SULMONA Tutta Sulmona è qui al funerale, stretta tra la villa comunale e il piazzale della cattedrale di San Panfilo, a salutare la ragazza del peace and love. Pace e amore. Quel motto di Fabrizia Di Lorenzo viene scandito nei ricordi degli amici Leonardo, Filippo e Lorenzo, loro che Fabrizia l’hanno conosciuta nel tempo della spensieratezza tra i banchi del Liceo linguistico Vico. Lorenzo Lattanzi, Filippo Ficorilli e Leonardo Schiavo fanno parte delle migliaia di sulmonesi che partecipano al collettivo rito del dolore in ricordo della 31enne ammazzata nell’attentato terroristico di Berlino. Città in silenzio. Manca meno di mezz’ora alla messa solenne e il silenzio che avvolge la città nel giorno del lutto dà l’esatta misura dell’angoscia. Nella basilica entrano soltanto familiari e rappresentanti delle istituzioni, così come deciso dai genitori della giovane. La gran parte dei fedeli se ne sta all’aperto. Tanti non conoscevano neppure Fabrizia. Alle transenne sono appesi drappi tricolore e nastri neri avvolgono le braccia dei reduci della gloriosa Brigata Majella, coloro che Fabrizia ammirava per aver lottato per la libertà. Applausi al Presidente. Mancano cinque minuti alle 11 quando in auto arriva il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato tenta con una mano di smorzare l’applauso che lo accoglie. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, già è in chiesa, accanto al presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, al vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, e al sindaco di Sulmona, Annamaria Casini. L’ultimo viaggio. Le campane annunciano che sta per compiersi l’ultimo viaggio di Fabrizia Di Lorenzo dalla sua casa di via Arabona. In chiesa ci sono anche rappresentanti dell’ambasciata tedesca a Roma. Qualcuno tra la folla lancia delle rose, altri piangono, tutti applaudono al passaggio della bara, un modello in legno arrivato direttamente dalla Germania. Gaetano Di Lorenzo, papà di Fabrizia, e Giovanna, la mamma, precedono un carabiniere che sorregge la nonna della giovane. Il vescovo Angelo Spina celebra insieme a numerosi sacerdoti della diocesi e apre la funzione ricordando le parole di papa Francesco nella messa di Natale. Parole di pace per chi ha perduto una persona cara. «Noi siamo qui non come coloro che non hanno speranza», sottolinea monsignor Spina, «Fabrizia all’improvviso e in modo tragico ci ha lasciati, pronta, come un angelo con le ali aperte, per spiccare il volo verso la casa di Dio. Il suo sorriso rimarrà sempre: lei che amava la vita, con grandi ideali e forti valori. Come tanti giovani, ha dovuto lasciare questa terra per trovare lavoro altrove, perché questa nostra terra amata non riesce a dare speranza alle nuove generazioni che cercano lavoro, quel lavoro che dà dignità alla persona umana». Nei canti del coro della Cappella Pamphiliana c’è il dolore della giornata. Il lavoro che non c’è. Parole forti quelle del vescovo, come il pianto che le segue: «Fabrizia è una stella che brilla con la sua scia luminosa, con la sua vita tragicamente spezzata: dice a tutta l’umanità che la violenza è una profanazione del nome di Dio, che solo la pace è santa. Su questo altare ci sono le nostre lacrime. Dal cielo, cara Fabrizia, con il tuo sorriso, la tua giovialità, la tua tenerezza e le tue preghiere dona conforto alla tua mamma, al tuo papà, al tuo fratello, ai tuoi familiari tutti che hanno il cuore spezzato. Da lassù guarda i giovani di questa nostra terra e del mondo intero, prega per loro perché abbiano a capire quanto è prezioso il dono della vita che va difeso e custodito affinché ognuno e tutti diveniamo ambasciatori e costruttori di un mondo di pace». Abbraccio a Mattarella. Alla fine della cerimonia il presidente Mattarella avvicina e abbraccia i genitori della giovane. «Presidente grazie, lo Stato ci è vicino. Non ci dimentichi», trova la forza di sussurrare Gaetano Di Lorenzo. All’uscita dalla cattedrale il coro dell’Arciconfraternita della Santissima Trinità intona le note del Miserere. Il papà di Fabrizia per anni ha fatto parte dei coristi che il Venerdì santo scandiscono i tempi della processione. È un altro momento particolarmente toccante. «Sono 33 anni che canto il Miserere e questo è stato certamente il più commovente», ammette Stefano Mastrangioli, «a stento siamo riusciti a trattenere l’emozione, soltanto una colonna che ci impediva di vedere il nostro caro Gaetano ci ha permesso di cantare fino alla fine». L’applauso di Gerardo. E fino alla fine Sulmona vuole salutare la giovane che aveva studiato integrazione uccisa dall’odio del fanatismo religioso. Tutti si fermano per un’ultima preghiera sul piazzale davanti a San Panfilo, dal ministro Minniti al sindaco Casini. Gerardo, fratello di Fabrizia, alza le braccia al cielo e fa partire l’applauso più lungo. Prima che torni il silenzio.
