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Data: 04/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Lavoro, la Cgil contro i voucher. Camusso: «Basta, sono come i pizzini». Ma Poletti va avanti e pensa al decreto anti-povertà

ROMA I voucher come «i pizzini», i foglietti codificati con cui la mafia manda i suoi ordini. Una provocazione, quella della leader della Cgil, Susanna Camusso che chiede con forza l’abolizione dei “buoni” introdotti nel 2003 per retribuire i lavori occasionali e sempre più estesi negli anni successivi. Non torna sulla questione il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che aspetta di valutare gli effetti della tracciabilità (l’obbligo di comunicare entro un’ora dall’inizio della prestazione dati anagrafici, luogo e ora) prima di ipotizzare un nuovo intervento. Il ministro indica intanto come «priorità assoluta» l’impegno per l’attuazione di una misura universale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, dopo che il tema era stato sollevato dal suo collega Maurizio Martina. Il ministro dell’Agricoltura, così come il presidente del Pd, Matteo Orfini, suggerisce di utilizzare un decreto legge per far partire subito il reddito di inclusione. Un’idea che, però, non sembra all’ordine del giorno. Più probabile invece che si prosegua, magari accelerando, con l’iter del ddl povertà, approvato alla Camera e attualmente al Senato. Il governo, dice peraltro lo stesso Poletti, «considera apprezzabile ogni iniziativa del parlamento che vada nella direzione di renderla rapidamente attuabile ed è pronto a sostenerla». Le risorse sul fronte della lotta alla povertà ammontano, per il 2017, a circa 1,5 miliardi, il doppio della disponibilità finanziaria prevista nel 2016 per il sostegno all’inclusione attiva. Ma la polemica sui voucher rimane accesa, i buoni del valore lordo di 10 euro e di 50 euro, esplosi nel 2016 quando ne sono stati utilizzati oltre 145 milioni. «Sono ormai diventati i pizzini che retribuiscono qualsiasi attività. Così facendo si inquina il buon lavoro e si condannano milioni di giovani e lavoratori a un futuro assai povero. Vanno aboliti», tuona Camusso, in contrasto con la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, per la quale i voucher vanno modificati ma non aboliti. Sul banco degli imputati c’è anche il Comune di Torino che utilizzerà i voucher per retribuire alcuni giovani mediatori culturali, chiamati ad affiancare i dipendenti agli sportelli. Il Comune ha replicato che il bando deriva da una delibera della giunta Fassino e che in ballo ci sono 25.000 euro stanziati per il progetto dalla Compagnia di San Paolo. «Il caso del Comune di Torino - spiega Camusso - non è l’unico. I voucher nella pubblica amministrazione vengono ormai usati per tutto: per sostituire i lavoratori in essere, come forma assistenziale, per pagare attività del terzo settore, per retribuire il lavoro occasionale. Tutti usi dannosi e impropri». Paolo Ferrero, segretario del Prc, definisce i voucher «italica forma di legalizzazione del lavoro nero e di diffusione della precarietà». Chiede invece la loro conferma l’associazione delle piccole e medie imprese di Torino: «non sono per nulla il male assoluto, c’è differenza fra proporre miglioramenti e soluzioni nuove e fare paragoni inappropriati», sostiene il presidente.

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