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Pescara, 25/07/2024
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Data: 09/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La previdenza 2017 - E’ corsa alle nuove pensioni. Patronati sotto pressione. Anticipo, usuranti, opzione donna. Non è facile orientarsi tra le norme della Legge di Bilancio. Il governo ha introdotto o rinnovato misure studiate per rendere più flessibile l’uscita dal lavoro anticipando i limiti della Fornero

PESCARA Anticipo di Pensione, opzione donna, quattordicesima, usuranti, cumulo: sono tante le novità sulle pensioni contenute nella legge di Bilancio 2017 varato dal governo. Interventi impegnativi da affrontare per chi deve decidere se restare o no al lavoro. Per questo dall’inizio dell’anno negli uffici dei patronati sono amentate le richieste di chiarimento. E il 30 gennaio prossimo, a Pescara - la sede è ancora da stabilire - Cgil, Cisl e Uil terrano un incontro pubblico in cui verranno illustrate le principali novità della nuova previdenza. Spiega Roberto Campo, segretario regionale della Uil: «Dapprima sono stati gli esodati a chiedere spiegazioni, preoccupati dell’eventualità che non venisse portata a termine la sanatoria, poi invece approvata dalla legge di Stabilità. Per quanto riguarda invece l’Ape social», continua Campo, riferendosi alla possibilità dell’anticipo pensionistico riservato alle persone in difficoltà, come disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili, lavoratori con disabili a carico e persone che svolgono delle attività gravose, «come prospettiva la si sta cominciando a valutare adesso. Al momento, però, non tutti ne sono consapevoli. Comunque», precisa il sindacalista, «possiamo dire che su queste novità ci sarà molta attenzione, quest’anno, perché avremo un indebolimento degli ammortizzatori storici, come la cassa integrazione in deroga, ridotta ai minimi termini. Quindi, il grande problema che si apre è se il governo, su quest’aspetto, vorrà inserire delle deroghe anche per le aree di crisi semplici, così come già previsto per le aree di crisi complesse». Anche nella Cgil è aumentato il lavoro allo sportello: «Da noi», dice il segretario regionale Carmine Ranieri, «tante domande stanno arrivando da quelli che svolgono lavori usuranti e dai lavoratori precoci.Soprattutto gli edìli che lavorano nei cantieri e che dovrebbero avere la possibilità di uscire a 60 anni, un’età nella quale non è possibile più lavorare in condizioni così difficili». Le domande, al sindacato, tuttavia arrivano su diversi aspetti della riforma. «Ci chiedono», prosegue Ranieri, «delle possibilità inerenti alle ricongiunzioni gratuite, visto che prima bisognava pagare per unificare i contributi versati in diverse casse previdenziali. Inoltre chiarificazioni ci giungono, tra le altre, per conoscere le novità sulle pensioni basse e sulle esenzioni relative a chi percepisce fino a 8.125 euro annui». Tra chi è già in pensione C’è invece il tema legato alla restituzione allo Stato da febbraio dello 0,1% dell'importo ricevuto nel 2015. Ovvero la differenza tra l'inflazione programmata e quella effettiva su cui è stato calcolato l'adeguamento al costo della vita delle pensioni. La norma non c’è ma esiste il rischio che venga emanata, secondo lo Spi, il sindacato pensionati della Cgil. Infatti nel decreto Milleproroghe di fine anno, fa notare lo Spo, non c’è stato l'intervento con cui si doveva risolvere la questione. In questo modo tutte le pensioni avranno una perdita di valore. Nel caso di una pensione al minimo la perdita sarà di 6,50 euro all'anno e di 13 euro per una da 1.000 euro. «Cifre» precisa il sindacato, «che possono sembrare di poco conto ma che incidono in particolare sulle pensioni basse». Lo scorso anno il governo intervenne rimandando questa restituzione a quando l'economia fosse effettivamente in ripresa neutralizzandone così gli effetti negativi. Anche quest'anno il governo si era reso disponibile ad intraprendere la stessa strada ma per ora non lo ha fatto.

Anticipo con mutuo, taglio fino al 20%

La cosiddetta Ape, l’anticipo di pensione con garanzia finanziaria, decorrerà dal 1° maggio 2017 in via sperimentale fino al 31 dicembre 2018. Si tratta di un prestito corrisposto a quote mensili per 12 mensilità fino alla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia. La restituzione avviene a partire dalla maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, con rate mensili per 20 anni. Il prestito è coperto da una polizza assicurativa, per cui se il pensionato mure prima dei 20 anni, gli eredi non devono pagare la somma restante. Ha diritto a richiedere l’Ape chi ha almeno 63 anni; chi matura il diritto a una pensione di vecchiaia entro 3 anni e 7 mesi, purché abbia minimo 20 anni di contributi; i soggetti la cui pensione, al netto della rata di ammortamento dell’Ape, sia pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo previsto nell’assicurazione generale obbligatoria. La durata minima dell’Ape è di sei mesi, cioè non si può richiedere se si è a meno d sei mesi dalla pensione reale. Non può ottenere l’Ape chi è già titolare di un trattamento pensionistico diretto. Nella domanda il soggetto indica il finanziatore cui richiedere l’Ape e la compagnia assicurativa per la copertura del rischio di premorienza. I finanziatori e le imprese assicurative sono scelti tra quelli che aderiscono agli accordi-quadro da stipularsi, a seguito dell’entrata in vigore di un successivo decreto. Il prestto parte entro 30 giorni dal contratto di finanziamento. L’Inps trattiene, a partire dalla prima pensione mensile, l’importo della rata per il rimborso del finanziamento e lo riversa all’istituto. Conviene l’Ape? Il costo in corrispondenza del massimo anticipo (cioè chi anticipa di 3 anni e 7 mesi) potrà raggiungere circa il 20% della pensione. Quindi è essenziale farsi qualche calcolo.

