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Data: 30/12/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Gentiloni: «Il voto non è una minaccia». Da Boschi al caso Lotti: conferenza di fine anno nel segno della continuità

ROMA Il primo dato Paolo Gentiloni lo mette in evidenza sin da subito: «Di solito questa conferenza stampa è un consuntivo delle cose fatte, che invece capiti a 15 giorni dall’insediamento del governo è un primato assoluto». Il presidente del Consiglio si presenta così al tradizionale appuntamento di fine anno con la stampa sottolineando più volte la volontà di voler proseguire sul solco tracciato dal precedente esecutivo. Non si deve cancellare, dunque, «il lavoro svolto da Matteo Renzi negli anni precedenti. Cancellarlo o relegarlo nell’oblio sarebbe un errore». Non solo. «L’Italia - aggiunge il premier - deve essere fiera del lavoro fatto in questi anni, indipendentemente dal risultato del referendum». Per questo, «il governo proseguirà sulla strada delle riforme: non abbiamo finito e non abbiamo scherzato e tutti devono essere consapevoli che il processo di riforme andrà avanti nel tempo che abbiamo a disposizione. Per me le parole chiave sono lavoro, Sud e giovani». Il neo premier rivendica così quello che è stato definito il “governo fotocopia” e il lavoro svolto dal suo predecessore: «La continuità nella squadra di governo è considerata da alcuni un limite» perché «c’è sempre voglia di qualcosa di nuovo e di sorprendente; accetto la critica, ma rivendico la continuità sul piano politico». Tanto è vero che nella nuova formazione dell’esecutivo sono pochissime le novità. Le 41 nomine fatte ieri portano all’Istruzione Vito De Filippo, che con Renzi era alla Salute, mentre al dicastero di Beatrice Lorenzin sbarca Davide Faraone, ex sottosegretario all’Istruzione. Una replica della formazione renziana in sostanza, con la sola esclusione - per scelta dello stesso interessato, ha chiarito Gentiloni - di Enrico Zanetti, già vice ministro all’Economia nel precedente governo. Una scelta tutta politica, quella di Zanetti e del suo schieramento, evidentemente conseguenza della forte contrapposizione nata, nei giorni della formazione del nuovo esecutivo, dalle pressanti e non accolte richieste di Ala-Sc al premier di essere rappresentata nell’elenco dei ministri. Un passaggio viene dedicato anche a Maria Elena Boschi, neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, alla quale - assicura il premier - «ho chiesto io di lavorare al mio fianco», e a Luca Lotti, al quale, dopo l’indagine del Consip, esprime «massima solidarietà», escludendo «decisioni ingiuste» per lui come per il comandante dei Carabinieri Del Sette. In particolare, riguardo al ruolo ricoperto da Boschi, il premier sottolinea: «La proposta di riforma costituzionale è del governo e non di questo o quel ministro, anche se Boschi ha avuto un ruolo di spicco. Boschi è una risorsa molto utile e di grande qualità e, che si creda o no, le ho chiesto io di ricoprire il ruolo di sottosegretario e credo che sappia farlo bene». Sempre su questo tema, Gentiloni insiste: «Se ora qui ci sono io, vuol dire che questa discontinuità c’è stata dopo la scelta, peraltro non obbligata, da parte di Renzi di dimettersi». Adesso il governo «cercherà di dare un contributo anche sulla legge elettorale», assicura. Sulla data del voto però non si sbilancia: «Se si vota si vota e non si può vedere il voto come una minaccia».Quanto al jobs act, per Gentiloni si tratta di «un’ottima riforma del lavoro». Sui voucher «bisogna correggere e cambiare e lo faremo in tempi rapidi» ma non sono un virus che semina lavoro nero nella nostra società perché nascono esattamente all’opposto, ovvero come tentativo di rispondere al lavoro nero». Per il presidente del Consiglio è in corso una revisione per porre un freno «a questi abusi che rischiano di snaturare questo strumento. Qualcosa di evidentemente sbagliato si è visto - spiega ancora - ma non possono essere trasformati nella madre di tutti i problemi e guai del nostro mercato del lavoro». Per quanto riguarda i posti di lavoro, ce ne sono «700mila in più». Il capitolo Roma dà a Gentiloni l’occasione per criticare l’operato dei Cinque Stelle nella Capitale. «Roma ha bisogno di ambizione. Quando Roma rinuncia a progetti ambiziosi, e penso alle Olimpiadi, io ritengo che faccia un errore». «Certo - aggiunge Gentiloni - bisogna ben amministrare con correttezza e mi auguro che a Roma e nelle altre città gli amministratori riusciranno a farlo, ma bisogna puntare sulla vocazione e su questo la città credo abbia fatto dei passi indietro. Se Roma si paragona con Milano, c’è stata una fase in cui forse Milano invidiava il dinamismo di Roma. Ora mi auguro che Roma recuperi la sua vocazione storica». Quanto a Mediaset «siamo consapevoli della sua importanza in Italia operando in un settore particolarmente rilevante. Non ci sono golden power da esercitare in questo settore. La posizione del governo è una posizione vigile dal punto di vista politico ma non con strumenti di intervento». Infine sul caso Giulio Regeni «ultimamente ho visto segnali di cooperazione molto utili dall’Egitto, spero si sviluppino e il governo lavorerà in questo senso».

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