L'AQUILA La discussione sul bilancio di previsione della Regione 17-19 ha faticato moltissimo a entrare nel vivo, in attesa del possibile voto in nottata. Dopo una durissima battaglia e un accordo tra D'Alfonso e l'assessore Gerosolimo, c'erano le condizioni per l'approvazione. Praticamente l'intera giornata di ieri in Consiglio si è consumata tra schermaglie di natura politica e discussioni di carattere generale. In particolare l'opposizione ha accusato la maggioranza di aver traccheggiato, nel corso della mattinata, per la mancanza dei numeri: hanno disertato la seduta, cominciata anche in ritardo, Gerosolimo, Sclocco, Di Matteo e Olivieri. Assenze, in particolare quelle degli storici dissidenti (esclusi Gerosolimo e Sclocco, con problemi di salute), che sono state ovviamente lette anche in chiave prettamente politica come una sorta di segnale lanciato all'Esecutivo.
E così il governatore Luciano D'Alfonso ha parlato per ben settanta minuti e l'assessore al ramo Silvio Paolucci ha tenuto una lunga e articolata relazione sul bilancio. D'Alfonso ha sostanzialmente smentito la mancanza di «obiettivi guida», ripercorrendo le tappe essenziali dei 29 mesi di legislatura e ha esaltato l'opera di risanamento: «L'obiettivo è fare sì che le risorse colpiscano i bersagli che meritano di essere preferiti».
Più nel dettaglio è entrato Paolucci. L'assessore ha parlato del bilancio come di «un ulteriore piccolo passo nel percorso di risanamento contabile», della necessaria «ottica di prudenza» dovuta all'incertezza sull'effettivo disavanzo che ha portato a un accantonamento prudenziale di 51 milioni. Una misura che consente, a detta del Governo regionale, di contemperare le esigenze di carattere finanziario (comprese quelle derivanti dai richiami della Corte dei Conti sui mancati riallineamenti) con quelle legate all'erogazione dei servizi essenziali. «La Regione ha detto dovrà continuare ad avere un atteggiamento prudente. Proprio per tale ragione il bilancio è stato costruito con una impostazione ancora più severa di quella dello scorso anno». Alcuni numeri per fotografare la rigidità dei conti: 5,8 miliardi di voci «pressoché obbligatorie» che riducono a 394 milioni le risorse gestibili.
LA DISCUSSIONE La discussione generale ha vissuto di un momento alto con l'intervento di Gianni Chiodi. Il presidente emerito ha teso una mano a D'Alfonso sulla difficoltà di generare economie e ha benedetto alcune strategie (Reti Ten-T e sanità), ma poi ha duellato sulla scarsa chiarezza degli obiettivi finanziari e sulla natura del debito: «La sua riduzione deve essere la stella polare». Il governatore ha replicato sostenendo la necessità degli investimenti. La questione politica è stata animata dal caso D'Ignazio: lui ha chiarito in aula il no al bilancio, ma in ogni caso ha ribadito il sostegno alla maggioranza in termini numerici con la necessità di evitare sprechi di tempi e risorse: «Non ritengo affatto di dover essere sfiduciato» ha tuonato riferendosi alle accuse di Forza Italia. L'assessore Di Matteo ha chiarito il suo sì al provvedimento motivandolo più con ragioni di carattere istituzionale che sostanziale: «Serve un vero piano riformista». Anche Olivieri ha annunciato il sì, anche alla luce di un'intesa scritta siglata con Gerosolimo e D'Alfonso. Dure le accuse dei Cinque Stelle, che hanno parlato di «libro di sogni» e hanno criticato la mancanza di provvedimenti di carattere sociale come il reddito di cittadinanza.