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Data: 12/01/2017
Testata giornalistica: La Repubblica
Jobs act, Consulta boccia referendum su art.18; sì a voucher e appalti. Camusso: "Parte campagna per i sì"

Il sindacato aveva raccolto 3,3 milioni di firme soprattutto per ripristinare le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori cancellate con la riforma del Lavoro. Consultazioni probabilmente in primavera. Camusso: "Ricorso a Corte Ue per licenziamenti". Salvini: "Sentenza politica". Calderoli: "Decisione condivisibile"

ROMA - No al referendum sull'articolo 18, sì a quelli sui voucher e sugli appalti. È questo il verdetto della Consulta al termine delle due ore di udienza a porte chiuse. La Corte Costituzionale era chiamata a decidere se dare o meno il via libera ai tre referendum abrogativi, per i quali la Cgil aveva raccolto 3,3 milioni di firme, in materia di lavoro. I tre quesiti riguardavano le modifiche all'articolo 18 sui licenziamenti illegittimi contenute nel Jobs act, le norme sui voucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti.

Consultazioni probabilmente in primavera. La consultazione referendaria, secondo quanto prevede la legge, dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Salvo, però, elezioni anticipate: in questo caso, la legge (articolo 34 della legge 352 del 1970, che regola l'iter referendario) prevede che i referendum abrogativi che hanno avuto il via libera dalla Cassazione e dalla Corte Costituzionale vengano 'congelati' fino all'anno successivo.

Camusso: "Ricorreremo a Corte Europea per licenziamenti". "Abbiamo notato in questi giorni che c'è stato un dibattito intenso sui quesiti referendari, che, a nostra memoria, non ci ricorda precedenti di analoga quotidiana pressione rispetto a come si sarebbe dovuto decidere. Abbiamo dato per per scontato l'intervento del Governo con l'Avvocatura dello Stato, ma questo non era dovuto, è stata una scelta politica", ha detto il segretario generale di Cgil, Susanna Camusso in conferenza stampa. "La Corte ha deciso di non ammettere uno dei quesiti - ha proseguito, sottolineando però che questo non rappresenta una sconfitta per il sindacato -. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoiratori passi attraverso la loro sicurezza. Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito ai licenziamenti. Non è che il giudizio della Corte di oggi fermi la battaglia sull'insieme della questione dei diritti", ha detto ancora. Poi ha aggiunto: "La notizia di oggi è che inizia una campagna elettorale dei due sì ai referendum. Chiederemo al governo tutti i giorni di fissare la data in cui si vota".

In merito ai voucher, Camusso ha sottolineato che "sono aumentati del 27 mila per cento. Oggi il presidente dell'Inps ha fornito i dati sull'utilizzo dei voucher nella Cgil: un dato che corrisponde a 3 persone e mezzo l'anno del totale dei lavoratori, tra l'altro pensionati, questa è la dimensione, noi abbiamo chiesto all'Inps quali sono i principali utilizzatori di voucher ma ci ha detto che è impossibile saperlo, noi rinnoviamo questa richiesta - ha proseguito il segretario generale della Cgil -.Uno strumento malato è uno strumento malato, bisogna avere il coraggio di azzerarlo", ha aggiunto.

L'udienza. Durante l'udienza, durata circa un'ora e mezza, i giudici Silvana Sciarra, Giulio Prosperetti e Mario Rosario Morelli hanno svolto le loro relazioni sulle tre richieste di referendum e, successivamente, gli avvocati intervenuti per la Cgil hanno sostenuto la bontà dei quesiti con una discussione approfondita punto su punto. L'Avvocatura dello Stato, rappresentata dal vice avvocato generale Vincenzo Nunziata, ha ribadito l'inammissibilità dei referendum, come già rilevato nelle memorie presentate per conto di Palazzo Chigi nei giorni scorsi.

Nel dispositivo si legge che la Consulta dichiara "ammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti'". E ancora dichiara "ammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)'". E infine dichiara "inammissibile la richiesta di referendum denominato 'abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi'".

Inammissibile quesito su Art.18. Il quesito sull'articolo 18, che era politicamente il fulcro dell'iniziativa della Cgil, è stato dunque ritenuto inammissibile. Il referendum proposto dalla confederazione puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre dunque i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. In particolare, la Cgil chiedeva che fosse ripristinata e ampliata la "tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo", estendendola a tutte le aziende con oltre cinque dipendenti, contro il tetto dei 15 dipendenti del vecchio articolo 18. Il Jobs Act aveva 'superato' l'articolo 18, sostituendo il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa. La riforma si applica ai contratti di lavoro stipulati dopo il 7 marzo 2015 e non riguarda gli statali.

