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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
La Regione fa quadrato su D’Amico. Per l’Anac il rettore è incompatibile con la carica di presidente Tua. L’Avvocatura: «Non c’è illegittimità»

PESCARA La regione Abruzzo fa quadrato attorno al presidente della società unica dei trasporti (Tua). Ordinario di economia aziendale all'Università di Teramo, di cui è pure rettore, Luciano D'Amico è infatti finito nel mirino dell'Anac per via dell'incarico a cui è stato chiamato dal governatore Luciano D'Alfonso. Per la Regione, che si sente chiamata in causa da Raffaele Cantone, D'Amico non versa in una situazione di incompatibilità. Nè sussiste un conflitto di interessi o tanto meno è configurabile un danno erariale nei confronti dell'amministrazione, anzi: l'incarico istituzionale alla presidenza di Tua ha semmai accresciuto il prestigio dell'Università di Teramo e nessun detrimento è arrecato alle attività didattiche, scientifiche e gestionali affidate a lui. Del resto D'Amico che ora attende di essere sentito dal ministero dell'Università è forte di due pareri dello stesso tenore resi dall'Avvocatura distrettuale. Il primo dell'8 luglio 2015, l'altro datato 24 giugno 2016 che hanno certificato che è tutto a posto: «L'incarico -si legge nei documenti che il Centro ha potuto visionare - non presenta elementi di antigiuridicità e illegittimità di sorta». Ora però la parola spetta al Miur a cui l'Anac ha rimesso gli atti affinché valuti se siano state violate le norme che disciplinano la materia. E che prevedono nel caso in cui le accuse si rivelino fondate, la diffida e come estrema ratio anche la decadenza dall'incarico accademico. Una questione davvero spinosa. Che è stata oggetto anche dell'attenzione della Corte dei Conti: a luglio 2016, la Procura regionale ha archiviato la denuncia non ritenendo comprovabile in giudizio la sussistenza di un danno alle pubbliche finanze. Ma il caso è tornato inevitabilmente a far discutere dopo che, il 4 gennaio, l'Autorità anticorruzione ha notificato la sua delibera all'Ateneo di Teramo in cui si giunge a conclusioni diverse: l'incarico di D'Amico alla presidenza dell'azienda regionale dei Trasporti, per gli uffici di Cantone, è incompatibile con quello all'Università. Ma la regione non ci sta. E affila le armi. A partire da quelle contenute nei pareri dell'Avvocatura basati principalmente su una articolata rassegna giurisprudenziale. Intanto una sentenza del Consiglio di Stato che ha ritenuto inapplicabile la tagliola dell'incompatibilità in un caso analogo a quello di D'Amico. Che svolge a titolo gratuito l'incarico e senza esercitare deleghe. La rinuncia all'indennità di carica è allegata al verbale del consiglio di amministrazione di Arpa spa (la società che poi attraverso la fusione con le spa Gestioni trasporti metropolitani e Ferrovia adriatico Sangritana si è trasformata inTua). Nella seduta di giugno 2015 l'importo, 60 mila euro, è stato devoluto alla manutenzione di due bus da donare all'Università di Teramo per il trasporto degli studenti «e nella parte residua per borse di studio per i figli dei dipendenti». Evidenziato sempre nei documenti anche il carattere non operativo dell'incarico. Svolto (citata in questo caso una sentenza a Sezioni Unite della Cassazione del 2016), in una società che è una mera articolazione della regione. Che, secondo il ragionamento seguito, non avendo natura di ente pubblico economico né di società per azioni propriamente intesa, non farebbe cadere D'Amico nel divieto di legge. Divieto che impone ai professori universitari l'aspettativa nel caso vogliano accettare incarichi in società con fini di lucro. E il tempo sottratto all'insegnamento? Anche su questo la Regione ritiene che non vi siano ostacoli: l'incarico non è gravoso perché è svolto senza vincolo di subordinazione, ma soprattutto perché non competono all'interessato poteri gestionali, proprio perché Tua è una società "in house". Insomma l'incarico di presidente nella società dei trasporti regionali non può compromettere il proficuo svolgimento dei compiti del professor D'Amico. Che come presidente dell'azienda regionale «appare una figura meramente rappresentativa della società senza svolgere alcun ruolo operativo o gestionale», si legge ancora nel parere dell'Avvocatura. Come finirà è presto per dirlo.

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