Con Ape social assegno senza costi per soggetti deboli e disoccupati

L’Ape sociale parte in via sperimentale dal 1 maggio fino al 31 dicembre 2018. E’ a favore di soggetti in determinate condizioni: disoccupati per licenziamento (anche collettivo dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale che abbianoconcluso la prestazioneper la disoccupazione da almeno 3 mesi e almeno 30 anni di contributi); che assistono da almeno 6 mesi coniuge o parente di primo grado convivente con handicap grave (con almeno 30 anni di contributi); che hanno una riduzione della capacità lavorativa almeno del 74% (con almeno 30 anni di contributi); dipendenti che svolgono attività lavorative «gravose» da almeno 6 anni (occorrono almeno 36 anni di contributi). L’indennità è pari alla rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso alla prestazione e non può superare i 1.500 euro mensili. Il beneficiario dell’Ape sociale decade dal diritto nel caso raggiunga i requisiti per il pensionamento anticipato. L’indennità è compatibile Per i lavoratori pubblici e per il personale degli enti pubblici di ricerca, che cessano l’attività lavorativa e richiedono l’Ape sociale, i termini di pagamento delle indennità di fine servizio decorrono al compimento dell’età prevista ai sensi della riforma Fornero delle pensioni. L’Ape social non avrà alcun riflesso sull'importo pensionistico futuro in quanto l'operazione sarà a totale carico dello stato (e non del lavoratore come accadrà con l'Ape volontario). L’indennità non sarà compatibile con i trattamenti di sostegno al reddito connessi allo stato di disoccupazione involontaria (si pensi, in particolare alla Naspi), nè con l'Asdi, nonchè dell'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale. L'indennità potrà essere cumulata con redditi da lavoro dipendente o parasubordinato nei limiti di 8.000 euro annui (4.800 per gli autonomi).

Precoci a riposo senza limite di età con 41 anni di contribuzione

Dal 1° maggio alcune particolari categorie di lavoratori precoci (quelli che hanno cominciato a versare prima dei 18 anni) potranno accedere alla pensione anticipata con 41 anni di contribuzione (2132 settimane contributive) a prescindere dall'età anagrafica. Ne potranno fare parte i lavoratori dipendenti, anche del pubblico impiego, i lavoratori iscritti alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995, che hanno almeno 12 mesi di contribuzione per periodi di lavoro effettivo precedenti il raggiungimento del diciannovesimo anno di età e che si riconoscono in uno dei seguenti profili: sono disoccupati per cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale nell'ambito della procedura di conciliazione obbligatoria, hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi; assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità; hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile, superiore o uguale al 74 per cento; sono lavoratori dipendenti compresi nelle professioni che svolgono, al momento del pensionamento, da almeno sei anni in via continuativa attività lavorative usuranti per le quali è richiesto un impegno tale da rendere particolarmente difficoltoso e rischioso il loro svolgimento in modo continuativo. Le condizioni devono essere rispettate entrambe e quindi, ciò significa che chi è stato impiegato in attività gravosa, usurante, risulta disoccupato, invalido o assista il familiare disabile ma non ha svolto almeno 12 mesi di attività lavorativa prima del 19° anno di età resta tagliato fuori da beneficio

Quattordicesima più alta del 30%. Allargata la platea dei destinatari

Viene aumentato del 30% l’importo della quattordicesima mensilità pensionistica per chi già la riceve, inoltre gli importi standard, che variano da 336 a 504 euro in base all’anzianità contributiva vengono pagati anche a chi ha un reddito superiore a 1,5 volte il trattamento minimo pensionistico e non superiore a due volte, si tratta di circa 1,2 milioni di persone. Nello specifico coloro che possono vantare un reddito inferiore a 9.786,86 euro lordi (1,5 volte il trattamento minimo Inps) cioè una pensione non superiore a circa 750 euro al mese otterranno un incremento del bonus di circa il 30% rispetto alle somme corrisposte sino allo scorso anno: si passerà rispettivamente a 437 euro dai 336 attuali per chi può vantare fino a 15 anni di contributi (18 anni gli autonomi); a 546 euro dai 420 euro attuali per i lavoratori che vantano da 15 a 25 anni di contribuzione (da 18 anni a 28 anni gli autonomi) e a 655 euro dagli attuali 504 euro per i lavoratori con più di 25 anni di contribuzione (più di 28 anni gli autonomi). Con l’ultima legge di Stabilità è stata innalzata la soglia di reddito che consente di non pagare l’Irpef. Per i pensionati di età inferiore a 75 anni la soglia è salita a 7.750 euro annui (fino allo scorso anno era di 7.500). La detrazione è passata da 1.725 a 1.783 euro e, in ogni caso, non può essere inferiore a 690 euro. Nel caso di pensionati di età pari o superiore a 75 anni la soglia è salita da 7.750 a 8.000 euro mentre la detrazione è passata da 1.783 a 1.880 con un minimo di 713 euro. L’innalzamento della soglia per la quattordicesima potrebbe far venire meno anche le addizionali regionali e comunali considerato che queste non sono dovute se non è dovuta l’imposta principale.



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