NAPOLI Un mese fa, pochi giorni prima del referendum costituzionale, lasciò Napoli con un retrogusto amaro: gli avevano rubato l'Ipad, rompendogli il finestrino dell'auto. Oggi, da Napoli gli arrivano ancora notizie poco lusinghiere: Luca Lotti è indagato per favoreggiamento e rivelazione di atti coperti da segreto istruttorio, nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli sulla Consip. Soffiate e affari, un filone parallelo delle indagini condotte dall'inizio di gennaio sul gruppo imprenditoriale di Alfredo Romeo, che ora devia su presunte trame oscure nella Capitale.
INTERROGATO DEL SETTE Ed è proprio in queste ore che il fascicolo che vede coinvolto il braccio destro di Matteo Renzi viene trasmesso a Roma. Sarà la Procura di Giuseppe Pignatone a verificare quanto emerso finora: come è noto, accanto a Lotti (attuale ministro allo Sport, fino al 4 dicembre sottosegretario con delega ai servizi segreti), sono indagati il comandante generale dei carabinieri Tullio Del Sette, il generale dell'Arma Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana. E ieri pomeriggio è partita l'istruttoria romana: è stato infatti interrogato il generale Del Sette, da parte di uno dei pm del pool coordinato dall'aggiunto Paolo Ielo. «Ha chiarito l'infondatezza delle notizie gravemente lesive della sua dignità», ha fatto sapere il comando generale dell'Arma. Intanto, Lotti interviene attraverso un tweet: «Sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio. È una cosa che semplicemente non esiste. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso». Lotti sarà ascoltato dopo Natale dai pm di piazzale Clodio, lo conferma anche il suo difensore, il professor Franco Coppi: «Siamo pronti ad essere sentiti e a chiarire la nostra estraneità ai fatti contestati appena la procura ci convocherà». Un'inchiesta che fa leva sulla testimonianza resa da Luigi Marroni, ex assessore della regione Toscana, oggi amministratore delegato della Consip, vale a dire la più importante fonte di spesa pubblica, in forza al ministero dell'Economia.
IL LEGAME CON MARRONI Cosa c'entra Luigi Marroni in questa storia? È stato ascoltato poche settimane fa e ha fatto i nomi di Lotti e dei due ufficiali. In sintesi, Marroni sostiene di aver saputo dell'indagine dal presidente Consip Luigi Ferrara, che sarebbe stato a sua volta informato dal generale Del Sette. Ma Del Sette non sarebbe stata l'unica fonte, secondo la ricostruzione fatta dalla Procura di Napoli. Anzi. Ci sarebbe stata una vera e propria rete di salvataggio, che avrebbe preso contatti con il presidente Ferrara. Una versione che viene verbalizzata nel corso della deposizione resa dai pm Celestina Carrano e Henry John Woodcock, che stanno indagando su presunte pressioni politiche (o lobbistiche) per veicolare gli appalti della Consip. Una versione che fa i conti con un riscontro concreto: a far scattare accertamenti e interrogatori negli uffici Consip, la decisione adottata da Marroni di realizzare una bonifica dei computer e degli uffici aziendali, per debellare eventuali «cimici» o virus spia.
L'AZIONEUn'azione difensiva che potrebbe essere stata messa in moto proprio dalla presunta soffiata (o dalle soffiate) di Lotti e dei due ufficiali in favore dei vertici Consip. Sotto i riflettori, il facility management 4, parliamo di un affare di oltre due miliardi di euro, che fa gola a i più importanti cartelli imprenditoriali del Paese. Tra questi c'è il gruppo dell'imprenditore Alfredo Romeo, accusato di corruzione in concorso con l'ex manager della Consip Marco Gasparri (recentemente rimosso dall'incarico). Stando al decreto di perquisizione a carico di Gasparri, ci sarebbero state informazioni segrete per garantire la costruzione di cartelli di imprese in grado di sbaragliare la concorrenza: soffiate in cambio di tangenti - scrivono i pm di Napoli - mentre a Roma viene spedito il fascicolo con i tre indagati eccellenti, dopo la deposizione di Marroni.