L’AQUILA Puntuale come una cambiale, con l’arrivo del nuovo anno scatta l’ennesimo aumento dei pedaggi autostradali. In soldoni, le tratte abruzzesi della A24 e della A25 gestite dalla società Strada dei parchi, costeranno l’1,62% in più: quelle dell’A14, affidate ad Autostrade per l’Italia, aumenteranno dello 0,64%. La media italiana dei rincari è dello 0,77%. A dare la lieta novella di fine anno è stato il Ministero delle infrastrutture e trasporti, secondo il quale «l'aggiornamento delle tariffe deriva dall'applicazione di quanto previsto dalle convenzioni uniche stipulate dal 2007, in attuazione della legge di riforma del settore, che hanno stabilito le formule tariffarie e criteri di calcolo». Formule e criteri che, come in passato, in Abruzzo pesano di più rispetto ad altri territori, anche perché molte delle tratte che attraversano la regione si trovano in montagna. L’anno scorso l’aumento fu solo dell’1,5%, dopo l’8,28% del 2014, il 7,56% del 2013 e l’8,06% del 2012. Un problema, per le tasche di pendolari, autotrasportatori, aziende costrette a percorrere giornalmente le autostrade regionali. Il Ministero giustifica i nuovi aumenti anche alla luce «dei parametri legati all'inflazione, alla qualità, al recupero della produttività nonché agli investimenti effettuati». E altrettanto puntuali, alla notizia degli aumenti, arrivano le reazioni degli esponenti del mondo economico. Celso Cioni, direttore regionale di Confcommercio, alza le barricate e annuncia una class action, perché il nuovo aumento «penalizza il sistema economico abruzzese. Le tariffe sono fuori mercato, e rendono le nostre imprese sempre meno competitive. Tutto questo», aggiunge, «nel silenzio delle istituzioni regionali, che conferma come non ci sia alcun tipo di controllo rispetto a situazioni come questa». Cioni invita il presidente Luciano D’Alfonso a convocare un incontro «per capire che cosa si può fare per invertire questa tendenza, considerando che le regioni confinanti applicano tariffe nettamente inferiori. Bisogna aprire un confronto per monitorare il costo chilometrico e parametrarlo con quelle delle altre regioni del Centro, altrimenti le nostre imprese partiranno sempre svantaggiate. Basta con le dichiarazioni, servono fatti, e i fatti finora vanno in una direzione contraria alle dichiarazioni. Se questo tavolo non sarà convocato, insieme ad altre associazioni e ai sindacati dovremo mettere in campo iniziative di fortissima protesta, nell’interesse del sistema Abruzzo». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Pierluigi Arduini, direttore di Confartigianato, categoria che comprende anche gli autotrasportatori. «Come al solito», afferma, «registriamo ancora l’aumento più consistente. Da quello che mi risulta, il costo chilometrico abruzzese è tra i più alti d’Italia. Potrei anche essere d’accordo col costo elevato, ma come contropartita vorrei anche avere un servizio elevato. Spesso invece il traforo del Gran Sasso è chiuso di notte, spesso si viaggia su una sola carreggiata a doppio senso di circolazione. Personalmente, sarei anche per rivedere la gestione delle autostrade, che ormai hanno quasi 50 anni, con tratti in pendenza, con incidenti sempre più frequenti, e mancanza di assistenza. Una cosa è certa, a soffrire di più sono sempre le aree interne». E la Strada dei Parchi? Abbiamo provato a contattarli. Senza successo.