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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/01/2017
Testata giornalistica: Il Centro
Retromarcia M5S e ritorno con Farage. Dopo il no dei liberali in Europa, Grillo si riavvicina all’Ukip che detta le sue condizioni. Sconcerto dei militanti

ROMA Tutto sbagliato, tutto da rifare. Beppe Grillo, dopo la figuraccia del mancato accordo con i liberali di Alde, passa al piano B e torna nelle braccia di Nigel Farage. Ma il leader dell’Ukip detta ai pentastellati le condizioni del «perdono» e per essere riammessi nel gruppo di Efdd. E sono condizioni umilianti per i grillini. La prima sono le dimissioni dalla coopresidenza del gruppo di Davide Borrelli, parlamentare molto vicino a Davide Casaleggio, l’uomo che avrebbe trattato con Guy Verohstadt l’ingresso del M5S tra gli utraliberisti dell’Alde, finito poi con il caloroso schiaffo dell’ex premier belga ai pentastellati. L’Ukip inoltre vuole riprendere il controllo delle attività dei parlamentari del gruppo e chiede ai Cinquestelle di fare un passo indietro per lasciare che siano i rappresentanti degli indipendentisti britannici a decidere strategie e alleanze. «Chi ha sbagliato paghi», dice in sostanza Farage. L’ennesima giravolta grillina avviene dopo una lunga telefonata su Skype tra Farage e Beppe Grillo. Una telefonata della quale dà conto il post di Grillo che in tarda serata comunica la svolta e prova a tirare su l’animo di militanti e parlamentari, sconcertati per le ultime scelte del duo Casaleggio–Grillo, assicurando che il M5S non ha cercato di entrare a far parte dell’establishment e che, anche se fosse andata in porto l’operazione con l’Alde, il programma dei pentastellati non avrebbe subito alcuna contaminazione né modifica. A partire dalla conferma di voler sottoporre a referendum popolare la scelta se restare o meno nell’euro. Ma questa volta malumori e maldipancia sono palesi. E sul banco degli imputati finiscono proprio Casaleggio junior e il garante-fondatore. «La politica vincente è stare lontano da queste istituzioni aggressive e proteggere il popolo. I cittadini. Cittadini che ad ogni occasione utile bocciano l’Unione Europea perché si è dimenticata di loro. Bisogna essere anti-establishment. Non cercare di entrare nell’establishment.Sarebbe solo politicamente incoerente, oltre che stupido». scrive su Facebook Carlo Sibilia, deputato M5S, il giorno dopo l’accordo saltato con l’Alde in Europa. Parole che non passano inosservate. Tanto che nel lungo post è lo stesso Grillo a bacchettare l’ex membro del direttorio, senza nominarlo. «Il nostro programma non sarebbe cambiato con l’ingresso in un altro gruppo, dispiace per quei pochi portavoce che probabilmente non sanno come funziona il parlamento europeo e che hanno parlato di “cercare di entrare nell’establishment”», precisa Grillo. Nel post il Fondatore rilancia la linea dura sull’accordo di Dublino e sui rimpatri. Ma nei sette punti richiamati conferma anche che per il M5S «La Russia è un partner economico e un alleato contro il terrorismo, non un nemico». Quanto a Guy Verohfstadt, il leader dei liberali che dopo aver dato l’ok all’ingresso del M5S ha fatto marcia indietro perché finito in minoranza nel gruppo, Grillo è durissimo. Dopo aver smentito le «false informazioni» che circolano a proposito di contratti che sarebbero stati firmati tra M5S e Alde, scrive: «Verohfstadt dovrebbe solo vergognare perché da meschino si è piegato alle pressioni dell’establishment». «La sua parola non vale un fico secco», aggiunge Luigi Di Maio che aggiunge «voterei per una strategia alternativa» e per il ritorno ad una moneta «sovrana». Ma la base resta sconcertata. Anche dalla decisione di non sottoporre al voto la scelta di tornare con Farage perché la seconda più votata dai militanti. I 17 parlamentari europei si sono riuniti e, con rabbia, hanno votato a favore del ritorno nell’Efdd pur di non fine nel gruppo dei Non iscritti. E Salvini ne approfitta per lanciare un’opa sul M5S: «Noi non faremo mai questi voltafaccia».

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