Le reazioni - "Dalla Consulta una sentenza politica, gradita ai poteri forti e al governo come quando bocciò il referendum sulla legge Fornero - ha commentato il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini - . Temendo una simile scelta anche sulla legge elettorale il prossimo 24 gennaio, preannunciamo un presidio a oltranza per il voto e la democrazia sotto la sede della Consulta a partire da domenica 22 gennaio". Di tutt'altro tenore il parere di Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile dell'organizzazione della Lega: "Il no della Corte Costituzionale al referendum sull'articolo 18 e il sì a quelli sui voucher e sugli appalti rappresentano una decisione prevedibile e condivisibile sia rispetto alle due ammissibilità sia rispetto alla non ammissibilità al referendum sull'articolo 18. La Consulta ha lavorato bene, dimostrando piena autonomia".

Non entra nel merito della sentenza, ma attacca il vicepresidente M5s della Camera, Luigi Di Maio: "Questa primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher - scrive Di Maio - . Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra!". Di "buona notizia" parla Maurizio Lupi, capogruppo di Area popolare alla Camera: "Sull'articolo 18 non si voterà. La Corte costituzionale ha detto no al referendum della Cgil. È una buona notizia. Così come formulato il quesito avrebbe riportato indietro la legislazione sul lavoro a un sistema rigido e senza flessibilità, con il risultato di ingessare ulteriormente il mercato del lavoro e lo sviluppo soprattutto delle piccole imprese".
"Dopo la decisione della Consulta sull'inammissibilita del referendum sull'articolo 18 continuiamo a concentrarci su come migliorare ancora il futuro dei lavoratori", ha scritto Filippo Taddei, responsabile Economia del Partito democratico, su Twitter.

Una buona e una cattiva notizia quelle scaturite dalla decisione della Consulta di oggi, per la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "La buona notizia è che non rischiamo la reintroduzione dell'art.18, che era l'obiettivo principale della Cgil. La cattiva notizia è che la sentenza serve soprattutto a impedire che si possa tornare al voto immediatamente. È una ragione in più per scendere in piazza il prossimo 28 gennaio a Roma: perché, alla fine, la cosa più inammissibile di tutte è l'aver votato il 4 dicembre contro il Governo Renzi ed essersi ritrovati il governo dei prestanome di Renzi".

Nessun legame tra la decisione della Consulta e la durata del governo vede la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin "Assolutamente no, non ha niente a che vedere con la durata del governo che è impegnato fuori dal Palazzo a far fronte alle priorità del paese e in Parlamento a fare la legge elettorale".

Maurizio Sacconi, presidente della Commissione lavoro del Senato, così commenta la decisione: "La Consulta ha confermato il suo orientamento giurisprudenziale ostile ai quesiti 'creativi'. Prevedibile la decisione quindi e utile ad evitare un conflitto sociale e politico antistorico nel momento in cui la quarta rivoluzione industriale sollecita l'investimento nelle competenze quale fondamentale tutela dei lavoratori. Dovremo ora verificare se sarà possibile correggere le disposizioni sugli altri quesiti in termini contemporaneamente utili alla evoluzione del mercato del lavoro e alla possibilità di evitare la contesa referendaria".

Soddisfatta per la decisione dei giudici la Cgil: "Siamo molto soddisfatti del risultato relativo ai referendum sui voucher e sulla responsabilità appaltante-appaltatore. Il primo in particolare è di estrema importanza e riguarda una vasta platea di persone. Sull'art. 18 prendiamo atto e rispettiamo la decisione della Corte Costituzionale, aspettando di conoscere le motivazioni nella sentenza, non appena sarà depositata", ha detto il professor Vittorio Angiolini, legale che ha rappresentato le istanze della Cgil.

Di grandissimo rispetto per la decisione della Consulta parla l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che però aggiunge: "Umiliando e precarizzando il lavoro, investimenti e consumi non possono ripartire. Inutile fare barricate, ci vuole un ragionamento comune. Il lavoro è troppo precarizzato e umiliato e l'economia non può ripartire perché i lavoratori sono anche consumatori. Mettiamo mano ai voucher e riportiamoli alle logiche originarie, perché ci sono scappati di mano".

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