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Pescara, 25/11/2024
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Data: 03/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sterzata garantista Grillo: l'indagato non deve dimettersi. Aiuto a Raggi.

ROMA No alle dimissioni se si finisce iscritti nel registro degli indagati e sì alle autosospensioni. È finita l'epoca delle «dimissioni in cinque minuti», quelle che il M5S chiedeva per abuso d'ufficio. Dimenticate le parole di Luigi Di Maio che diceva: «le autosospensioni sono prese in giro» oppure «ai politici non va applicata la presunzione di innocenza». Ecco perché è una svolta epocale quella impressa ieri da Beppe Grillo e Davide Casaleggio, e i legali del Movimento ieri hanno varato un nuovo codice etico per gli eletti con il simbolo pentastellato, ma anche per gli assessori che fanno parte di giunte M5S, alle prese con procedimenti penali. I primi effetti già ieri sera con l'ex assessore all'Ambiente del Campidoglio, Paola Muraro, che ha pronunciato queste parole: «Se il codice fosse uscito prima io sarei ancora in Campidoglio»

LA RATIFICA Il codice sarà ratificato oggi online ed elimina definitivamente l'automatismo indagato-dimissioni. Perché, si legge, «la ricezione di informazioni di garanzia o di un avviso di conclusione delle indagini non comporta alcuna automatica valutazione di gravità dei comportamenti potenzialmente tenuti dal portavoce». Per tutto il resto, si specifica, i garanti saranno investiti di un enorme potere discrezionale in cui valuteranno volta per volta, indagine per indagine.
L'unico obbligo che rimane è quello di informare con una mail lo staff, ovvero «il gestore del sito». Ma il codice offre un'ampia panoramica sul nuovo assetto garantista: si caldeggiano le autosospensioni «in qualsiasi fase del procedimento penale» come attenuanti e come limbo salvifico contro gli attacchi giudiziari e a tutela dell'immagine del M5S. E niente paura, sembra di leggere tra le righe un messaggio per i deputati siciliani sospesi che si erano rifiutati di autosanzionarsi, che l'autosospensione «non implica di per sé alcuna ammissione di colpa o di responsabilità».
La paura della magistratura c'è e da tempo, da quando la sindaca più importante del Movimento, Virginia Raggi, è stata pericolosamente lambita dalle inchieste. Questo regolamento che era in cantiere da mesi è la conseguenza diretta dell'ossessione di finire nel tritacarne dell'uso politico della giustizia e di essere boicottati.
Da chi? Dagli attivisti, ex e non, dai nemici politici che depositano denunce che si trasformano in ostacoli giudiziari e amministrativi insieme. Era Davide Casaleggio che invitava a votare il nuovo regolamento sulle espulsioni online per aumentare «le nostre difese dagli attacchi giudiziari e politici». Grillo ribadì il concetto e lanciò la propria idea di giurisprudenza politica con un messaggio molto chiaro ad avvocati e magistratura: «Processi, burocrazie, codici e codicilli non possono fermarci perché siamo uniti e compatti verso lo stesso obbiettivo».
Perché, diceva, il M5S «trova difficoltà a essere riconosciuto dalle leggi attuali perché la sua struttura e organizzazione è molto più avanzata di quelle regolamentate dai codici». Il nuovo prontuario giudiziario non è stato accolto con entusiasmo dalla base nutrita a pane e giustizialismo. Ieri il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, espulso dal M5S, ha ricordato l illegittimità della sua sospensione proprio perché a quel tempo mancava un regolamento. Il deputato emiliano Michele Dell'Orco ha ammesso: «Codice migliorabile». Nel nuovo regolamento la condanna in primo grado e tutto ciò che è equiparato a essa, diventa un motivo grave per mantenere la carica elettiva. Tradotto: dimissioni.
Restano fuori i reati d'opinione su cui decidono i garanti. Al di là delle condanne però, c'è chi fa notare che c'è un altro motivo che può inchiodare alle dimissioni Raggi. Perché: «anche durante la fase di indagine, quando emergono elementi idonei ad accertare una condotta che, a prescindere dall'esito e dagli sviluppi del procedimento penale, sia già lesiva dei valori, dei principi o dell'immagine del MoVimento 5 Stelle. La condotta sanzionabile può anche essere indipendente e autonoma rispetto ai fatti oggetto dell'indagine». Fonti del M5S spiegano questo passaggio: se uscissero intercettazioni compromettenti, poco dibattibili in sede di processo, al di là degli avvisi di garanzia, garanti e organi di disciplina potrebbero premere il tasto fine. La condotta è dunque nel mirino.
E qualcuno sarebbe già pronto a scrivere la pagella negativa di Raggi. Basta leggere le parole della sorella della senatrice romana Paola Taverna, Annalisa, rivolta alla sindaca con insulti pesanti. La Raggi viene accusata di aver «fatto piazza pulita dei 5 Stelle» ed «essersi contornata del non plus ultra della m...». «Comportati da 5 Stelle - l invito di Annalisa Taverna - altrimenti t'appennemo per le orecchie....».

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