Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.563



Data: 12/01/2017
Testata giornalistica: Il Messaggero
Art. 18, la Consulta boccia il referendum. Voucher, si cambia

ROMA Tra il 15 aprile e il 15 giugno si tornerà alle urne, ma non si voterà per l'abrogazione del jobs act. La Corte Costituzionale si è spaccata, come era previsto, e alla fine la decisione di dichiarare inammissibile il quesito politicamente più delicato, sul quale si giocava la partita delle elezioni anticipate, è passata per otto voti a cinque. Saranno le motivazioni, che arriveranno entro il 10 febbraio, a chiarire le ragioni della sentenza, probabilmente legata alla natura «manipolativa» del quesito sui licenziamenti. Ma non è escluso che la relatrice Silvana Sciarra, favorevole all'ammissibilità del quesito, decida di non firmare con un gesto politicamente significativo. Dopo due ore e mezza di udienza camerale, i tredici giudici della Consulta (era assente l'ex presidente Alessandro Criscuolo) hanno invece dato il via libera agli altri due quesiti, sui voucher e sulla responsabilità solidale in materia di appalti. Erano 3,3 milioni le firme raccolte dal sindacato di Susanna Camusso, che denuncia «pressioni senza precedenti» e annuncia il ricorso a Strasburgo. La prossima partita si gioca sulla decisione del 24 gennaio, che potrebbe avere inciso sulla scelta di ieri. La Corte sarà chiamata a pronunciarsi sulla costituzionalità dell'Italicum, il rischio di elezioni anticipate, nel caso di un via libera al referendum sull'articolo 18, avrebbe reso più incerto il quadro e difficile il dibattito sulla nuova legge elettorale.

I QUESITI Si voterà per l'abolizione dei voucher, i buoni per il lavoro accessorio ampliati dal jobs act, il cui utilizzo, secondo i dati Inps, è lievitato in maniera esponenziale soprattutto nel 2015 ma che, nel 2016, ha toccato quota 121,5 milioni di assegni venduti. La consultazione potrebbe saltare se, come appare, interverranno modifiche legislative, già in cantiere, purché ottengano l'ok dall'Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che verificherà se la nuova legge sia aderente all'istanza quesito.
Gli elettori saranno chiamati anche a pronunciarsi sul ripristino della piena responsabilità solidale tra appaltatore e appaltante nei confronti dei lavoratori. L'abrogazione riguarda la legge Biagi che, secondo il sindacato, priverebbe delle tutele i lavoratori occupati negli appalti e sub appalti coinvolti in processi di esternalizzazione. Disco rosso invece sul più politico dei quesiti, che puntava a ripristinare l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori e a reintrodurre i limiti per i licenziamenti senza giusta causa. In particolare, la Cgil chiedeva che fosse ripristinata e ampliata la «tutela reintegratoria nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo», estendendola a tutte le aziende con oltre 5 dipendenti, contro il tetto dei 15 del vecchio articolo 18. Il Jobs Act aveva superato l'articolo 18, sostituendo, per i contratti stipulati dopo il 7 marzo 2015, il diritto al reintegro con un indennizzo economico in caso di licenziamento senza giusta causa.

LE REAZIONI Susanna Camusso è decisa ad andare avanti nella battaglia sull'articolo 18: «Abbiamo notato in questi giorni che c'è stato un dibattito intenso sui quesiti referendari, che, a nostra memoria, non ci ricorda precedenti di analoga quotidiana pressione rispetto a come si sarebbe dovuto decidere. Si è dato per scontato l'intervento del governo con l'Avvocatura dello Stato, ma questo non era dovuto, è stata una scelta politica. La Corte ha deciso di non ammettere uno dei quesiti. Noi siamo convinti che la libertà dei lavoratori passi attraverso la loro sicurezza. Valuteremo la possibilità di ricorrere alla Corte Europea». E sollecita il governo a fissare in tempi stretti la data del referendum. Non entra nel merito della sentenza, ma attacca, Luigi Di Maio, vicepresidente M5s della Camera: «In primavera saremo chiamati a votare per il referendum che elimina la schiavitù dei voucher. Sarà la spallata definitiva al Pd, a quel partito che ha massacrato i lavoratori più di qualunque altro e mentre lo faceva osava anche definirsi di sinistra». A sollecitare interventi legislativi, anche sui licenziamenti, è invece Pierluigi Bersani: «Adesso la palla passa al governo e al Parlamento che devono intervenire. Ho sempre detto che se non un articolo 18, almeno un 17 e mezzo ci vuole», ha spiegato l'ex segretario Pd conversando alla Camera e aggiungendo: «I governi vivono finché lavorano».

