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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Il sorriso di Fabrizia spento dall’odio. È tra le vittime dell’attentato, conferma dopo l’esame del Dna

SULMONA L’odio ha spento le luci del Natale di Sulmona e il sorriso affettuoso di Fabrizia. Dopo il folle attentato terroristico di Berlino la notizia che ha spazzato via le speranze è piombata in una città dove da tre giorni già non c’era più voglia di festa. Fabrizia Di Lorenzo, 31 anni, la ragazza che lottava contro le discriminazioni, è una delle dodici vittime del camion lanciato a tutta velocità tra le bancarelle del mercatino natalizio nel quartiere di Charlottenburg. La madre Giovanna lo aveva capito senza dover attendere conferme dal Dna: «È un dolore troppo grande, sento che mi ha abbandonata…», le sue profetiche parole. Il padre Gaetano aveva subito fatto sapere di non nutrire speranze. Terribile verità. Nella tarda mattinata di ieri l’ufficialità l’ha data il ministro degli Esteri italiano, Angelino Alfano, in contatto costante con l’ambasciatore Pietro Benassi. «La magistratura tedesca, così come ha comunicato il ministero degli Affari esteri della Germania, ha esaurito le verifiche necessarie e purtroppo, ormai», le dichiarazioni di Alfano, «c’è la certezza che fra le vittime c’è l’italiana Fabrizia Di Lorenzo. Sono affettuosamente vicino alla famiglia e ai suoi cari, condividendone l’immenso dolore». Il malore della madre. La madre della giovane, che si trova a Berlino insieme al marito e all’altro figlio Gerardo, non ha retto all’emozione e al dolore e ha avuto un malore. I parenti volevano accompagnarla in ospedale, ma lei non ha voluto per restare vicino alla figlia. I familiari si trovano in Germania dalle ore immediatamente successive all’attentato. In cerca di doni. Fabrizia Di Lorenzo era andata tra le bancarelle del mercatino di Berlino per acquistare dei regali da riportare a Sulmona. Il suo rientro era previsto in queste ore. Martedì mattina la 31enne, uno dei tanti cervelli in fuga dall’Italia, non si era presentata al lavoro nell’azienda 4Flow, società di consulenza trasporti e logistica di Berlino, e i titolari avevano chiamato la polizia. La sera precedente un ragazzo aveva recuperato il cellulare di Fabrizia tra le bancarelle dove il Tir ha seminato morte e distruzione. Fabrizia Di Lorenzo viveva a Berlino dal 2013. Si era innamorata della città durante l’Erasmus alla Freie Universität Berlin, scegliendo un percorso formativo orientato all’integrazione tra i popoli e alla lotta alla discriminazione. Aspettando il rimpatrio. Non si conoscono i tempi per il rimpatrio in Abruzzo della salma, ma dalla Farnesina avanzano l’ipotesi che possa avvenire nelle prossime 48 ore. «Dipende dalle autorità tedesche e chiaramente dalla volontà della famiglia», sottolineano negli uffici della Farnesina, «potremmo ipotizzare le 48 ore, ma come ministero degli Esteri ufficializzeremo la notizia solo quando avremo tutte le conferme da Berlino». Dalla Farnesina non escludono nemmeno la possibilità di un ritorno a Ciampino con un volo di Stato e un successivo funerale di Stato. La famiglia ha voluto ringraziare i carabinieri e in particolare il capitano della compagnia di Sulmona, Florindo Basilico. Il vescovo della diocesi SulmonaValva, monsignor Angelo Spina, è pronto a celebrare la funzione nella cattedrale di San Panfilo. Come conferma don Fabio D’Alfonso, il parroco della chiesa di San Giovanni da Capestrano, non lontano dalla casa dei genitori della giovane, in via Arabona. «Non sappiamo quando la salma tornerà», spiega, «ma siamo pronti ad assecondare le volontà dei suoi familiari. Se i funerali si faranno a Sulmona, credo si possano celebrare nella basilica». Città in lacrime. Il vescovo Spina, conoscente della famiglia Di Lorenzo, è l’immagine di una città scossa: «Sulmona piange, ma vive questo momento con una grande coesione, con una grande forza. Le luci della città sono spente ma i ceri della fiaccolata in memoria di Fabrizia sono i nostri cuori che esprimono amore verso la famiglia e vogliono ricordare Fabrizia con la preghiera».

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