Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.563



Data: 04/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Università, promesse, didattica e ricerca. E’ la 33esima in Italia. Nella classifica del Sole 24 ore, cala di un posto. D’Amico: «Nel 2017 dovremo migliorare su stage e occupazione». E dopo i no su cabinovia e zooprofilattici dice «Indosserò i guantoni»

Noni per numero di docenti e quindicesimi per corsi all’estero. «Siamo cresciuti tanto negli anni passati, questo è un assestamento»

TERAMO L’università di Teramo in discesa libera, ma solo per un refuso in una tabella del Sole 24 ore. Il quotidiano economico ha pubblicato come ogni anno la classifica degli atenei italiani e in una tabella riassuntiva ha assegnato un crollo di 6 posizioni a quello teramano. Ma in realtà l’università di Teramo slitta di un solo punto, assestandosi su un 33° posto della classifica generale, insieme a “L’Orientale” di Napoli, a “Tor Vergata” di Roma, agli atenei di Genova e Messina. Sei posizioni dopo l’università “D’Annunzio” (al 27°) e 14 prima di quella dell’Aquila (al 47°). In un incontro convocato ufficialmente per un brindisi in occasione del suo compleanno, il rettore Luciano D’Amico spiega che il 33° posto lo considera «un assestamento», sottolineando subito dopo che «sulle variabili principali abbiamo fatto registrare piccoli progressi». E’ il caso della sostenibilità (il numero medio di docenti nelle materie in rapporto agli studenti della relativa materia), per cui Teramo è al nono posto in Italia. E’ anche il caso della mobilità (i crediti ottenuti all’estero con l’Erasmus) per cui è al 15° posto o l’efficacia (crediti formativi ottenuti dagli studenti attivi) per cui è al 18° o ancora per la competitività della ricerca e per la qualità della produzione scientifica per cui è rispettivamente al 30° e al 26° posto. Va invece migliorata l’attrattività (gli immatricolati fuori regione) «ma qui siamo penalizzati perchè abbiamo un unico corso di laurea a numero chiuso, che essendo su scala nazionale, fa lievitare l’incidenza degli studenti fuori regione», osserva il rettore in riferimento al 32° posto (-5 posizioni sul 2015). L’università zoppica anche sugli stage (44° posto, -9 sul 2015) ma è uno scivolamento dovuto al fatto, secondo D’Amico «che si è passati da corsi di laurea a prevalenza umanistica e quelli a prevalenza scientifica: c’è bisogno di “ritarare” i rapporti con le aziende». E poi il dato definito dal rettore «più preoccupante», cioè quello sull’occupazione (studenti occupati a un anno dalla laurea), per cui l’ateneo è sceso dalla 32esima alla 53esima posizione. «In questo caso l’analisi fa riferimento all’anno 2014-2015 quando avemmo una prevalenza di laureati nel polo umanistico. E un laureato in giurisprudenza per fare la professione deve fare il praticantato o se vuole fare il notaio o il magistrato si deve preparare ai concorsi. E quindi non trova lavoro entro un anno. I dati di Almalaurea a tre anni dal conseguimento del tipo, invece, sono più positivi». Il rettore si sofferma anche su un altro tipo di classifica, quella sulla “valutazione della qualità della ricerca”: «abbiamo una leggera flessione del 4%, è un ulteriore stimolo a migliorare». E fa notare che in realtà è tutto il sistema che ha fatto un balzo in avanti e chi, come ha fatto l’ateneo teramano che negli anni precedenti ha fatto notevoli progressi, ha mantenuto gli s tessi valori, in realtà è arretrato. Tutto questo ha avuto ripercussioni minime sull’assegnamento del finanziamento ordinario per il 2016: 25 milioni 487mila euro, 58mila euro in meno del 2015. In definitiva, conclude il rettore con una punta di orgoglio, «ci fa piacere che azioni a cui abbiamo dato una valenza strategica come la qualità della didattica, l’internazionalizzazione e la ricerca siano in crescita. E nel 2017 continueremo a crescere».

E dopo i no su cabinovia e zooprofilattici dice «Indosserò i guantoni»
Il rettore parla delle due occasioni mancate nel 2016. E annuncia che dovrà cercare collaborazioni altrove

Ora ci dobbiamo concentrare sul recupero dell’ex manicomio e sul completamento del polo a Piano d’Accio: bisogna affidare i lavori nel 2018

TERAMO Il rettore si dice pronto a «indossare i guantoni» nel 2017.Lo dice sorridendo, ma la metafora sembra quanto mai calzante, visto che quello appena archiviato è un anno che ha visto naufragare due progetti importanti su cui puntava l’ateneo teramano. Due progetti che secondo le intenzioni del rettore avrebbero stretto ancor più il legame con la città e le sue istituzioni, portando giovamento a tutti. Il primo riguardava la creazione di un Irccs (istituto di ricovero e cura per la sanità animale) in collaborazione con l’istituto zooprofilattico, il secondo la cabinovia fra Colleparco e il centro cittadino. «Mi dispiace», ha esordito Luciano D’Amico, «sia l’uno che l’altro erano strategici. Noi siamo un ateneo piccolissimo e abbiamo a fianco uno Zooprofilattico: se ci mettessimo insieme potremmo star meglio entrambi. Il ministro Lorenzin ci dice che il quadro normativo non lo consente: noi lo sappiamo bene. Ci siamo rivolti al ministro proprio per questo. E’ evidente che lo Zooprofilattico fa capo al ministero della Salute e noi a quello dell’Università, ma c’era la possibilità di lavorare bene insieme. Il ministro ha ritenuto di non fare questa sperimentazione, noi cercheremo altrove delle collaborazioni. L’università ha bisogno di una ricerca molto forte, bisogna fare degli accordi e noi pensavamo allo Zooprofilattico». Ente in cui «evidentemente ci sono state delle resistenze». E un altro ente in cui le resistenze sono state ancor più evidenti, è stato il Comune, che ha bocciato il progetto della cabinovia, inserito nel Masterplan. «Comportava la possibilità di ospitare più studenti in centro», fa notare asciutto, «e dava anche la possibilità all’università di eliminare quello che è forse uno dei motivi della dispersione, per cui siamo al 52° posto nella classifica del Sole: molti studenti del primo anno non si reiscrivono. E’ colpa nostra? E’ possibile, anche se molti altri indicatori sono buoni. Non so dunque se questo dipende anche da problemi del contesto in cui siamo». Che Teramo non sia una città universitaria, d’altronde, D’Amico l’aveva già ribadito. Ma sono sopravvissuti altri due progetti del Masterplan che vedranno l’ateneo in prima linea: il recupero dell’ex manicomio (che sarà sede di Scienze della comunicazione e del Dams) e il completamento del polo didattico a Piano d’Accio. «L’obiettivo è arrivare al 2018 con l’affidamento dei lavori», precisa il rettore, «e al 2020 con un assetto logistico differente rispetto ad oggi. Parallelamente dobbiamo lavorare per mettere dentro alle strutture dei contenuti. Abbiamo assunto 6 ricercatori, un ordinario esterno, un nutrizionista e due interni». Un bel pacchetto da lasciare “in eredità” al prossimo rettore.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it