Ha abbracciato la mamma Giovanna e stretto forte la mano al papà Gaetano, al fratello Gerardo e alla nonna Maria entrando nel soggiorno della villetta in via Arabona. Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha compiuto una visita nella casa sulmonese di Fabrizia Di Lorenzo, la 31enne vittima dell’attentato di Berlino del 19 dicembre scorso. Il premier aveva contattato telefonicamente la famiglia l’altro ieri sera e aveva chiesto loro se poteva andare a porgere un saluto, non essendo potuto andare al funerale per precedenti impegni. Superato l’imbarazzo e lo stupore iniziale, la famiglia Di Lorenzo ha acconsentito, chiedendo al sindaco Annamaria Casini di essere presente. Così ieri mattina, alle 11.20, dopo essere atterrato con un elicottero fuori città, Gentiloni è arrivato in auto, scortato dalle forze dell’ordine. Dopo aver portato il cordoglio del governo italiano, il premier – seduto al tavolo della cucina – ha condiviso con la famiglia il progetto di attivare un primo pacchetto di dieci borse di studio con tirocinio all’Università dell’Aquila, anche nella sede distaccata di Sulmona, intitolate alla memoria di Fabrizia Di Lorenzo. Dopo quasi un’ora è andato via in auto, con giornalisti e telecamere tenuti a distanza dalle forze dell’ordine. Prima del presidente Gentiloni era uscita dalla casa il sindaco. «Questa visita testimonia la vicinanza dello Stato alla famiglia Di Lorenzo», ha dichiarato la Casini, «speriamo possa servire ad alleviare un pochino il loro immenso dolore. Ho accolto l’invito della famiglia a dare il benvenuto al premier in rappresentanza della città». La conferma dei tirocini che saranno finanziati dal Ministero e dall’Università dell’Aquila arriva dal ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. «Mettere in contatto giovani meritevoli con le imprese ci sembra il modo migliore per ricordare Fabrizia e rendere omaggio ad una giovane preparata, desiderosa di scoprire il mondo, ma che amava anche profondamente il suo territorio», ha commentato la Fedeli. Sottolinea il valore concreto dell’iniziativa anche Paola Inverardi, rettrice dell’Università dell’Aquila. «C’era la necessità di un atto concreto per onorare questa giovane sfortunata», ha spiegato la Inverardi, «quindi ben vengano le dieci borse di tirocinio. Penso sia un altro buon modo per avvicinare l’impresa abruzzese ai giovani e viceversa. Del resto, l’Abruzzo ha tante belle realtà lavorative che non sono conosciute in modo adeguato».