ROMA Svolta «garantista» dei Cinquestelle. Ricevere un avviso di garanzia non farà più scattare automaticamente sanzioni ed espulsioni dal movimento. Ma l’eletto, il portavoce, che risulti indagato o imputato deve informare «immediatamente e senza indugio il gestore del sito», ovvero la Casaleggio Associati. Perché «l’ultima parola» su eventuali azioni disciplinari spetterà al garante del Movimento, ovvero a Beppe Grillo o al collegio dei probiviri. E’ quanto si legge nel nuovo decalogo sulla giustizia pubblicato ieri sul blog di Grillo e che oggi sarà messo ai voti tra i militanti online. Un codice che sta facendo storcere la bocca ai molti militanti della prima ora e ai parlamentari, soprattutto a Montecitorio. E che le opposizioni hanno già bollato come codice «salvaRaggi». Il decalogo infatti, sostiene il Pd, arriva appena in tempo per proteggere il sindaco di Roma che da un momento all’altro potrebbe ricevere un avviso di garanzia per abuso d’ufficio. «Dopo guai giudiziari #M5SGrillo scorda le manette e diventa garantista per convenienza. L’unica regola sopravvissuta: decidono Casaleggio &Co», scrive su Twitter la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani. Il nuovo codice etico dei pentastellati arriva in effetti dopo una lunga scia di scandali che hanno coinvolti alcune amministrazioni targate M5S. Faccende risolte un po’ alla rinfusa, con severità estrema, vedi il caso del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti o di quello di Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto esplulsa dal M5S. E con estrema indulgenza in altre circostanze, vedi il caso del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin o quello del sindaco di Pomezia, Fabio Fucci. Diversità che non dovrebbero essere più essere consentite se i militanti vareranno il codice etico che si sviluppa in 7 punti con lo scopo di «garantire una condotta ispirata ai principi di lealtà, onestà, correttezza, rispetto della Costituzione e delle leggi». Ma che di fatto delega nelle mani del solo Grillo il diritto di stabilire, a prescindere dalle indagini sui portavoce, se il comportamento di questo o quell’amministratore è lesivo dei «principi e dell’immagine del Movimento». Il primo a commentare è Pizzarotti che ricorda come la sua esplusione sia stata assolutamente illegittima, in assenza di regolamento. Chi invece è pronto ad ironizzare sul cambiamento di linea è il Pd: «La svolta garantista è tomba del grillismo», scrive su Twitter Alessia Morani, mentre Michele Anzaldi bolla il nuovo codice pentastellato come «salva Raggi». «È come quando Berlusconi approvò la legge salva Previti», insiste. Più articolato il pensiero del presidente del Pd, Matteo Orfini: anche lui cita il sindaco di Roma, e osserva: «La collezione di indagini giudiziarie nelle poche amministrazioni guidate dal Movimento 5 Stelle li ha spinti ad agire. Noi coerentemente con i nostri principi, abbiamo detto che non avremmo mai chiesto le dimissioni della Raggi per un eventuale avviso di garanzia, perché non abbiamo mai usato la logica dei due pesi e delle due misure. Fa piacere se anche loro scelgono di fare passi avanti». A respingere le critiche sono vari parlamentari grillini. Danilo Toninelli contrattacca: «È davvero surreale vedere i vecchi partiti, Pd in testa, criticare il M5S per il voto imminente sul codice etico. Farebbero meglio a tacere e a guardare la trave nel loro occhio». A Roma, in Campidoglio, si ostenta sicurezza. «Giusto avere regole scritte», spiegano i pentastellati romani che giurano di essere tranquilli su Virginia Raggi. Ma il clima resta teso. E fa discutere il post di Annalisa Taverna, sorella di Paola, che accusa la Raggi di aver fatto «piazza pulita dei 5 Stelle» e di «essersi contornata del non plus ultra della m....». «Comportati da 5 Stelle perché ti abbamo votato pensando che lo fossi», chiosa su Fb.