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Data: 27/12/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Voucher, ora il governo pensa a modifiche ma prima ci sarà una verifica dei numeri

ROMA La mina dei voucher è una di quelle che il governo potrebbe provare a disinnescare nelle prime settimane del 2017: non solo perché sulla materia pende uno dei tre quesiti referendari promossi dalla Cgil, ma anche per la rilevanza politica del tema nel confronto interno al Pd.
La situazione è comunque ancora abbastanza fluida. Il ministero del Lavoro ha fatto sapere che prima di decidere su nuovi interventi legislativi occorrerà attendere una valutazione degli effetti degli ultimi correttivi introdotti in materia, che risalgono allo scorso settembre. I voucher sono buoni lavoro con il quale vengono retribuite prestazioni lavorative occasionali. L'obiettivo è far uscire dal nero una serie di attività; inizialmente si pensava alle ripetizioni scolastiche, al giardinaggio o a lavori agricoli stagionali, ma il fatto che negli ultimi anni il ricorso a questo strumento sia cresciuto a ritmi anche del 70 per cento ha portato molti (incluso il presidente dell'Inps Boeri) a ipotizzare che i buoni siano usati per mascherare forme di lavoro precario. Le norme in materia sono cambiate molte volte dal 2003, ma gli interventi più rilevanti sono stati quelli che tra il 2012 e il 2013 (quindi prima del governo Renzi) hanno sostanzialmente allargato il ricorso ai voucher a tutti i settori, eliminando anche il vincolo per cui la prestazione lavorativa doveva essere occasionale.
Paradossalmente, le novità introdotte nel 2015 nell'ambito di uno dei decreti attuativi del Jobs Act - che sono quelle oggetto del referendum - confermano ma non allargano il campo di applicazione dei buoni, limitandosi ad innalzare da 5.000 a 7.000 euro il tetto posto al compenso complessivo in un anno e prevedere la gestione telematica, anziché cartacea, delle procedure. L'aggiustamento fatto nel settembre scorso prevede poi - al fine di evitare abusi - che il committente avverta l'ispettorato del lavoro non più di 60 minuti prima dell'attivazione dei voucher, via sms o email.
Dunque anche in caso di eventuale svolgimento del referendum e di vittoria dei sì il governo dovrebbe poi decidere a quale ambito di applicazione limitare l'uso dei buoni lavoro.

I NUMERI Il totale dei voucher venduti è passato dai quasi 41 milioni del 2013 agli oltre 69 dell'anno successivo, per crescere poi ancora a sfiorare quota 115 milioni nel 2015. I numeri di quest'anno, ancora non definitivi, segnalano un ulteriore incremento anche se meno rilevante. I lavoratori coinvolti erano nel 2015 quasi 1.400.000, contro gli appena 24 mila del 2008 quando di fatto il nuovo strumento mosse i primi passi. Prevalgono leggermente le donne rispetto agli uomini; se si guarda alle classi di età è rilevantissima la quota di giovani (quelli fino a 25 anni rappresentano il 31 per cento, percentuale decisamente maggiore di quella rilevata sul mercato del lavoro in generale). Una porzione dell'8 per cento si riferisce a lavoratori di 60 anni e più, potenzialmente anche pensionati. L'importo complessivo medio, 633 euro, è ben lontano dal valore massimo di 7.000 euro.

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