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Data: 22/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Consensi giù, i grillini perdono oltre il 2%. Il centrodestra unito completa il sorpasso

ROMA Roma fa crollare il consenso dei 5 Stelle. Al primo sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani (se si votasse per le politiche) dopo le ultime vicende del Campidoglio sfociate nell'arresto di Raffaele Marra - braccio destro del sindaco Virginia Raggi e dell'ex assessore Paola Muraro - il Movimento si gioca tutta la crescita che aveva conquistato nelle ultime settimane grazie alla vittoria al referendum. I 5 Stelle tornano ad essere terzo polo, al 26,8% dei consensi, con una perdita di oltre due punti in solo due settimane.
I VOLTI E I POLI
La vicenda romana però non intacca solo il consenso generale ma colpisce anche la credibilità di tutti i leader di M5S, da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista, da Roberto Fico allo stesso fondatore Beppe Grillo. Il partito democratico invece risale di oltre un punto dopo il forte calo subito la settimana scorsa dovuto alla gestione della crisi di governo, e torna al 32,2%, trainando tutta l'area di governo al 36,5%. Al secondo posto in un'Italia che si conferma sempre più tripolare, torna forte il centrodestra: la somma dei partitiche sfiora il 30% e distanzia di 3 punti il Movimento 5 Stelle, terzo.
SWG ha effettuato il sondaggio tra lunedì e martedì scorsi con 1.500 interviste. È il primo dopo l'ultimo episodio di cronaca giudiziario-amministrativa del Comune di Roma, dopo l'arresto di Raffaele Marra e dopo le decisioni prese dai leader del M5S, che hanno commissariato il primo cittadino chiedendo le dimissioni degli altri due fedelissimi: di Daniele Frongia dalla carica di vicesindaco e di Salvatore Romeo dalla segreteria del sindaco. Decisioni che almeno nell'immediato non sono state premiate dall'elettorato pentastellato.
«L'indebolimento che stanno vivendo i 5 Stelle», spiega Enzo Risso, direttore scientifico di SWG, fa riferimento soprattutto ai cittadini del ceto medio, mentre i ceti bassi mantengono il consenso rispetto ai pentastellati. «Dai dati emerge che la fiducia dei ceti medi nella capacità di amministrare da parte del Movimento 5 Stelle è scesa al 23%, mentre quella dei ceti bassi è al 33%. Questo vuol dire che, nonostante la crisi che stanno vivendo e la botta che hanno preso, per i ceti medio-bassi i 5 Stelle restano rappresentanti politici a cui essere legati. In pratica, si è costituito un blocco sociale intorno ai 5 Stelle».
L'ANALISI
La resistenza di una parte dell'elettorato ad abbandonare il Movimento, nonostante la delusione nel vedere le tante difficoltà della giunta romana - che doveva essere testimonial della capacità dei 5 Stelle di amministrare, per poi ambire alla guida del Paese - non è però tutta ascrivibile ai pentastellati. Secondo Risso infatti è «il vuoto che una buona parte dell'opinione pubblica vede negli altri partiti, a non far crollare il consenso dei 5 Stelle. Cresce però la quantità di persone che pensano che i 5 Stelle si stiano omologando agli altri partiti. E questo non riguarda più soltanto i ceti medi, ma anche i ceti bassi». A pensarla così, «un 72% di intervistati tra il ceto medio-alto e un 56% nel ceto medio-basso».
Il Partito democratico invece, dopo aver fatto registrare la settimana scorsa un forte calo - dovuto alla gestione della crisi di governo e probabilmente anche alla delusione per la nuova squadra troppo in continuità con la precedente -, ha riassorbito interamente la perdita e con un +1,2% è tornato al 32,6%, esattamente quanto aveva nella prima rilevazione post referendaria. Piccoli spostamenti di consenso all'interno dei tre partiti più importanti del centrodestra, ma che non cambiano il peso complessivo dell'area (Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia) che raggiunge il 29,6%: è il secondo polo dopo il centrosinistra. Un dato che, conclude Risso, dimostra «una tripolarizzazione strutturante della società italiana».

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