ROMA Neanche l’ultimo tentativo è andato a buon fine. Per il posto di lavoro dei 1.666 operatori della sede romana del call center Almaviva Contact non ci sono più speranze, visto che anche l’incontro convocato in extremis ieri al ministero dello Sviluppo economico non ha prodotto i risultati sperati. Troppo tardi, ormai, per far rientrare anche questi lavoratori nell’accordo che era stato raggiunto il 22 dicembre scorso al Mise e firmato allora solo dai delegati aziendali della sede di Napoli. Se oggi l’azienda avesse detto sì, anche i lavoratori romani avrebbero potuto ottenere ancora tre mesi (coperti dalla cassa integrazione) per riuscire ad arrivare a un ulteriore accordo che sarebbe poi passato necessariamente per un taglio del costo del lavoro. E invece, nonostante negli ultimi giorni la maggioranza dei lavoratori si sia espressa a favore della firma di quell’intesa (al contrario del rifiuto precedentemente opposto dalle Rsu), l’azienda ha ribadito l’impossibilità di tornare indietro rispetto alla decisione assunta dalle parti la settimana scorsa al ministero dello Sviluppo. La procedura dimobilità è infatti ormai terminata, le 1.666 lettere di licenziamento sono già state spedite e una forzatura avrebbe potuto dar vita a un complesso contenzioso a carico della stessa Almaviva. L’amarezza per l’esito negativo della vicenda «è profonda», ha dichiarato in un tweet la viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, sottolineando che i lavoratori «dovevano essere ascoltati prima». Anche i sindacati hanno ormai perso le ultime speranze e parlano di «situazione drammatica».