D’Alfonso: «Spero che il fratello di Fabrizia, giovane straordinario, possa trovare qui il proprio futuro»
Il vicepresidente del Csm cita le parole di papa Francesco. Il senatore Razzi polemizza con Poletti
De Crescentiis presidente della Provincia dell’Aquila: «La nostra presenza è segno di solidarietà per le persone colpite da tanto dolore per la tragica fine di una figlia del nostro territorio»
SULMONA Le più alte cariche dello Stato hanno partecipato al funerale di Fabrizia Di Lorenzo, la giovane che lavorava a Berlino e che è stata uccisa dal camion guidato da un terrorista. Sono intervenuti alla messa solenne celebrata nella cattedrale di San Panfilo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Interno, Marco Minniti. Entrambi, rispettando la volontà della famiglia che ha voluto un rito funebre non di Stato, non hanno rilasciato dichiarazioni all’uscita. Messaggi di cordoglio per la famiglia sono arrivati dagli altri rappresentanti istituzionali arrivati a Sulmona. «La famiglia rappresenta uno straordinario esempio di compostezza e umanità», è intervenuto il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, «vale il dolore, lo strazio per questa tragedia, ma vale soprattutto il monito del Papa, del vescovo e del presiedente della Repubblica per la pace e contro la violenza terroristica e la violenza in generale». Poche parole in segno di rispetto anche da parte del presidente della Regione, Luciano D’Alfonso. «Questa è una tragedia più grande di noi», ha detto, «ora dobbiamo solo riflettere su questa lezione di dignità da parte dei familiari. Ho conosciuto il fratello di Fabrizia, un ragazzo altrettanto meraviglioso che sta per laurearsi a Torino. Spero che possa trovare qui il suo futuro». Si schiera dalla parte dei cervelli in fuga il senatore, Antonio Razzi. «Bisognerebbe consegnare una medaglia ai ragazzi che vanno a studiare e a lavorare all’estero», ha dichiarato, «e non offenderli come ha fatto il ministro Poletti. Soprattutto, andrebbero create le condizioni per evitare che emigrino all’estero, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore». «Perdere una figlia deve essere il dolore più grande per un genitore, figuriamoci in queste circostanze», ha aggiunto il presidente del consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio. «Questa è la testimonianza della vicinanza alla famiglia che mai troverà consolazione per questa immane tragedia», ha dichiarat con gli occhi lucidi la senatrice sulmonese Paola Pelino. «La città sta partecipando a questo immenso dolore e la grande compostezza della famiglia deve farci riflettere sulla necessità di rimanere uniti», ha aggiunto visibilmente commosso l’assessore regionale alle Aree interne, Andrea Gerosolimo. «Fabrizia era a Berlino per lavorare, visto che l’Italia non riesce a dare un lavoro e un futuro a tanta parte della sua migliore gioventù», ha commentato il deputato Gianni Melilla, «l’emigrazione è una storia vecchia che l’Abruzzo conosce bene: nel secolo scorso sono stati più di un milione gli abruzzesi costretti ad emigrare nelle Americhe, in Australia e nel Nord Europa. Oggi è il momento del lutto e vogliamo esprimere tutta la nostra partecipazione al dolore immenso della famiglia di Fabrizia». Anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, durante la visita ad Amatrice, ha voluto sottolineare il sacrificio dei giovani costretti ad emigrare all’estero per lavorare. «Fabrizia è l’espressione bella dei nostri giovani che cercano opportunità anche all’estero», è intervenuta, «lei, come altri giovani, e penso a Valeria Solesin e Giulio Regeni, è l’espressione di una gioventù curiosa e piena di entusiasmo e attenta a nuove forme di contemporaneità rispetto al lavoro». Ieri a Sulmona anche i sindaci di Pescara, Marco Alessandrini, e dell’Aquila, Massimo Cialente, il presidente della Provincia dell’Aquila e sindaco di Pratola Peligna, Antonio De Crescentiis, la senatrice Stefania Pezzopane e l’europarlamentare Andrea Cozzolino. «La nostra presenza è segno di solidarietà alla famiglia e alla città di Sulmona colpite da tanto dolore per la tragica fine di una ragazza figlia del nostro territorio», ha sottolinea il presidente e Crescentiis. E nel giorno dei funerali arriva anche l’appello dei Giovani dell'Udc alla politica «a non litigare e a creare le condizioni per far tornare i giovani a sperare». Queste le parole di Riccardo Cicchetti, coordinatore regionale dei giovani Udc: «Si cambi registro in Abruzzo: bisogna riorganizzare la nostra speranza nel futuro».