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Data: 24/12/2016
Testata giornalistica: Corriere della Sera
allegato: LEGGI L'ARTICOLO
Babbo Natale arriva all’Atac: si lavora meno e si guadagna di più. Accordo dell'azienda con i sindacati: le ore passano da 950 a 800, e la differenza sarà pagata in straordinari

L’intesa, raggiunta il 20 dicembre nella sede di via Prenestina, riporta indietro la partecipata a prima di luglio 2015, quando l’ex assessore Improta aumentò il monte ore e rese obbligatorio il badge. Ora i lavoratori timbreranno una sola volta al giorno

Fine dell’austerity. Strano ma vero, anche se l’azienda in questione, l’Atac, continua ad avere un debito enorme e a fornire un servizio sempre più rarefatto. L’antidoto scovato dall’amministratore unico, Manuel Fantasia, e sindacati Rsu nella riunione del 20 dicembre è il ritorno al passato. A prima del 17 luglio 2015, un giorno storico per la municipalizzata dei trasporti. Allora, dopo un mese segnato dagli scioperi in Atac, l’ex assessore Guido Improta e l’ex dg, Francesco Micheli, siglarono un accordo che provava a mettere le ganasce alla crisi codificando la scomparsa dei benefit e cassando il concetto di lavoro straordinario, aumentando il monte ore (da 736 a 950) e introducendo badge e parametro produttività sul salario. Non che da allora le cose siano cambiate, il rosso di Atac è sempre più rosso e il servizio continua ad essere problematico, sotto le feste non ne parliamo. Tanto vale avviare una restaurazione, quindi, via del resto già praticata per i quadri dirigenti.
Così, grazie all’accordo verbalizzato martedì pomeriggio nella sede di via Prenestina 45, riecco gli antichi paletti. Innanzi tutto le ore di lavoro che si abbassano tornando ai livelli di diciotto mesi fa (circa 800 all’anno per ogni lavoratore), con la differenza (150 ore) che sarà tutta pagata come straordinario. Modalità che, a partire dal 9 gennaio 2017, sarà valida anche per i corsi di aggiornamento di capi treno e macchinisti. Mentre è ripristinata la domenica festiva anche se questo porterà all’impennata dei costi causa riprogettazione dei turni di lavoro.
Quindi, a seguito di «analisi congiunta», sta scritto al punto 4 del documento, sarà riformulato il metodo di attestazione delle presenze. Finora è stato necessario «badgiare» due volte, una all’entrata e l’altra a fine turno. Stavolta la strada che sindacati e azienda sembrano voler praticare è quella della timbratura unica. Una strisciata rappresentativa, diciamo, e decisamente in controtendenza alla stretta sui furbetti del cartellino.
Ma l’elemento più paradossale che l’accordo reintroduce «entro e non oltre il 15 febbraio 2017», è la cosiddetta riservata treno metroferro. Ovvero i convogli dedicati al trasporto del personale a inizio e fine turno, che erano stati cancellati per due motivi. Il primo è il costo esorbitante: 600 mila euro l’anno per un servizio interno che era (e tornerà ad essere) sfruttato da 17 persone al giorno. Il secondo consiste nel fatto che il transito della linea riservata riduce la fascia di manutenzione notturna. Una grana in più per le linee metro che avrebbero bisogno di interventi più frequenti e, stando all’assessore all’urbanistica Paolo Berdini, anche straordinari altrimenti «le linee A e B rischiano presto la chiusura».
Ognuno dei 16 punti su cui, alle 21,20 di martedì sera, Atac e sindacati hanno trovato una convergenza, comporta comunque l’aumento dei costi. Il che per un’azienda sull’orlo del default può risultare letale.

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