TERAMO «La lotta politica in corso tra il sindaco e l'Università deve cessare al più presto. Le due istituzioni dovrebbero condividere le scelte e puntare su progetti veramente strategici ed innovativi per la nostra città». La metafora usata dal rettore Luciano D’Amico, che ha detto di voler «indossare i guantoni» nel 2017, non convince il consigliere comunale dei 5 Stelle Fabio Berardini, che lo invita invece a scendere dal ring. La metafora dei guantoni è sembrata comunque particolarmente calzante dopo i due colpi da ko ricevuti dall’università: prima il “niet” del ministro Beatrice Lorenzin alla creazione di un istituto scientifico di ricerca e cura per la sanità animale insieme allo Zooprofilattico, poi la bocciatura in consiglio comunale del progetto del Masterplan per realizzare una funivia di collegamento fra il centro città e la sede universitaria. D’Amico, rispondendo al consigliere pentastellato, smentisce questa interpretazione, ma intanto Berardini sostiene che «mentre il rettore D’Amico indossa i guantoni per combattere contro il sindaco della città che ospita la stessa Università, le conseguenze di questa estenuante lotta politica si ripercuotono sull’intera collettività». E invece, secondo l’esponente grillino, «è necessaria una forte sinergia tra tutte le istituzioni che insistono su Teramo per creare una ripresa economica contando su nuove attrazioni». Tra le quali Beraradini non contempla la funivia urbana, definita ironicamente un’opera «mirabolante». Il consigliere pentastellato però non dà tutta la colpa al rettore, visto che «questa sinergia manca da entrambi i lati, poichè né gli operatori economici e culturali né i componenti del consiglio comunale sono stati minimamente coinvolti nella programmazione economica del Masterplan, il cui delegato per Teramo, sorprendentemente, non è il sindaco bensì il rettore». Immediata la risposta di D’Amico che innanzitutto spiega la metafora dei guantoni: «Vuole significare un maggiore impegno e una più forte grinta nell’affrontare i programmi di sviluppo per l'anno appena iniziato. In nessun modo vuole sottintendere un conflitto tra l’Università e il Comune e, ancor meno, tra me e il sindaco Brucchi, di cui, pur non condividendone a volte le scelte, ho sempre apprezzato l’amore e l'impegno per Teramo». D’Amico assicura di voler fare «gioco di squadra» con le altre istituzioni e dice di voler rispettare la volontà espressa dal consiglio comunale sulla funivia, anche se lui resta della sua idea e a tale proposito vuole fare due considerazioni: «La prima, la funivia non è un’opera “mirabolante”: Chieti la sta realizzando, L’Aquila ha già uno studio di fattibilità per il collegamento con Roio, Silvi e Roseto hanno già chiesto di realizzarne una. È una infrastruttura innovativa, non inquinante ed economica, verso cui si stanno orientando molte città. La seconda: basta sottolineare il mio coinvolgimento nel tavolo tecnico adombrando una contrapposizione con Brucchi! La procedura del Masterplan ha ottimamente previsto un tavolo tecnico cui non ha partecipato nessun sindaco, né rappresentanti politici, poiché l’obiettivo era quello di candidare progetti da sottoporre a un duplice esame sempre tecnico. Conclusa questa fase l’intero impianto del Masterplan è stato presentato ai sindaci della Regione Abruzzo il 12 gennaio 2016, come potrai verificare consultando il sito della Regione, e solo allora si è aperta la fase di interlocuzione politica che, nel caso di specie, ha portato alla bocciatura del progetto, a dimostrazione che il coinvolgimento c’è stato. Il Masterplan non è una distribuzione politica, nel senso più alto e nobile del termine, di risorse ai territori e per questo motivo nessun sindaco è stato coinvolto nella fase iniziale, non solo il sindaco Brucchi».