IL QUESITO/1 Per i bonus lavoro in arrivo limiti a monte ore e settori

ROMA L'introduzione di una quota massima di ore lavorate con i voucher rispetto al monte ore dei dipendenti fissi, l'abbassamento a cinquemila euro (dagli attuali settemila introdotti con il Jobs act) del tetto retributivo annuo per lavoratore, la riduzione da un anno a 6/3 mesi della validità dei buoni ai fini del rimborso per quelli non utilizzati da parte del datore di lavoro, il divieto di pagare con i voucher il lavoro straordinario dei dipendenti contrattualizzati. Sono varie le ipotesi di modifica alla normativa dei voucher allo studio dei tecnici. Sul tavolo resta anche il divieto di utilizzo per alcuni settori, come l'edilizia, e per le aziende di tutti i comparti oltre una certa dimensione. In realtà un testo scritto ancora non c'è. Il ministero del Lavoro finora aveva deciso di attendere la comunicazione da parte dell'Inps dei dati relativi ai mesi di novembre e dicembre (gli ultimi sono fermi a ottobre 2016), particolarmente importanti visto che si tratta dei mesi durante i quali è stato applicato l'ultimo correttivo, quello della tracciabilità, con l'obbligo di comunicare la prestazione con voucher un'ora prima dell'inizio della stessa (tre giorni per il settore agricolo). Ora però, con l'ammissibilità da parte della Consulta del quesito referendario, l'iter sarà accelerato.
D'altronde il tempo per chiudere il cerchio è abbastanza ristretto. Calendario alla mano ci sono al massimo cinque mesi di tempo. Cinque mesi per mettere nero su bianco le modifiche, farle approvare in Parlamento e infine convincere l'Ufficio centrale per referendum della Cassazione che sono «sufficienti» a far decadere il quesito referendario.
In commissione Lavoro alla Camera è iniziato l'esame di alcuni disegni di legge (a partire da quello del presidente della stessa commissione, Cesare Damiano) che mirano a ripristinare i paletti (settori e utilizzatori) della prima sperimentazione. Il governo dal canto suo è più che consapevole della necessità di cambiare la norma. Cambiarla non abolirla, ha precisato ieri il ministro Poletti, perché i voucher «hanno una loro utilità» contro il lavoro nero. Negli ultimi anni - dopo che la riforma Fornero ne ha allargato l'uso a tutti i comparti e ha eliminato la restrizione ai soli lavori occasionali da parte di studenti e pensionati - i voucher da 10 euro l'ora (7,5 vanno al lavoratore e il resto serve per contributi Inps e Inail) hanno vissuto un vero e proprio exploit. Da poco più di mezzo milione di tagliandi venduti nel 2008 si è passati ai 36 milioni nel 2013 fino ai 121 milioni nel 2016 (dati a ottobre), coinvolgendo circa un milione e quattrocentomila lavoratori. Un fenomeno che, secondo i promotori del referendum, nasconde abusi e utilizzi distorti e che di fatto ha reso il lavoro ancora più precario e povero. La platea coinvolta è di circa un milione e quattrocentomila lavoratori, che certamente non vivono con i voucher: solo 207.000 hanno ricevuto oltre 1.000 euro netti in un anno in buoni, mentre un milione di persone ha guadagnato meno di 500 euro.


IL QUESITO/2 Gare, ipotesi tutela piena su stipendi e contributi

ROMA Dei tre originari quesiti referendari, quello relativo alla responsabilità solidale in materia di appalti è senz'altro il meno conosciuto. Dal punto di vista della Cgil che lo propone l'obiettivo è fare in modo che quando un' impresa (o un datore di lavoro) si serve di un'altra, che magari a sua volta ne utilizza altre ancora in subappalto, la prima sia responsabile anche nei confronti dei lavoratori di tutte le aziende coinvolte nel processo, per quanto riguarda il rispetto dei loro diritti. In altre parole si vuole evitare che diventi troppo facile esternalizzare alcune attività a scapito della regolarità delle retribuzioni o dei versamenti contributivi o di altre spettanze dei dipendenti.
Nel dettaglio, il sindacato guidato da Susanna Camusso propone di cancellare due periodi del comma 2 dell'articolo 29 del decreto legislativo 10 settembre 2003, il quale in materia di lavoro attuava le deleghe della riforma Biagi ma sul punto specifico era stato poi modificato nel 2012. Le parti da abrogare sono proprio quelle inserite successivamente: si tratta in particolare della possibilità di derogare alla responsabilità solidale nel caso in cui i contratti di lavoro prevedano procedure diverse per verificare la regolarità complessiva degli appalti e della possibilità per il giudice, in caso di accertamento dell'obbligazione in solido dei vari soggetti coinvolti, di procedere con l'azione esecutiva prioritariamente nei confronti di appaltatore e subappaltatori, salvando quindi il committente.
Se il governo per evitare di chiamare i cittadini alle urne vorrà procedere a modifiche della norma, la strada potrebbe essere quella indicata in una proposta di legge appena presentata alla Camera dal presidente della commissione Lavoro (nonché ex ministro) Cesare Damiano e da altri parlamentari del Pd. L'idea è quella di «un ritorno alla responsabilità solidale negli appalti, riconducibile alla legge Biagi e resa operativa nel 2007 dal Governo Prodi».
In sostanza, verrebbe ripristinata la formulazione del 2003, molto più sintetica, dell'articolo 29 comma 2: stabiliva il principio della responsabilità solidale per il versamento degli stipendi e dei contributi. Invece la norma modificata e oggi oggetto di referendum allarga la tutela al Tfr e ai premi assicurativi, prevedendo però proprio le possibili deroghe che la Cgil si propone di cancellare. Sostanzialmente quindi la nuova norma andrebbe in larga parte nella direzione auspicata dalla consultazione e dunque permetterebbe probabilmente di evitarla anche dal punto di vista della Consulta, se fosse chiamata a pronunciarsi sul nuovo assetto.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it