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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Jobs act, la Consulta decide sul referendum. Giovani all’estero, Poletti chiede scusa. Il ministro: «Ingiustificabili le minacce alla mia famiglia».

ROMA «Quelle frasi sono state un errore, chiedo scusa». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, chiamato a riferire al Senato, ribadisce di aver sbagliato a pronunciare parole offensive per i giovani che hanno abbandonato l’Italia. Una marcia indietro già innestata all’indomani delle polemiche, da cui è scattata anche una mozione di sfiducia individuale sottoscritta dalla Lega, Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana. Il tiro corretto anche ieri quando dai banchi di Palazzo Madama ha ribadito che «i ragazzi che vanno all’estero sono una risorsa importante e che a tutti bisogna dare l’opportunità di realizzare il loro futuro in Italia». Dopo le scuse però, Poletti afferma che non c’è alcuna giustificazione per «la campagna d’insulti e minacce rivolte anche contro la mia famiglia» e andate oltre la polemica politica. Pur riconoscendo che la disoccupazione giovanile resta a livelli preoccupanti, ha difeso le misure del governo per migliorare il mercato del lavoro, aumentando la stabilità e riducendo la precarietà. Lavoro e diritti, tema caldissimo a poche ore dal pronunciamento della Corte Costituzionale che oggi dovrà decidere sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari proposti dalla Cgil per modificare il jobs act approvato dal governo Renzi. Esecutivo che fa quadrato intorno al suo ministro (i vertici del Pd hanno smentito ogni ipotesi di dimissioni) e che difende le politiche sul lavoro adottate fin qui. Tuttavia, lo stesso Poletti ha confermato l’intenzione del governo di modificare la normativa sui voucher, i buoni lavoro che uno dei tre referendum intende cancellare. Gli altri due sui quali la Consulta dovrà decidere, riguardano il ripristino dell’articolo 18 e l’estensione delle responsabilità alle aziende appaltatrici nei confronti dei lavoratori. Una consultazione insidiosa per il governo che non reggerebbe a un’altra bocciatura. Perciò, la maggioranza sta lavorando per le modifiche alle norme contestate e sminare così il referendum. Le correzioni servirebbero anche a togliere dalla graticola il ministro del Lavoro. Il voto di fiducia individuale non è stato ancora fissato e Poletti sulla carta non dovrebbe correre rischi. Ma ieri, a chiedergli un passo indietro, oltre alle opposizioni, si sono schierate anche parti di Forza Italia e le formazioni di centro come il gruppo Ala di Verdini, Gal e Conservatori e Riformisti. Per questo, la modifica del meccanismo dei voucher, chiesta espressamente dalla minoranza del Pd, sarebbe l’unica mossa per metterlo al sicuro.

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