. Resa ancora più evidente dal dettaglio annotato nella relazione: le verifiche che la sindaca sostiene di aver fatto, sarebbero avvenute mentre lei era in viaggio all'estero. E ancora, il fatto che Virginia Raggi fosse al corrente del conflitto di interessi e che lo avesse ammesso apertamente non è considerato - sempre secondo la delibera - «una dichiarazione sufficiente a rimuovere il conflitto stesso». Insomma, una manovra, quella della sindaca, che è apparsa quasi suicida, al punto che anche Cantone ha dovuto rilevare: «Non spetta a questa Autorità valutare quali fossero, in concreto, i rapporti tra Virginia Raggi e il dottor Marra, in particolare quale fosse la capacità di quest'ultimo di influenzare sostanzialmente le decisioni dell'organo politico»: dall'organizzazione alle nomine.
L'ESPOSTO
Da qui le immediate polemiche e le reazioni, con la presentazione di un esposto all'Anac da parte della Direr, il sindacato dirigenti. A quel punto l'Autorità ha fatto le proprie verifiche, ha richiesto al responsabile anticorruzione e trasparenza del Comune tutti gli atti sull'iter di nomina, sui regolamenti interni, sul fabbisogno di personale. E dall'analisi della documentazione è emerso «il palese conflitto d'interesse». Poco conta se Marra abbia partecipato attivamente alla procedura di nomina del fratello o abbia svolto solo un ruolo formale. Da quella pratica, l'ex vice capo di gabinetto ora in carcere per corruzione, avrebbe dovuto astenersi. Di più: la sindaca avrebbe dovuto esonerarlo. Invece, non lo ha fatto, pur sapendo del conflitto d'interesse, così come si evince chiaramente dal materiale fornito a Cantone. E infatti, la sindaca ribadisce nei documenti depositati: «Sono a conoscenza del rapporto di parentela tra il dottor Raffaele Marra e il dottor Renato Marra sin dal giorno del mio insediamento quale Sindaca di Roma Capitale». Ma sapere di un conflitto di interesse «non è sufficiente per rimuoverlo», evidenzia Anac. Anzi, proprio perché «consapevole del conflitto» Raggi «avrebbe dovuto esonerare» Raffaele Marra «da ogni partecipazione, anche se solo meramente pedissequa», all'atto di nomina del fratello.
Ma non è tutto: Raggi è anche caduta in una contraddizione che rischia di essere un macigno per lei, in questa vicenda. Da una parte, infatti, ci sono le sue dichiarazioni, entrate negli atti Anac, in cui dice di aver fatto tutto da sola, «in totale autonomia», mentre Marra avrebbe dato solo «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte», mettendo in pratica «per la prima volta, una procedura di interpello dirigenziale generalizzata», aperta cioè a tutti i dipendenti in base ai loro curricula. Dall'altra c'è l'ordinanza con cui è stato conferito l'incarico che fa esplicito riferimento alla «istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente». Quindi un'istruttoria c'è stata. Il sindaco non ha fatto tutto da sola. Anzi «si deve ritenere - conclude l'Anticorruzione - che l'atto di nomina da lei adottato sia stato accompagnato da una attività istruttoria, svolta in particolare dall'ufficio organizzazione e risorse umane di Roma Capitale diretto da Raffaele Marra». Ed è qui che l'ipotesi di falso ideologico potrebbe insinuarsi.

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